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domenica 28 settembre 2025

Al 23 settembre 2025, 157 dei 193 stati membri delle Nazioni Unite hanno riconosciuto lo Stato della Palestina



Articolo da Info Cooperazione

Ieri l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York è stata teatro di un evento storico e simbolico: molti Paesi hanno ufficializzato il riconoscimento dello Stato di Palestina. Regno Unito, Canada, Australia, Portogallo, Francia e altri hanno scelto di aderire a un riconoscimento finora prevalentemente appannaggio di Stati arabi, africani e latinoamericani. Ad oggi, su 193 Stati membri delle Nazioni Unite, 152 Paesi riconoscono formalmente la Palestina come Stato sovrano e indipendente, includendo il Vaticano e alcuni territori in via di riconoscimento. Questo ammonta a poco più del 78% dei membri ONU.

Il primo riconoscimento risale al 1988, quando Yasser Arafat, allora leader dell’OLP, annunciò unilateralmente l’indipendenza palestinese. Da allora, è seguito un crescente numero di adesioni, specialmente da parte di paesi del Medio Oriente, Africa, Asia e America Latina. Negli ultimi anni, però, il riconoscimento da parte di Stati occidentali è stato più limitato, per via soprattutto delle pressioni geopolitiche degli Stati Uniti e di Israele.

L’ONU ha riconosciuto ufficialmente la Palestina come Stato non membro con status di osservatore permanente il 29 novembre 2012, con la risoluzione 67/19 dell’Assemblea generale. Questo riconoscimento, votato con 138 sì, ha aggiornato lo status della Palestina da “entità osservatrice” a “Stato osservatore non membro”, permettendole un ruolo diplomatico più formale all’interno delle Nazioni Unite, equiparabile a quello della Santa Sede.

Nel 2014, la Svezia fu il primo Paese europeo occidentale a riconoscere la Palestina. Il massacro in atto a Gaza ha recentemente convinto anche Norvegia, Spagna, Irlanda, Slovenia, Regno Unito, Canada, Australia e Portogallo, Francia, Belgio, Lussemburgo, Malta e altri.

Il riconoscimento dello Stato di Palestina non è solo un gesto simbolico, ma ha importanti implicazioni politiche e diplomatiche:

  • Rafforza la legittimità internazionale della Palestina come soggetto sovrano, di fronte alla comunità globale;
  • Rivendica il diritto all’autodeterminazione e al governo autonomo di un popolo finora sotto occupazione militare e amministrativa;
  • Offre una spinta agli sforzi diplomatici per una soluzione a due Stati al conflitto israelo-palestinese;
  • Indirizza una pressione politica su Israele affinché accetti negoziati seri basati su coesistenza e diritti condivisi;
  • Sposta l’asse geopolitico, chiamando a una revisione delle alleanze tradizionali, specie in Europa e nel G7.

Questa dinamica si colloca all’interno del più ampio contesto di crescente tensione in Medio Oriente, aggravata dalla guerra a Gaza e dal protrarsi della crisi ucraina, che stanno modificano l’equilibrio di influenze globali e locali.

I Paesi che non riconoscono la Palestina

Non tutti gli Stati hanno aderito a questo processo. Tra i principali oppositori vi sono:

  • Gli Stati Uniti, storici alleati di Israele;
  • Paesi europei come Germania, Italia, Olanda, Austria e Grecia;
  • Alcuni Stati del Pacifico e America Latina;
  • Alcuni Paesi che scelgono l’astensione o la neutralità diplomatica.

La posizione dell’Italia

Fino ad oggi, l’Italia ha mantenuto una posizione molto cauta, in linea con la sua tradizione diplomatica che privilegia una soluzione negoziata tra Israele e Palestina. La posizione ufficiale italiana, come espresso da diversi Governi e dal Ministero degli Esteri, sostiene la soluzione a due Stati, seguendo le risoluzioni Onu e gli accordi internazionali. Il governo Meloni ha evitato in ogni modo il dibattito sul riconoscimento della Palestina e sulle sanzioni a Israele per mantenere un forte allineamento con gli Stati Uniti e la Germania.

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Fonte: Info Cooperazione

Autore: redazione Info Cooperazione


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Articolo tratto interamente da Info Cooperazione


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