sabato 6 ottobre 2012
Conferenza interessante sul sisma emiliano
Articolo da Teste Libere
Il tendone è pieno di gente; le pareti laterali si aprono per collocare all’esterno panchine che consentono al foltissimo pubblico di ascoltare e di partecipare. Sono tanti i cittadini presenti, alcuni provati dalla vita in tenda, camper o roulotte. Sono persone con i propri ricordi, dall’acqua calda che risaliva dai pozzi settimane prime degli eventi, all’invasione di insetti (blatte) del giorno precedente. E’ gente con un pesante fardello, la mia gente.
La gente dell’Emilia (come quella delle vicine aree di Lombardia e Veneto) che porta nascosta sotto la pelle la paura dei lampi e dei boati del terremoto, della melma maleodorante, delle scosse che arrivano come esplosioni, al punto da ricordare ai più anziani scene di guerra vissute. Ci sono agricoltori che hanno visto aprirsi crepe enormi nei campi, così profonde e larghe da farci stare ben più di un uomo in piedi; ci sono contadini che raccontano che ancora oggi nei loro terreni si aprono voragini a imbuto profonde 3, 4 o anche 5 metri.
Il timore che li accompagna – che ci accompagna – deriva non solo da un fenomeno naturale, il terremoto, di fronte al quale è difficile farsi trovare ‘preparati’, ma anche dallo stress a cui l’uomo sottopone un territorio che è ad alto rischio sismico. E rispetto ai fatti, le rassicurazioni o le pontificazioni di tecnici, professori, direttori, consulenti aziendali… si sono sgretolate e distrutte proprio come i paesi colpiti dal terremoto. Quel terremoto che ufficialmente non poteva esserci o che tutt’al più non avrebbe fatto danni neppure agli edifici.
Invece c’è chi ha perso tutto: casa, lavoro, azienda…la vita.
Per questo è stata realmente importante la serata di venerdì 5 ottobre a Finale Emilia organizzata dal Movimento 5 Stelle, con gli interventi della Professoressa Maria Rita D’Orsogna, fisico che insegna alla California State University, e del Professor Franco Ortolani, geologo dell’Università di Napoli Federico II .
Le loro spiegazioni degli effetti derivanti dalle attività di ricerca, estrazione e lavorazione di idrocarburi e dallo stoccaggio di gas in aree sismiche sono state molto efficaci. Il sito del Ministero per lo Sviluppo Economico parla chiaro: ci sono 124 pozzi per lo stoccaggio attivi nella sola regione Emilia Romagna, oltre a nuove zone di indagine e introspezioni già autorizzate e date in concessione. Ci sono attività in essere di pompaggio, re-inieizione di liquidi e gas ad alta pressione, valutazioni di micro sismicità con sismicità indotta, oltre a trivellazioni di vario genere. Una zona dunque interessata da un’intensa attività antropica, che alcuni (non certo con spirito disinteressato) vorrebbero vedere ancor più sfruttata. Un’area che, non mi stancherò mai di ripeterlo, è a rischio sismico (e di ‘prove’…ne abbiamo già avute abbastanza).
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Fonte: Teste Libere
Autore: Monia Benini
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Articolo tratto interamente da Teste Libere
7 commenti:
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Molto chiaro cara Cavaliere ciò che hai chiarificato, purtroppo i grandi cervelloni ancora non lo hanno capito oppure non lo vogliono capire. Ciao e buona domenica caro amica.
RispondiEliminaTomaso
Spero che finalmente chi di dovere capisca che questo territorio va salvaguardato e non dato in pasto alle lobbies petrolifere e non.
RispondiEliminaOttimo articolo, grazie Cavaliere. a presto
E meno male che, almeno, se ne parla ancora. Certo che l'incoscienza e la stupiidità umana unite ad un delirio di onnipotenza fanno sì che si ignorino i problemi che lo sfruttamento del territorio, dei laghi, dei fiumi si ritorca contro le popolazioni.
RispondiEliminapura e semplice verità.
RispondiEliminapossono nascondersi dietro stupide illazioni,dietro mappature antiquate,dietro statistiche irrilevanti...la realtà è questa...siamo a rischio
buona domenica
Malgrado questo tutto rimane come prima
RispondiEliminaciao Cavaliere buona serata.
Ci sono mille cose da fare ed occorre un impegno del governo che c'è poco o niente..Grazie Cav.
RispondiEliminaGrazie per la segnalazione di questo evento e dell'articolo.
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