lunedì 25 gennaio 2016
Il business che spreme le arance
Articolo da Comune-info
di El Salmón Contracorriente
I risultati della ricerca Exprimidos – Lo que hay detrás del negocio del zumo de naranja [Quel che c’è dietro l’affare del succo d’arancia], realizzata dalla campagna europea Supply Cha!nge della quale fa parte la rete di attivisti Col•lectiu RETS e che è stata condotta in Brasile e in Europa, fanno luce su qualcosa che i supermercati di generi alimentari sono soliti occultare: la dipendenza e lo sfruttamento dei lavoratori nelle aziende e nelle piantagioni, così come la distruzione dell’ambiente, in particolare attraverso il massiccio utilizzo di pesticidi.
Negli ultimi 30 anni si è avuto un enorme incremento della produttività del succo di arancia, anche a seguito dell’aumento della densità delle piantagioni. Dovendo sopravvivere in un mercato altamente competitivo, si è verificato un processo di concentrazione in tutti i settori della catena di produzione del succo di arancia.
Oggi, le imprese Sucocítrico Cutrale Ltda (Cutrale) [1], Citrosuco S/A (Citrosuco) [2] e Louis Dreyfus Commodities Agroindustrial S/A (LDC) controllano in Brasile tutta l’attività di produzione ed esportazione del succo d’arancia. Queste tre società controllano in maniera effettiva il mercato globale, fornendo alle più grandi aziende di imbottigliamento più del 50 per cento del succo prodotto.
Il danno ambientale del succo d’arancia: i pesticidi
L’arancia è uno dei frutti ai quali si applicano più pesticidi in forma intensiva poiché tra tutti i prodotti esportati dal Brasile è quella che richiede la maggior quantità di pesticidi per ettaro. Dal 2008, il Brasile è leader mondiale nel consumo di pesticidi, avendo incrementato molto velocemente il loro uso nell’ultimo decennio (il 190% rispetto alla crescita complessiva del consumo degli stessi, contro un incremento globale di consumo che è stato del 93%). Il settore relativo alla vendita di pesticidi in Brasile costituisce un grande affare dominato da una manciata di multinazionali. Inoltre, i tipi di pesticidi utilizzati e venduti in Brasile sono particolarmente nocivi tant’è che in altri paesi molti di essi sono stati ritirati dal mercato per motivi legati all’ambiente.
Dal 2007 il numero di intossicazioni dovute ai pesticidi è raddoppiato arrivando a 4.537 casi segnalati. Gli incidenti correlati con l’uso dei pesticidi sono aumentati del 67% e la cifra ufficiale dei morti è passata da 132 a 206. Si stima che il numero dei casi che non sono stati ufficialmente comunicati farebbe aumentare queste cifre in maniera considerevole.
Inoltre, all’inizio dell’ultimo decennio si è scoperta in Brasile la cosiddetta “enfermedad verde”, un’infezione batterica delle coltivazioni di arancia. Questa scoperta ha portato all’impiego massiccio di insetticidi neonicotinoidi che si ritiene mettano in pericolo le colonie di api, sia selvatiche che domestiche. Questi pesticidi vengono usati per ammazzare le api poiché queste vengono considerate responsabili della trasmissione della “enfermedad verde” attraverso l’impollinazione. Tuttavia, ciò che in definitiva accade, è che i pesticidi finiscono per uccidere le api utilizzate per l’impollinazione degli aranceti destinati al commercio.
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Fonte: Comune-info
Autore: El Salmón Contracorriente , l’articolo è stato pubblicato anche su Diagonal - traduzione per Comune-info: Daniela Cavallo
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Articolo tratto interamente da Comune-info
6 commenti:
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Caro Vincenzo, ora che la grande festa, è passata, passo da tutti voi per portare il mio saluto.
RispondiEliminaTomaso
Non compro succo d'arancia per fortuna...spero che almeno le nostre arance coltivate in Italia non siano trattate così ...e soprattutto chi le coltiva!!
RispondiEliminaLe arance siciliane sono le migliori e purtroppo per questioni di costi le importiamo dall'estero.
RispondiEliminaBuona serata Cavaliere
Non sapevo tutto questo, e per fortuna non compro mai succo di arancia...spero che le arance che troviamo sul mercato arrivino sempre dall'Italia, io guardo sempre prima di comprare, però adesso ci starò più attenta. Ciao Stefania
RispondiEliminaSpero che le arance italiane non siano trattate così. Preferisco fare io la spremuta d'arancia.
RispondiEliminaIo prendo quelle siciliane... ma non c'era stata una svolta green in Brasile?
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