Articolo da la Sinistra quotidiana
Individualismo competitivo. Individualismo difensivo. Individualismo della paura che si racchiude nel “branco”.
Sono stati questi i tre passaggi che si
sono via via succeduti nella rovina del “moderno e che hanno determinato
lo spezzarsi dei legami sociali, lo sfarinamento dell’idea di
elaborazione del collettivo, il riflusso nella difesa del proprio
“particolare”
.
Un particolare collegato all’odio ben oltre verso il “diverso”, ma semplicemente rivolto verso “l’altro”.
Un odio sociale arrivato al punto da far
rigenerare una forma di razzismo come sottofondo del quotidiano ed
esercitato nel segno del “comando unico” imposto dall’alto.
Globalizzazione, sovranazionalità, estensione del conflitto sociale, mutamento nella narrazione morale.
Attorno a questi fattori, parzialmente
inediti sulla scena della nostra azione politica la lettura occidentale
della storia ha tentato, nel post – caduta del socialismo reale, di
rispondere (fallendo) contrabbandando come la centralità del singolo
corrispondesse alla “fine della storia” e al “mercato” quale unica forma
possibile di relazione umana.
Il senso dell’appartenenza collettiva
mediata dallo Stato lasciava il posto a una nuova dialettica che si
pensava potesse risolversi semplicemente presentando la propria
coscienza individuale al cospetto dell’immutabilità di funzione del
potere costituito.
Prendeva così corpo una fase di vera e
propria egemonia dell’antipolitica fondata su quello che è stato
definito “individualismo competitivo”.
Una forma specifica di affermazione
dell’individuo portata in tutti i campi e in ogni dimensione possibile
ma che ha finito con il trasformare “il politico” quale soggetto stesso
in contemporanea dell’azione e della sua critica, fino a far generare
proprio da se stesso l’idea che è stata definita di “antipolitica”.
Una “antipolitica” intesa come richiesta
di affermazione dell’egoismo. A fermare il fenomeno non poteva essere
sufficiente il richiamo alla “ legge morale dentro di sé”.
La competizione politica ridotta
all’“individualismo competitivo” come i neo liberal avevano imposto non
poteva che portare a una degenerazione.
Degenerazione dovuta all’assenza di
protezione, all’incapacità di superare singolarmente i grandi traumi che
la fase storica imponeva a ogni passaggio, specialmente sotto l’aspetto
del mutamento delle condizioni di vita imposte dalla globalizzazione,
dall’innovazione tecnologica, dalla perdita di ruolo da parte dello
Stato sottoposto al nuovo livello di vincoli dovuti dalla
sovranazionalità attuata nel segno del potere dell’economia e della
tecnica.
L’individualismo competitivo a, questo
punto, finiva con il trincerarsi dietro a un individualismo difensivo
con l’affermarsi di un collegamento sociale di stampo corporativo: se ne
rintracciano esempi in diversi sistemi politici, ma quello più evidente
rimane il caso dell’affermazione di Trump negli USA.
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Fonte: la Sinistra quotidiana
Autore: Franco Astengo
Licenza: Copyleft
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Autore: Franco Astengo
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Articolo tratto interamente da la Sinistra quotidiana
Un augurio sincero per un sereno 2019.
RispondiEliminaBuon anno anche a te.
EliminaCaro Vincenzo, si risentiremo con l'anno nuovo auguri per il 2019.
RispondiEliminaCiao e rinnovo il buon anno 2019 con tutto il mio cuore, e con un sorriso:-)
Tomaso
Buon anno anche alla tua famiglia.
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