Articolo da Valori
Due settimane di negoziati, prolungate all’ultimo momento di ulteriori 24 ore, non sono bastate ad ottenere ciò che servirebbe per porre il mondo sulla via di una lotta efficace ai cambiamenti climatici. A Glasgow la sensazione che si respirava, nelle sale delle delegazioni, nei lunghi corridoi dello Scottish Exhibition Center, nelle assemblee plenarie era di giocare in difesa.
Il presidente Alok Sharma era stato onesto già all’inizio: «I Pianeti oggi non sono allineati come accadde nel 2015 a Parigi» quando fu raggiunto l’Accordo che porta il nome della capitale francese. E così è stato, nonostante qualche timido segnale positivo. Uno di questi è legato al fatto che per la prima volta è stato indicato a chiare lettere che occorrerà – prima o poi, eh – sbarazzarci del carbone e dei sussidi alle fossili. Non fosse per i tanti, tanti “ma”, sarebbe stato da applausi.
Dalle timide speranze della prima bozza alla delusione
Nella prima bozza che era stata diffusa, alla metà della seconda settimana, era stata indicata apertamente la necessità di un phase-out (uscita) dalla fonte fossile in assoluto più dannosa per il clima. E allo stesso modo figurava la richiesta dello stop ai finanziamenti pubblici concessi anche a gas e petrolio. Troppo bello per essere vero: nella seconda e terza bozza le cose erano già cambiate nella sostanza. Sul capitolo-carbone si era cominciato a parlare di chiudere solo le centrali alle quali non sono affiancati sistemi di recupero della CO2 emessa. E per i sussidi si era scelto di bloccare solo quelli considerati “inefficaci”, formula che apre alle più ampie interpretazioni.
Due settimane di negoziati, prolungate all’ultimo momento di ulteriori 24 ore, non sono bastate ad ottenere ciò che servirebbe per porre il mondo sulla via di una lotta efficace ai cambiamenti climatici. A Glasgow la sensazione che si respirava, nelle sale delle delegazioni, nei lunghi corridoi dello Scottish Exhibition Center, nelle assemblee plenarie era di giocare in difesa.
Il presidente Alok Sharma era stato onesto già all’inizio: «I Pianeti oggi non sono allineati come accadde nel 2015 a Parigi» quando fu raggiunto l’Accordo che porta il nome della capitale francese. E così è stato, nonostante qualche timido segnale positivo. Uno di questi è legato al fatto che per la prima volta è stato indicato a chiare lettere che occorrerà – prima o poi, eh – sbarazzarci del carbone e dei sussidi alle fossili. Non fosse per i tanti, tanti “ma”, sarebbe stato da applausi
Peccato, per un paio di giorni ci si era sperato. Detto ciò, «per lo meno del problema si comincia a parlare», ripetevano delegati e osservatori alla Cop26. Perché sì, può sembrare incredibile ma mai in un documento ufficiale di una Cop si erano usate parole di questo genere su carbone e sussidi.
Anche questo, però, era troppo bello per essere vero. La scure, affilata, è stata tirata fuori all’ultima ora dell’ultima riunione. A sferrare il colpo è stata la delegazione dell’India (ma certamente non era isolata in questo), che ha chiesto di cambiare una sola parola nel testo: non più phase-out ma phase-down (calo). A quell’ora di sabato, è stato un aut-aut: o così, oppure salta il banco. Prendere o lasciare.
Qualche timido passo avanti alla Cop26
Un passo in avanti è stato fatto invece sulla questione delle NDC, le promesse di riduzione delle emissioni climalteranti avanzate dai governi di tutto il mondo (e che per ora ci portano ben al di là dei 2 gradi centigradi di riscaldamento globale, al 2100, rispetto ai livelli pre-industriali). La Cop26 ha deciso che saranno riviste entro la fine del 2022, in anticipo rispetto a quanto previsto. Ma d’altra parte, appunto, si tratta di compiti a casa fatti male e dunque da rifare, per cui…
Sul fronte della trasparenza, è stato inoltre approvato un sistema comune e uniformato per rendicontare i passi avanti fatti in termini di calo delle emissioni. E passi avanti sono stati fatti anche sul mercato comune dei carbon credits ed è stata citata, anche se in modo particolarmente blando, la necessità di diminuire l’uso del metano. Politicamente, un colpo particolarmente duro per l’industria fossile, che si era presentata a Glasgow con un padiglione specificatamente dedicato al gas.
Continua la lettura su Valori
Fonte: Valori
Autore: Andrea Barolini
Licenza:
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia.
Articolo tratto interamente da Valori
Ci hanno preso in giro. Ma il bello è che lo sapevamo già..😔
RispondiEliminaNon ci hanno per nulla smentiti.
Elimina