nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
Quell'anima gentil fu così presta,
sol per lo dolce suon de la sua terra,
di fare al cittadin suo quivi festa;
e ora in te non stanno sanza guerra
li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode
di quei ch'un muro e una fossa serra.
Cerca, misera, intorno da le prode
le tue marine, e poi ti guarda in seno,
s'alcuna parte in te di pace gode.
Che val perché ti racconciasse il freno
Iustiniano, se la sella è vota?
Sanz'esso fora la vergogna meno.
Ahi gente che dovresti esser devota,
e lasciar seder Cesare in la sella,
se bene intendi ciò che Dio ti nota,
guarda come esta fiera è fatta fella
per non esser corretta da li sproni,
poi che ponesti mano a la predella.
O Alberto tedesco ch'abbandoni
costei ch'è fatta indomita e selvaggia,
e dovresti inforcar li suoi arcioni,
giusto giudicio da le stelle caggia
sovra 'l tuo sangue, e sia novo e aperto,
tal che 'l tuo successor temenza n'aggia!
Ch'avete tu e 'l tuo padre sofferto,
per cupidigia di costà distretti,
che 'l giardin de lo 'mperio sia diserto.
Vieni a veder Montecchi e Cappelletti,
Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura:
color già tristi, e questi con sospetti!
Vien, crudel, vieni, e vedi la pressura
d'i tuoi gentili, e cura lor magagne;
e vedrai Santafior com'è oscura!
Vieni a veder la tua Roma che piagne
vedova e sola, e dì e notte chiama:
«Cesare mio, perché non m'accompagne?».
Vieni a veder la gente quanto s'ama!
e se nulla di noi pietà ti move,
a vergognar ti vien de la tua fama.
E se licito m'è, o sommo Giove
che fosti in terra per noi crucifisso,
son li giusti occhi tuoi rivolti altrove?
O è preparazion che ne l'abisso
del tuo consiglio fai per alcun bene
in tutto de l'accorger nostro scisso?
Ché le città d'Italia tutte piene
son di tiranni, e un Marcel diventa
ogne villan che parteggiando viene.
Fiorenza mia, ben puoi esser contenta
di questa digression che non ti tocca,
mercé del popol tuo che si argomenta.
Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca
per non venir sanza consiglio a l'arco;
ma il popol tuo l'ha in sommo de la bocca.
Molti rifiutan lo comune incarco;
ma il popol tuo solicito risponde
sanza chiamare, e grida: «I' mi sobbarco!».
Or ti fa lieta, ché tu hai ben onde:
tu ricca, tu con pace, e tu con senno!
S'io dico 'l ver, l'effetto nol nasconde.
Atene e Lacedemona, che fenno
l'antiche leggi e furon sì civili,
fecero al viver bene un picciol cenno
verso di te, che fai tanto sottili
provedimenti, ch'a mezzo novembre
non giugne quel che tu d'ottobre fili.
Quante volte, del tempo che rimembre,
legge, moneta, officio e costume
hai tu mutato e rinovate membre!
E se ben ti ricordi e vedi lume,
vedrai te somigliante a quella inferma
che non può trovar posa in su le piume,
ma con dar volta suo dolore scherma.
Dante Alighieri
Tratto da il canto sesto del Purgatorio di Dante Alighieri
Quanto ho adorato questo canto di Dante. E quanto mai attuale è questa serva Italia!
RispondiEliminaCavaliere, non potevi pubblicare niente di più adatto al momento (a un lungo momento) e insieme di più dolorosamente bello.
Ottima scelta: è attualissima! cari saluti
RispondiEliminaCitato ieri sera a Ballarò. Più attuale che mai.
RispondiEliminaVivo sempre con emozione la lettura dei versi della Divina Commedia, grazie per questo post.
RispondiElimina...diceva bene il Sommo Poeta, mi sto convincendo che stiamo ritornando nel medio evo con la differenza delle armi, allora solo clave..
RispondiEliminaSacconi è andato su tutte le furie ieri sera a Ballarò, per questi primi versi...
RispondiEliminaMi scuso caro Cavaliere non conoscevo questo, grazie di averlo condiviso,
RispondiEliminaTomaso
Ciao Cavaliere complimenti per il blog e per aver condiviso con noi questi magnifici versi!
RispondiEliminaIo ho da poco aperto un blog se ti va passa a trovarci ^__^ buona giornata!
C'é solo da sperare che ora la storia non prosegua alla stessa maniera in cui é andata per tanti secoli successivi ai magnifici versi di Dante.
RispondiEliminaCiao Cavaliere, la mia professoressa di italiano mi aveva fatto imparare a memoria almeno un terzo della "Divina Comedia", compreso la parte che tu ritrascrivi e che penso possa riferirsi allo stato attuale dell'Italia. Oggi però mi ricordo solo le prime quindici strofe cominciando da "Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai...." ecc.ecc.
RispondiEliminaOttimo post.
Alle superiori avevo un magnifico prof che declamava Dante : era magnetico con la sua competenza ed il suo carisma. E me lo ha fatto amare. Ora credo che il sommo poeta si stia rigirando nel sepolcro come un frullino pensando all'attualità del suo poetare!
RispondiEliminaTrasferisco il post su FB.