giovedì 11 novembre 2021

Everyday Is The Right Day: la tragica storia di Adelina




Questo post, partecipa all'iniziativa lanciata da Daniele Verzetti il Rockpoeta, contro la violenza sulle donne.

Per maggiori dettagli:

https://agoradelrockpoeta.blogspot.com/2021/03/everyday-is-right-day-me-and-gun-tori.html

Partecipano a questa iniziativa, i seguenti blog/siti:

L'Agorà

Doremifasol, libri e caffè

Il blog di Gus

Postodibloggo

Web sul blog

Lilladoro

Myrtilla's house

Articolo da NuovAtlantide.org

La storia di Adelina Adeluna (all’anagrafe Alma Sejdini), nata a Durazzo (Albania) nel 1974, è una storia di eroismo tragico, quanto inumano e solitario. La conobbi, per la prima volta, nel 2015. Successivamente, la incontrai nel 2016 e nel 2017. La vidi, l’ ultima volta, nel febbraio 2017 a Roma, nei pressi degli Studi RAI, prima di rilasciare l’ ennesima intervista alla TV di stato. Conservai, per lungo tempo, con lei, una fitta corrispondenza in cui si evidenziava, spesso, la sua profonda solitudine e il lassismo (o l’ eccessiva burocrazia) delle istituzioni che ignoravano i suoi numerosi appelli e le sue frequenti mobilitazioni. Un eroismo che, malauguratamente, non ha incontrato un lieto fine. Adelina (come amava farsi chiamare) è un’ ex vittima di tratta di origini greco-albanesi che fece, della lotta al racket della prostituzione, la sua principale ragione di vita.

Venne rapita da minorenne, quando aveva ancora 17 anni. Ma fu liberata, dalla sua inumana condizione, solo nel 1998, grazie alla sua tenace volontà di denunciare i suoi aguzzini. Liberò dalla schiavitù della tratta un’altra decina di donne, denunciando i suoi vessatori e non temendo le frequenti minacce di morte a cui era sottoposta. Le sue dichiarazioni consentirono una brillante operazione della Questura di Varese che terminò in trentasei arresti totali per induzione e sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù e traffico di esseri umani. Subito dopo la denuncia e la sua liberazione, non potè più tornare in Albania: non solo Sopportando torture, sequestri e tratta, Adelina è passata di padrone in padrone patendo sulla propria pelle il crimine del traffico di esseri umani e lo sfruttamento della prostituzione, fenomeno secondo gli ultimi dati in crescita anche in Italia.

In Europa e in Italia si parla molto di diritti dei minori ma la triste realtà è che solo nel nostro paese attualmente ci sono 189.600 persone vittime di schiavitù e sfruttamento, tra cui un’alta percentuale di minorenni.

Un articolo, pubblicato su Agoravox (su internet: http://www.agoravox.it/Tratta-di-esseri-umani-2o-business.html) afferma che all’Europol, l’Ufficio di Polizia europeo, nel 2015 risultano entrati in Europa oltre 10 mila minori che sono poi scomparsi, di cui 6.135 soltanto in Italia.

Continua l’ articolo:

“nel 2016, secondo il rapporto del Ministero dell’Interno, in Italia sono entrati 25.846 minori non accompagnati. Il dato più agghiacciante lo cita il documento, Grandi speranze alla deriva”, dove si denuncia che solo nei primi sei mesi del 2016 si sono perse le tracce di 5.222 di questi minori. I piccoli spariscono perché vogliono “continuare il loro viaggio” con l’obiettivo di raggiungere “altri paesi europei”, afferma il rapporto, ma si teme che quasi la metà di loro finisca nelle mani delle reti criminali, per essere poi sfruttati in vario modo.

Sempre in Italia i dati indicano 112.000 ragazze avviate alla prostituzione, di cui oltre 37.000 risultano minorenni; numeri possibili perché in Italia c’è tanta richiesta, ovvero tanti italiani adulti che pagano per andare con minorenni poco più che bambine. Tutto questo avviene quotidianamente sotto i nostri occhi, eppure di ciò poco o nulla si parla.

Dietro ad ognuna di queste ragazzine avviate alla prostituzione si celano storie raccapriccianti; basta andare in strada come volontari, nelle periferie dimenticate di tante città italiane per leggerle sui loro volti, nei loro sguardi, nei loro prolungati silenzi.

In Italia purtroppo manca ancora una legge seria che possa quanto meno gettare le basi e fornire gli strumenti di modo per prevenire e liberare migliaia di donne, uomini e bambini vittime di una vera e propria schiavitù, di violenze, di degrado e di miseria umana. Una legge sul modello dei paesi scandinavi, che di recente sulla stessa base è stata approvata anche in Francia, una legge che vuole, sull’esperienza di altre legislazioni europee, punire il cliente come complice dello sfruttamento sessuale, per togliere così alle organizzazioni criminali la fonte di guadagno e per combattere lo sfruttamento di persone vulnerabili, colpire la domanda per contrastare le conseguenze devastanti che la prostituzione crea. Le ragazze che oggi arrivano sulle nostre strade, tramite le reti criminali hanno 15 o 16 anni, in qualche caso 13 o 14…”. Come si fa a parlare di ‘libera scelta?

Le donne che si prostituiscono arrivano da ambienti familiari e sociali degradati, hanno alle spalle storie di povertà, violenza e abusi. Non può esistere nessuna libertà in un comportamento che nasce da una catena di sopraffazioni e miseria.

 Indubbiamente si tratta di un tema molto articolato e per affrontarlo

è necessaria la creazione, in Italia ed Europa, di un forte movimento trasversale, sociale, culturale e politico, che riesca a comunicare, sensibilizzare e al tempo stesso fare pressioni per l’approvazione d’una legge nazionale che realmente tuteli donne, uomini e bambini, aiutandoli a liberarsi in generale dallo sfruttamento e in particolare dalla schiavitù della tratta.

È quello che ha fatto Adelina, in tutti questi anni, quando, spostandosi di città in città, provava ad incontrare donne e uomini di varie organizzazioni sociali e civili per promuovere azioni positive sul territorio.

È quello che ha fatto Adelina quando, spostandosi di città in città, con una piccola telecamera nascosta, girò diverse video-inchieste che attestano e testimoniano il degrado e l’inumanità del fenomeno prostituente.

Adelina ha realizzato tutto questo esclusivamente con le sue sole forze, non avendo mai ricevuto adeguato supporto e sostegno da alcuna istituzione o organizzazione.

Recentemente ha dovuto affrontare un’altra tragica odissea: quella del tumore al seno diagnosticatole nella primavera del 2019 e divenuto, successivamente, metastatico. Malgrado il determinante aiuto fornito alle forze dell’ordine italiane per fermare lo sfruttamento sessuale di tante donne, come lei, Adelina 113 (questo è stato, per lungo tempo, il suo ‘nome d’arte’) è stata costretta a vivere nella miseria, senza la forza economica essenziale per affrontare le dure cure oncologiche.

Continua la lettura su NuovAtlantide.org




Licenza: Copyleft 



Articolo tratto interamente da 
NuovAtlantide.org


6 commenti:

  1. Bravissimo Vincennzo.
    Un eclatante brutta storia di vita femminile che si conosce benissimo e nessuno che si prenda la briga di usare maniere forti per ridurla e combatterla fino a farla sparire.
    Eppure è talmente unimano e sotto gli occhi di tutti.
    Cosa possono fare le donne da sole e vittime addirittura di chi le dovrebbe aiutare?
    Donne eroina come Adeline ci sono, e meno male, ma vengono sconfitte dell'indifferenza di tutti.
    E questo provoca loro ancora più dolore.
    Grazie e spero leggano tutti il tuo articolo.
    Ciao.

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    Risposte
    1. Stavolta il mandante è lo stato, che non è riuscita a proteggerla.

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  2. Una storia intrisa di violenza soprusi ma anche coraggio ,il coraggio di questa donna, un coraggio che sarebbe già da sottolineare ai giorni nostri, ma collocato negli anni in cui invrece davvero si svolge il tutto, diventa eroismo allo stato puro.

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