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giovedì 25 settembre 2025

Dalla Carta dei Diritti alla coscienza della pace



Articolo da CRS - Centro per la Riforma dello Stato

Dopo la dichiarazione universale dei diritti umani seguita alla fondazione dell’ONU, l’ingiustizia della guerra e la guerra ingiusta non legittimano più il diritto alla conquista. La forza non può essere più considerata il fondamento del diritto. La parola, fondamento del diritto, ha il dovere e il compito di disarmare l’ingiustizia. 



Senza la parola
per l’essere umano
non v’è giustizia
e senza giustizia
non v’è mondo.

L’aporia

L’aporia è la seguente: non si può armare la giustizia, perché la guerra – la violenza – è sempre ingiusta. Si deve avere la capacità, la forza, di disarmare l’ingiustizia.

Questa aporia ha generato il mostro concettuale della guerra giusta. Un mostro giustificato dall’uso della forza, non dal senso del diritto. Ma l’uso della forza finisce per dare motivo alle armi dell’ingiustizia di trovare a loro volta una loro giustificazione.

La motivazione della guerra ingiusta consiste sempre nel fondare il diritto nella forza e nel negare la possibilità di cercare nella giustizia il fondamento del diritto. Questa affermazione e questa negazione non si appellano a dei principii, si fondano sui fatti e producono fatti.

Ma dopo l’approvazione, da parte dell’ONU, il 10 dicembre 1948, della Carta universale dei diritti umani, questi fatti non sono più sufficienti a nascondere l’aporeticità della situazione nella quale si trova l’umanità di fronte alla guerra.

La consapevolezza di questa aporia è divenuta, così, inevitabile. Una inevitabilità che, da un lato, sembra esserci sempre stata, ma, dall’altro, rende invece la situazione nella quale si trovano i singoli popoli e l’umanità nel suo insieme, radicalmente diversa.

Non v’è più, infatti, soltanto l’orrore della guerra, della violenza, dell’ingiustizia sia in pace che durante i conflitti, ma anche la consapevolezza dell’assurdità di tutto questo. La consapevolezza della sua disumanità.

Si ha un bel dire che tutto questo c’è sempre stato. Tante cose ci sono sempre state che l’intelligenza umana è riuscita a superare; perché questo appare e deve considerarsi insuperabile? Perché le armi dell’ingiustizia debbono sembrare ed essere più forti della ricerca della giustizia, della felicità di tutti gli esseri umani? Perché non si può rendere la giustizia più forte dell’ingiustizia?

Questa situazione rende presente, nell’attuale momento storico, qualcosa di diabolico che sfugge alla ragione e all’intelligenza, mettendo al primo posto nella realtà quotidiana non la verità e la bellezza, ma la follia nella quale consiste la loro mancanza. Questa follia assume l’aspetto della violenza in tutte le sue forme, compresa quella della guerra. La guerra anzi, in tutte le sue manifestazioni e con tutti i suoi mezzi di distruzione, di questa violenza è come la sintesi e il vertice.

Perché da troppo tempo la forza è l’arma dell’ingiustizia, e l’ingiustizia non è il contrario della giustizia, ma la sua privazione, la sua mancanza.

D’altro lato: se l’ingiustizia non è il contrario della giustizia ma la sua privazione, non è armando la giustizia che si può superare l’ingiustizia, perché la violenza è una delle più gravi manifestazioni dell’ingiustizia. Si deve disarmare l’ingiustizia: riconoscerla e disarmarla.

Continua la lettura su CRS - Centro per la Riforma dello Stato

Fonte: CRS - Centro per la Riforma dello Stato


Autore: 
Romano Romani 

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia


Articolo tratto interamente da CRS - Centro per la Riforma dello Stato


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