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I cosiddetti Bücherverbrennungen[3] (in italiano "roghi di libri") sono stati dei roghi organizzati nel 1933 dalle autorità della Germania nazista, durante i quali vennero bruciati tutti i libri non corrispondenti all'ideologia nazista.
I roghi «furono una trovata propagandistica escogitata da un'organizzazione studentesca nazista», la Deutsche Studentenschaft (Associazione degli studenti tedeschi), e furono concepiti per rimuovere dal Reich «la corruzione giudaica della letteratura tedesca»[4]. Il più grande rogo avvenne il 10 maggio 1933 nell'Opernplatz berlinese; in questo giorno, infatti, si organizzò un grande falò dove vennero gettati i libri considerati dai nazisti "contrari allo spirito tedesco". Nello stesso giorno il gerarca nazista Joseph Goebbels vi tenne perfino un discorso, dove affermava che i roghi erano un ottimo modo «per eliminare con le fiamme lo spirito maligno del passato».
La campagna a favore delle Bücherverbrennungen
«La storia dei sei milioni è anche quella dei cento milioni. Questo, secondo i calcoli di uno storico delle biblioteche, è il numero di libri distrutti dai nazisti, in solo dodici anni, in tutta Europa, come è ovvio, si tratta di una stima assai approssimativa, che sarà probabilmente corretta con il progredire delle ricerche. Ma si può partire da una terribile certezza: lo sterminio di massa degli ebrei fu accompagnato dal più spaventoso sterminio letterario di tutti i tempi. Tutti gli storici del libro condividono la medesima premessa di base: nella società acculturate, scritti e stampa sono i mezzi primari per la conservazione della memoria, per la diffusione delle informazioni, la divulgazione delle idee, la distribuzione della ricchezza e l'esercizio del potere. La prima domanda che gli studiosi si pongono riguardo ad ogni cultura è: in che modo ha preservato, utilizzato e distrutto i documenti? Dalla cultura del Puritanesimo nella Nuova Inghilterra alle cause della Rivoluzione francese al collasso dell'Unione Sovietica, questo nuovo approccio alla storia ha costretto a riconsiderare i meccanismi del passato; nel caso della Shoah, potrebbe aiutare anche a comprendere l'incomprensibile» |
(Jonathan Rose, storico e preside alla Drew University, in il libro nella Shoah[5]) |
Il 6 aprile 1933, il principale ufficio della Stampa e della Propaganda dell'Associazione studentesca della Germania proclamò una «azione contro lo spirito non tedesco» a livello nazionale, durante la quale si doveva effettuare una «pulizia» (in tedesco Säuberung) della cultura tedesca usando il fuoco. Le sedi locali così rilasciarono dei comunicati e degli articoli che raffiguravano delle autorità naziste che parlavano al pubblico. Questa propaganda fu diffusa anche via radio[1].
L'8 aprile l'associazione studentesca elaborò un trattato, le 12 tesi, in cui affermò il bisogno di una propria cultura e nazione non "infettate" da altre popolazioni[6]; nelle 12 tesi, inoltre, si evocavano di proposito le 95 tesi di Lutero e il precedente rogo dei libri "non tedeschi" (il Wartburgfest) avvenuto nell'omonima città nel 1817 come reazione alle influenze culturali del periodo napoleonico.
Un altro inquietante atto si svolse il 10 maggio 1933, quando gli studenti bruciarono più 25.000 volumi di libri "non tedeschi", dando de facto l'inizio alla censura di Stato[7]. Quella notte, nella maggior parte delle città universitarie, gli studenti nazionalsocialisti marciarono in fiaccolate contro lo spirito "non tedesco": professori, rettori e studenti furono radunati alla presenza delle autorità naziste in punti d'incontro dove poterono assistere al rogo dei libri non desiderati, gettati dentro i falò, in un'atmosfera di gioia dove erano presenti perfino delle orchestre[1][8].
Nella città di Berlino circa 40.000 persone si riunirono nell'Opernplatz per ascoltare un discorso di Joseph Goebbels[1]:
«No alla decadenza e alla corruzione morale! Sì alla decenza e alla moralità nelle famiglie e nello stato! Io consegno alle fiamme gli scritti di Heinrich Mann, Ernst Gläser, Erich Kästner. L'era dell'intellettualismo ebraico è giunta ormai a una fine. La svolta della rivoluzione tedesca ha aperto una nuova strada. […] L'uomo tedesco del futuro non sarà più un uomo fatto di libri, ma un uomo fatto di carattere. È a questo scopo che noi vi vogliamo educare. Come una persona giovane, la quale possiede già il coraggio di affrontare il bagliore spietato, per superare la paura della morte, e per guadagnare il rispetto della morte - questo sarà il compito della nostra nuova generazione. E quindi, a mezzanotte, giungerà l'ora di impegnarsi per eliminare con le fiamme lo spirito maligno del passato. Si tratta di un atto forte e simbolico - un atto che dovrebbe informare il mondo intero sulle nostre intenzioni. Qui il fondamento intellettuale della repubblica[9] sta decadendo, ma da queste macerie la fenice avrà una nuova trionfale ascesa.» |
(Joseph Goebbels[10]) Non tutti i roghi si svolsero durante la notte del 10 maggio, come pianificato dall'Associazione, sia perché alcuni furono rinviati di pochi giorni a causa della pioggia, sia perché altri, in base alle preferenze della autorità locali, si svolsero simbolicamente il 21 giugno, durante il solstizio d'estate[1]. Il rogo dei libri nel maggio 1933 aveva colpito anche i Testimoni di Geova[11]. La storica dell'United States Holocaust Memorial Museum, Sybil Milton, osserva che a Magdeburgo, sede tedesca dei Testimoni, «dal 21 al 24 agosto 1933, furono bruciati al rogo 65 tonnellate di Bibbie e altri libri dei Testimoni. La Bibbia dei Testimoni era vietata, ma la Bibbia come tale non lo era[12]. Fin dall'aprile del 1933 le riviste e altri scritti dei testimoni di Geova erano proibite e i responsabili della polizia, delle poste e della dogana li confiscavano, considerandoli "materiale dannoso"»[13]. Durante i roghi vennero bruciati anche libri scritti da famosi scrittori socialisti, come Bertolt Brecht e August Bebel, i libri del fondatore del socialismo Karl Marx, i libri degli scrittori austriaci «borghesi» come Arthur Schnitzler, i libri di «influenze straniere corrotte», come quelli di Ernest Hemingway, Jack London, Helen Keller o Herbert George Wells, e i libri di noti autori ebrei come Franz Werfel, Max Brod e Stefan Zweig[14] o anche solo di origine ebrea come Marcel Proust. Continua la lettura su Wikipedia, l'enciclopedia libera |
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