martedì 16 novembre 2021

Non Una Di Meno – Manifestazione nazionale contro la violenza maschile e di genere a Roma





Comunicato da NonUnaDiMeno 

Non Una di Meno è il grido della  marea femminista e transfemminista che scenderà in piazza il 27 Novembre per riprendersi le strade di Roma. 

Dopo due anni di pandemia non sta andando “tutto bene”. L’emergenza e la crisi che ne è seguita si sono scaricate su di noi, e ora siamo strette tra un piano di ripresa e resilienza che non ci contempla e una polarizzazione del dibattito pubblico che ci cancella. La deriva patriarcale, razzista e individualista attraversa il dibattito pubblico e attacca la solidarietà, la cura collettiva, l’accesso alla salute per tutt* come priorità dell’agenda politica post pandemica.

Da inizio anno, in Italia, sono più di 90 i femminicidi, 3 i transcidi

Il piano triennale anti-violenza istituzionale è scaduto nel 2020 e non viene ancora rinnovato. I fondi sono bloccati e della nuova bozza non si sa ancora nulla. I centri antiviolenza non sono meri servizi, serve il pieno coinvolgimento nella definizione delle strategie di contrasto alla violenza, il riconoscimento dell’autonomia dei Centri antiviolenza femministi e i fondi per i percorsi di fuoriuscita e autonomia. Il reddito di libertà per le donne che fuoriescono dalla violenza riassume una politica ipocrita: 400 euro al mese per 12 mesi che non possono garantire autonomia. È una misura razzista perché inaccessibile per le donne migranti irregolari in Italia. Inoltre, i fondi stanziati sono insufficienti perché su oltre 20.000 donne accolte nei CAV ne potrebbero beneficiare solo 625. 

Grazie a “civilissimi” accordi internazionali, donne e uomini migranti continuano a subire violenza: muoiono in mare e nei centri di detenzione in Libia o sui confini dell’Est Europa, le e i migranti che riescono ad arrivare in Italia devono fare i conti con il razzismo istituzionale che lega la presenza delle donne al potere di un padre o un marito o di un datore di lavoro che possono decidere sulle loro vite e sulle loro condizioni di sfruttamento sotto il ricatto del permesso di soggiorno.

I casi di discriminazione e di violenza su persone trans, queer e LGBTQIAP*+ continuano ad aumentare, mentre in Parlamento si applaude per l’affossamento del Ddl Zan, che è per noi un attacco di violenza istituzionale . Le lotte delle persone queer, froce, trans, non binarie, intersex reclamano molto più di Zan! Riaffermiamo l’autodeterminazione sui nostri corpi e sulle nostre vite. Vogliamo educazione sessuale, all’affettività e alla differenza di genere nelle scuole. 

Siamo le donne e persone LGBTQIAP*+ che durante la pandemia hanno subito violenza, sono state licenziate, e sfruttate nei magazzini, che sanificano gli ospedali, senza tutele e senza presidi sanitari. Siamo le precarie, quelle su cui è ricaduto tutto il lavoro di cura, siamo le migranti, badanti e colf che la sanatoria doveva regolarizzare e che ha fatto precipitare in una situazione di invisibilità e ricatto.

Siamo il grido delle donne e delle persone LGBTQIAP*+ che hanno pagato la convivenza forzata, la dipendenza economica e l’assenza di strutture di accoglienza con l’esplosione della violenza domestica.

Lottiamo per un permesso di soggiorno europeo slegato da famiglia e lavoro, per un reddito di autodeterminazione non condizionato, per un salario minimo europeo e un welfare pensato sulle nostre esigenze.

Siamo il grido di tutte le donne che combattono in tribunale contro ex partner violenti e subiscono la minaccia della revoca dell’affido dei figli. Abbiamo respinto il Ddl Pillon, ora vogliamo la PAS (sindrome da alienazione parentale) fuori dai tribunali!

Siamo corpi sensibili e invisibili, corpi malati, disabili, vulnerabili, pretendiamo cure, assistenza, ricerca e strumenti diagnostici garantiti dal Sistema Sanitario Nazionale per riprenderci la vita, l’autodeterminazione, il desiderio e il piacere. Vogliamo accesso all’aborto, al teleaborto e alla RU486 in tutte le regioni e gli obiettori fuori dalla sanità pubblica. Siamo corpi nella quarta ondata: il vaccino è un diritto globale, non un privilegio per ricchi.

Vogliamo una giustizia climatica perché sappiamo che la transizione ecologica proposta dall’Europa è in realtà una nuova imposizione di ordine e di sfruttamenti. 

Il 20 novembre saremo in piazza a Roma per la Trans Freedom March e nelle diverse città per celebrare il Transgender Day of Remembrance perché rifiutiamo una contrapposizione tra donne e persone LGBTQIAP*+. Noi sappiamo che le nostre oppressioni sono connesse perché provengono da una stessa matrice di violenza patriarcale che è strutturale e che innerva l’intera società. 

Segneremo il 25 novembre – giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – con azioni dislocate di denuncia e contro-narrazione dei femminicidi e trans*cidi

IL 27 NOVEMBRE SAREMO IN CORTEO A ROMA! Occuperemo le strade con la nostra rabbia:

perché rifiutiamo una ripresa che cancella le cause e gli effetti della pandemia sulle nostre vite!

perchè siamo il grido altissimo e feroce di chi non ha più voce!

perchè ci vogliamo viv3 e liber3!

Contro la violenza ci organizziamo: saremo un corpo collettivo e creativo senza spezzoni né bandiere e simboli di partito o sindacato. Invitiamo tutt3 a portare in piazza cartelli e panuelos fuxia, e a sintonizzarsi sulle azioni collettive che si daranno lungo il corteo e che verranno comunicate. Sarà impegno condiviso la cura e la tutela della salute di tutt3.

Non Una Di Meno


4 commenti:

  1. Mai come quest'anno possiamo ricordare questa data e le iniziative di "Non una di meno" con ancora più forza e fiato in gola, per avere parlato di questi temi non solo in questa occasione ma con impegno e determinazione calendariamente costanti, per non stare in silenzio, per non essere quelli da un post et voilà problema di coscienza risolto... No, io, te, Mariella Franco, Gus Cristiana, Patricia Moll, non abbiamo voluto far finta di niente, e se anche finirà l'iniziativa tra un mese, questo non ci impedirà, come peraltro niente ci ha mai impedito, di denunciare questi orrori e cercare di fare quello che possiamo ancora più in concreto per migliorare la realtà, insistendo per maggiori pene, e pene che siano realmente scontate nonchè per braccialetti elettronici e tanto altro ancora.

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    1. Non bisogna mai voltarsi dall'altra parte, dobbiamo fare di tutto per fermare questa piaga.

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  2. Servono pene severe e con la certezza che restino in carcere fino alla scadenza della pena, e per chi ripete quel reato carcere a vita (lavori forzati).
    Buon mercoledi.

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