martedì 13 febbraio 2024

La vita di Forugh Farrokhzad



Articolo da Enciclopedia delle donne

«Perché dovrei fermarmi? [...]

È solo la voce che resta...»

Così si esprimeva Forugh Farrokhzad, forse la più grande poetessa iraniana, di certo la più celebrata e cara ai suoi compatrioti nell'ultimo secolo.

Nasce in una famiglia della media borghesia, dopo la scuola dell'obbligo non si diploma neppure, ma si dedica un poco allo studio della pittura.

Compositrice precoce, si fa notare a metà anni '50 con la raccolta Prigioniera, le cui liriche, così come il titolo, sono per lo più autobiografiche: è lei che si sente in gabbia, tanto che divorzia dal marito (peraltro sposato per amore) lasciandogli il figlio piccolissimo, onde essere libera di seguire la vocazione poetica. Con un'operazione unica nell'ambito della letteratura persiana, Forugh nei suoi versi parla da donna, mettendo in piazza i suoi sentimenti, le sue aspirazioni, la sua protesta. Nella vita, intreccia legami con vari personaggi, anche sposati, cosa che le attira spietate critiche dalla società iraniana del tempo, che lo shah Reza Pahlavi vorrebbe moderna e spregiudicata, ma che, in realtà, lo è parzialmente e solo a parole.

Nelle successive raccolte la giovane Forugh dichiara poeticamente di aver «peccato in un abbraccio caldo e pieno di passione»; dedica una lirica al suo amato che descrive dotato di «un corpo nudo senza vergogna» da lei nascosto nel viluppo dei suoi seni, mentre si fa vedere per Tehran in compagnia di un celebre intellettuale già maritato. Per sfuggire alla pressione sociale ripara per un breve periodo in Europa, dove riceve premi e riconoscimenti internazionali per un documentario che lei stessa ha girato in una comunità di lebbrosi, La casa è nera (1963). Lì incontra il regista Bernardo Bertolucci, che la rende protagonista di un suo cortometraggio. Rientrata in patria, Forugh continua a cantare i suoi amori, infrangendo sia la morale comune sia i canoni della poesia persiana. A volte risulta amara:

«o donna dal cuore trasparente

non cercare fedeltà in un uomo, giammai!

Lui non conosce il significato dell'amore

non rivelargli mai i segreti del tuo cuore.»

Altre volte, canta i rapporti d'amore, indipendenti dalle carte bollate:

«Non si tratta della fiacca unione di due nomi

né dell'abbraccio fra carte vecchie di un ufficio

si tratta della mia chioma fortunata con i papaveri arsi dal tuo bacio

e della sincerità dei nostri corpi, nel furto

e nello splendore della nostra nudità.»

Forugh prosegue a testa alta, affermando che poesia e vita sono la stessa cosa; tuttavia, man mano che il tempo passa, la sua sensualità e il suo anticonformismo sembrano cedere il passo a solitudine e delusione. Le ultime liriche conservano qualche bagliore della franchezza erotica di Forugh, ma sono soprattutto il canto di una persona sola. 

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Fonte: Enciclopedia delle donne

Autore: Anna Vanzan


Licenza: Licenza Creative Commons

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Articolo tratto interamente da Enciclopedia delle donne 


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