Articolo da Radio Città Fujiko
Le proteste nell'Ungheria di Viktor Orban per l'innalzamento del tetto per gli straordinari a 400 ore l'anno, ribatezzata "legge schiavitù", spezza la retorica del "governo del popolo" e mostra il vero volto di un sovranismo organico al capitale. L'intervista a Simone Fana.
La legge sugli straordinari, ribattezzata "legge schiavitù", che ha portato in piazza migliaia di persone in Ungheria in questi giorni contro il governo di Viktor Orban,
aspetta ancora la firma del presidente della Repubblica. Eppure, le
imprese hanno già iniziato a distribuire fra i dipendenti i nuovi
contratti di lavoro.
I sindacati ungheresi, sul piede di guerra, hanno chiesto ieri al capo dello Stato Janos Ader di non siglare la nuova norma che aumenta il tetto degli straordinari fino a 400 ore l'anno.
Se la legge dovesse entrare in vigore, i sindacati promettono battaglia con una mobilitazione nazionale. "Faremo scioperi in tutto il Paese, combinati con blocchi stradali", sullo stile dei gilet gialli in Francia, ha minacciato il presidente della confederazione 'Mszsz' Laszlo Kordas.
Ora è tutto nelle mani di Ader, che potrebbe firmare la legge prima di Natale, oppure potrebbe rimandare al Parlamento il testo contestato, o ancora chiedere un controllo della Corte costituzionale.
Quello che sta accadendo nel Paese magiaro, in realtà, è particolarmente interessante sul piano politico non solo locale, ma soprattutto internazionale.
L'Ungheria di Orban, infatti, è sicuramente sul podio del sovranismo europeo ed è purtroppo d'ispirazione politica e ideologica per molti altri Stati, tra cui l'Italia. Il vicepremier Matteo Salvini, ad esempio, ha spesso vantato un'amicizia e un'affinità col presidente ungherese, salvo poi tenere un rigoroso silenzio stampa quando Orban ha voltato le spalle all'Italia per varie questioni, dalla ripartizione dei migranti ai parametri economici europei.
Continua la lettura su Radio Città Fujiko
Intervento audio su Radio Città Fujiko
Fonte: Radio Città Fujiko
Autore: Alessandro Canella
Licenza:
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Unported.
Articolo tratto interamente da Radio Città Fujiko
I sindacati ungheresi, sul piede di guerra, hanno chiesto ieri al capo dello Stato Janos Ader di non siglare la nuova norma che aumenta il tetto degli straordinari fino a 400 ore l'anno.
Se la legge dovesse entrare in vigore, i sindacati promettono battaglia con una mobilitazione nazionale. "Faremo scioperi in tutto il Paese, combinati con blocchi stradali", sullo stile dei gilet gialli in Francia, ha minacciato il presidente della confederazione 'Mszsz' Laszlo Kordas.
Ora è tutto nelle mani di Ader, che potrebbe firmare la legge prima di Natale, oppure potrebbe rimandare al Parlamento il testo contestato, o ancora chiedere un controllo della Corte costituzionale.
Quello che sta accadendo nel Paese magiaro, in realtà, è particolarmente interessante sul piano politico non solo locale, ma soprattutto internazionale.
L'Ungheria di Orban, infatti, è sicuramente sul podio del sovranismo europeo ed è purtroppo d'ispirazione politica e ideologica per molti altri Stati, tra cui l'Italia. Il vicepremier Matteo Salvini, ad esempio, ha spesso vantato un'amicizia e un'affinità col presidente ungherese, salvo poi tenere un rigoroso silenzio stampa quando Orban ha voltato le spalle all'Italia per varie questioni, dalla ripartizione dei migranti ai parametri economici europei.
Continua la lettura su Radio Città Fujiko
Intervento audio su Radio Città Fujiko
Fonte: Radio Città Fujiko
Autore: Alessandro Canella
Licenza:
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Unported.
Articolo tratto interamente da Radio Città Fujiko
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti sono in moderazione e sono pubblicati prima possibile. Si prega di non inserire collegamenti attivi, altrimenti saranno eliminati. L'opinione dei lettori è l'anima dei blog e ringrazio tutti per la partecipazione. Vi ricordo, prima di lasciare qualche commento, di leggere attentamente la privacy policy. Ricordatevi che lasciando un commento nel modulo, il vostro username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile, inoltre potrà portare al vostro profilo a seconda della impostazione che si è scelta.