Articolo da The Password
Sono passati ormai trent’anni da quando la voce rock con la maggior estensione vocale del Novecento ha smesso di cantare. Farrokh Bulsara nasce a Zanzibar nel 1946 quando l’arcipelago era ancora sotto protettorato britannico. Sin da giovanissimo raggiunge con la propria famiglia la capitale inglese, una nuova patria che ha sempre sentito come casa e la cui iconica regina è stata sicuramente di ispirazione per la sua carriera. È il 1970 quando insieme a Bryan May e Roger Taylor decide di fondare la band dei Queen, di adottare lo pseudonimo di Freddie Mercury e di dare inizio al mito musicale degli ultimi anni del secolo scorso. A distanza di un anno il bassista John Deacon si unisce al gruppo.
Il salto dalla facoltà di ingegneria alle grandi case discografiche è tanto rapido quanto tortuoso: la voce di Freddie è in grado di raggiungere un’estensione vocale di quattro ottave superiore alla norma grazie a una deformità fisica che diventa il suo punto di forza assoluto. La band, inoltre, si inserisce nel panorama del rock contemporaneo, aggiungendo note pop in grado di diventare in poco tempo il fenomeno del momento. Basti pensare alla celebre Bohemian Rhapsody, sei minuti di brano in cui l’ascoltatore è trascinato in un vortice di melodie, in un mare di note mosso dalla marea. L’album in cui è contenuta la rapsodia dei Queen è infatti A Night at the Opera, uscito nel 1975 ma tutt’oggi sorprendente e attuale, a tal punto da determinare il successo agli Oscar e al botteghino del film biografico del 2018 firmato Brian Singer. Sorprende sapere che quando i Queen presentarono il pezzo al proprio discografico dell’epoca, esso venne scartato, considerato confusionario, privo di una narrazione logica, eccessivamente lungo per essere passato in radio. Fortunatamente l’ostinazione di Freddie Mercury permise la pubblicazione di uno dei maggiori successi della storia della musica, trasgressivo, innovativo, sempreverde a tal punto da conquistare il suo ultimo premio nel 2021: il primo Disco di Diamante di una band britannica negli USA. Non solo, secondo un recente studio di Jacob Jolij, neuroscienziato dell’Università olandese di Groningen, Don’t stop me now risulta essere la canzone più positiva di sempre tra quelle uscite negli ultimi cinquant’anni: un vero inno alla gioia, grazie al suo ritmo sfrenato di 140-150 battiti al minuto dona energia alla maggior parte degli ascoltatori.
Il salto dalla facoltà di ingegneria alle grandi case discografiche è tanto rapido quanto tortuoso: la voce di Freddie è in grado di raggiungere un’estensione vocale di quattro ottave superiore alla norma grazie a una deformità fisica che diventa il suo punto di forza assoluto. La band, inoltre, si inserisce nel panorama del rock contemporaneo, aggiungendo note pop in grado di diventare in poco tempo il fenomeno del momento. Basti pensare alla celebre Bohemian Rhapsody, sei minuti di brano in cui l’ascoltatore è trascinato in un vortice di melodie, in un mare di note mosso dalla marea. L’album in cui è contenuta la rapsodia dei Queen è infatti A Night at the Opera, uscito nel 1975 ma tutt’oggi sorprendente e attuale, a tal punto da determinare il successo agli Oscar e al botteghino del film biografico del 2018 firmato Brian Singer. Sorprende sapere che quando i Queen presentarono il pezzo al proprio discografico dell’epoca, esso venne scartato, considerato confusionario, privo di una narrazione logica, eccessivamente lungo per essere passato in radio. Fortunatamente l’ostinazione di Freddie Mercury permise la pubblicazione di uno dei maggiori successi della storia della musica, trasgressivo, innovativo, sempreverde a tal punto da conquistare il suo ultimo premio nel 2021: il primo Disco di Diamante di una band britannica negli USA. Non solo, secondo un recente studio di Jacob Jolij, neuroscienziato dell’Università olandese di Groningen, Don’t stop me now risulta essere la canzone più positiva di sempre tra quelle uscite negli ultimi cinquant’anni: un vero inno alla gioia, grazie al suo ritmo sfrenato di 140-150 battiti al minuto dona energia alla maggior parte degli ascoltatori.
Nonostante la capacità di trasmettere il buonumore, è generalmente noto
che la vita privata di Freddie Mercury abbia conosciuto momenti di
oscurità profonda. È la fine degli anni ’80, la scoperta del virus HIV e
la sua diffusione epidemica travolgono la vita del frontman dei Queen,
una delle prime vittime famose di AIDS. Possiamo sicuramente definirlo
un personaggio fluido, all’avanguardia rispetto all’epoca in cui i tabù
sulla sessualità erano all’ordine del giorno e l’HIV una piaga di cui
vergognarsi. Una fluidità che caratterizza la sua figura di leader del
gruppo anche per quanto riguarda i costumi di scena, eccentrici e
trasgressivi come il travestimento da casalinga baffuta nel videoclip di
I Want to Break Free o la mise da “King” d’Inghilterra.
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Fonte: The Password
Autore: Giulia Calvi
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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Articolo tratto interamente da The Password
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Photo credit https://weheartit.com/entry/58777168, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Ho appena scoperto che, per l'occasione, stasera Raiuno trasmetterà il capolavoro Bohemian Rhapsody. Lo (ri)guarderò finché resisto. Poi la stanchezza vince sulla voglia di vederlo tutto e mi arrendo a Morfeo.
RispondiEliminaFilm che ho visto al cinema e tra l'altro ho il DVD.
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