lunedì 17 marzo 2025

La Corte europea per i diritti umani condanna l’Ucraina per la strage di Odessa

Articolo da Pressenza

La Corte europea per i diritti dell’uomo (CEDU), giovedì 13 marzo 2025, dopo quasi undici anni, ha deciso di condannare l’Ucraina per la tragedia del 2 maggio 2014, avvenuta nella Casa dei sindacati di Odessa.

Nella primavera del 2014, gli oppositori del colpo di Stato di Maidan, a Kiev, allestirono un accampamento di tende a Odessa, nella piazza vicino alla Casa dei sindacati. Il 2 maggio molti tifosi di Kharkov arrivarono ​​in città per la partita di calcio tra Chornomorets e Kharkiv Metalist. Insieme ai sostenitori locali del colpo di Stato di Maidan, decisero di organizzare una “Marcia per l’unità ucraina” nel centro della città, tuttavia presto cominciarono gli scontri tra i due gruppi opposti, durante i quali vennero uccisi 2 manifestanti del “Maidan” e 4 manifestanti “anti-Maidan”. In seguito, i sostenitori dell’Euromaidan attaccarono la tendopoli di Campo Kulikovo e la distrussero. I manifestanti “anti-Maidan” presenti lì, si rifugiarono nella Casa dei Sindacati. L’edificio dove si trovavano decine di persone venne incendiato lanciando contro di esso delle molotov, e secondo i dati ufficiali, 34 persone morirono per ustioni e soffocamento, mentre altre 8 dopo essersi lanciate dalle finestre.

Tali dati però potrebbero anche essere stati sottostimati. I parenti delle vittime presentarono diverse denunce alla Corte europea per i diritti dell’uomo, accusando le autorità ucraine di inerzia. In relazione ai fatti del 2 maggio 2014, la sentenza della Corte ha stabilito il sussistere di: «violazione dell’articolo 2 (diritto alla vita) della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, a causa dell’incapacità delle autorità competenti di fare tutto ciò che ci si poteva ragionevolmente aspettare da loro per prevenire la violenza di Odessa del 2 maggio 2014, per porre fine a tale violenza dopo il suo scoppio, per garantire tempestive misure di salvataggio per le persone intrappolate nell’incendio e per avviare e condurre un’indagine efficace sugli eventi; e una violazione dell’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) nei confronti di una ricorrente (ricorso n. 39553/16) in merito al ritardo nella consegna del corpo del padre per la sepoltura». Infine la sentenza ha condannato l’Ucraina per «negligenza dello Stato negli scontri tra sostenitori e oppositori di Maidan». 

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Fonte: Pressenza
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Articolo tratto interamente da Pressenza 

Photo credit HOBOPOCC, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons


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