La
mia sera
Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle. Nei campi
c'è un breve gre gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggiera.
Nel giorno, che lampi! che scoppi!
Che pace, la sera!
Si devono aprire le stelle
nel cielo sì tenero e vivo.
Là, presso le allegre ranelle,
singhiozza monotono un rivo.
Di tutto quel cupo tumulto,
di tutta quell'aspra bufera,
non resta che un dolce singulto
nell'umida sera.
E`, quella infinita tempesta,
finita in un rivo canoro.
Dei fulmini fragili restano
cirri di porpora e d'oro.
O stanco dolore, riposa!
La nube nel giorno più nera
fu quella che vedo più rosa
nell'ultima sera.
Che voli di rondini intorno!
che gridi nell'aria serena!
La fame del povero giorno
prolunga la garrula cena.
La parte, sì piccola, i nidi
nel giorno non l'ebbero intera.
Né io... e che voli, che gridi,
mia limpida sera!
Don... Don... E mi dicono, Dormi!
mi cantano, Dormi! sussurrano,
Dormi! bisbigliano, Dormi!
là, voci di tenebra azzurra...
Mi sembrano canti di culla,
che fanno ch'io torni com'era...
sentivo mia madre... poi nulla...
sul far della sera.
Giovanni Pascoli
Una splendida poesia di un autore che amo.
RispondiEliminaL'ho riletta con vero piacere.
Grazie!
Caro Cavaliere stupenda poesia, è inutile che ti dica che purtroppo è la prima volta che la leggo!
RispondiEliminaTomaso
Il poeta delle piccole cose e del fanciullino ,uno dei miei preferiti!
RispondiEliminaUna di quelle poesie che facevano sognare noi tanti anni fa' bambini, già cittadini, con vaghe conoscenze della campagna.
RispondiEliminaLa imparai a memoria, non ricordo in quale ciclo scolastico. Questa si che è poesia!
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