lunedì 31 dicembre 2018

Una società individualista




Individualismo competitivo. Individualismo difensivo. Individualismo della paura che si racchiude nel “branco”.

Sono stati questi i tre passaggi che si sono via via succeduti nella rovina del “moderno e che hanno determinato lo spezzarsi dei legami sociali, lo sfarinamento dell’idea di elaborazione del collettivo, il riflusso nella difesa del proprio “particolare”
.
Un particolare collegato all’odio ben oltre verso il “diverso”, ma semplicemente rivolto verso “l’altro”.

Un odio sociale arrivato al punto da far rigenerare una forma di razzismo come sottofondo del quotidiano ed esercitato nel segno del “comando unico” imposto dall’alto.

Globalizzazione, sovranazionalità, estensione del conflitto sociale, mutamento nella narrazione morale.

Attorno a questi fattori, parzialmente inediti sulla scena della nostra azione politica la lettura occidentale della storia ha tentato, nel post – caduta del socialismo reale, di rispondere (fallendo) contrabbandando come la centralità del singolo corrispondesse alla “fine della storia” e al “mercato” quale unica forma possibile di relazione umana.

Il senso dell’appartenenza collettiva mediata dallo Stato lasciava il posto a una nuova dialettica che si pensava potesse risolversi semplicemente presentando la propria coscienza individuale al cospetto dell’immutabilità di funzione del potere costituito.

Prendeva così corpo una fase di vera e propria egemonia dell’antipolitica fondata su quello che è stato definito “individualismo competitivo”.

Una forma specifica di affermazione dell’individuo portata in tutti i campi e in ogni dimensione possibile ma che ha finito con il trasformare “il politico” quale soggetto stesso in contemporanea dell’azione e della sua critica, fino a far generare proprio da se stesso l’idea che è stata definita di “antipolitica”.

Una “antipolitica” intesa come richiesta di affermazione dell’egoismo. A fermare il fenomeno non poteva essere sufficiente il richiamo alla “ legge morale dentro di sé”.

La competizione politica ridotta all’“individualismo competitivo” come i neo liberal avevano imposto non poteva che portare a una degenerazione.

Degenerazione dovuta all’assenza di protezione, all’incapacità di superare singolarmente i grandi traumi che la fase storica imponeva a ogni passaggio, specialmente sotto l’aspetto del mutamento delle condizioni di vita imposte dalla globalizzazione, dall’innovazione tecnologica, dalla perdita di ruolo da parte dello Stato sottoposto al nuovo livello di vincoli dovuti dalla sovranazionalità attuata nel segno del potere dell’economia e della tecnica.


L’individualismo competitivo a, questo punto, finiva con il trincerarsi dietro a un individualismo difensivo con l’affermarsi di un collegamento sociale di stampo corporativo: se ne rintracciano esempi in diversi sistemi politici, ma quello più evidente rimane il caso dell’affermazione di Trump negli USA.

Continua la lettura su la Sinistra quotidiana


Autore: Franco Astengo


Licenza: Copyleft 


Articolo tratto interamente da la Sinistra quotidiana 


4 commenti:

  1. Un augurio sincero per un sereno 2019.

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  2. Caro Vincenzo, si risentiremo con l'anno nuovo auguri per il 2019.
    Ciao e rinnovo il buon anno 2019 con tutto il mio cuore, e con un sorriso:-)
    Tomaso

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