Articolo da Wired
In Islanda, la prossima opera di crowdsourcing potrebbe essere niente meno che la Costituzione. A redigerla ci sono sempre i 25 membri dell’assemblea costituente. Fuori dalle sale del Parlamento, però, i 320mila abitanti dell’isola posso partecipare attivamente via Facebook, Twitter e YouTube.
Per capire la portata di quanto sta avvenendo, va detto che la popolazione islandese è la più informatizzata al mondo e che i due terzi degli abitanti sono su Facebook, come riporta Physorg.com. Questo è il motivo per cui i meeting settimanali dell’assemblea sono trasmessi live sul social network di Zuckerberg. “ È possibile seguire gli avanzamenti e dare il proprio contributo in altri modi, ma la maggior parte delle discussioni avviene qui”, ha detto Berghildur Bernhardsdottir, portavoce per il progetto di revisione della Costituzione.
È dal 1944, da quando cioè la nazione ha ottenuto l’indipendenza dalla Danimarca, che la Carta deve essere riscritta. Gli islandesi, infatti, all’inizio avevano semplicemente adottato quella danese, con poche, essenziali, modifiche. Per esempio la sostituzione della parola n carica dal 2009) è tra i principali sostenitori del processo di revisione del documento, e anche della partecipazione attiva dei cittadini.
Tutto il processo sembra un inno alla democrazia: i 25 membri dell’assemblea sono stati eletti con un voto popolare tra 522 candidati con più di 18 anni; le loro riflessioni partono, inoltre, da un documento di oltre 700 pagine scritte da una commissione in base alle osservazioni di 950 islandesi selezionati a caso e riuniti nel National Forum. Ora, grazie a internet, anche gli altri cittadini possono far pesare il proprio punto di vista. I suggerimento approvati vengono uniti alla bozza della Carta, accessibile on line e aperta ai commenti.Il documento che uscirà dalla rete dovrebbe essere sottoposto a un referendum prima che il parlamento decida sulla bozza definitiva. Questa doveva essere pronta per fine giugno, ma l’assemblea ha chiesto un’estensione di un mese. Dopo sarà inviata al Parlamento per il dibattito e l’approvazione. Intanto, si misurano i Like su Facebook.
Fonte:Wired
Autore: Tiziana Moriconi
Licenza:
This opera is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported License.
Articolo tratto interamente da Wired
In Islanda sono davvero avanti rispetto a noi. Voglio rendere pubblica una cosa: qualche tempo fa gli islandesi hanno indetto un referendum popolare e con voto quasi unanime hanno deciso di non dare neanche un centesimo alle banche per il loro debito pubblico. Pensa che stavano per finire come la Grecia e invece, le banche sono scese a patti, accontentandosi di una miseria, viste le loro pretese iniziali.
RispondiEliminaIn tempi di referendum e di svolte politiche penso sia una notizia da divulgare al mondo italico ^^ La politica e le banche hanno una paura matta della gente, della massa popolare.
un saluto