lunedì 2 gennaio 2012
Odio il capodanno
"Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno.
Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un'azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.
Dicono che la cronologia è l'ossatura della storia; e si può ammettere. Ma bisogna anche ammettere che ci sono quattro o cinque date fondamentali, che ogni persona per bene conserva conficcate nel cervello, che hanno giocato dei brutti tiri alla storia. Sono anch'essi capodanni. Il capodanno della storia romana, o del Medioevo, o dell'età moderna. E sono diventati cosí invadenti e cosí fossilizzanti che ci sorprendiamo noi stessi a pensare talvolta che la vita in Italia sia incominciata nel 752, e che il 1490 0 il 1492 siano come montagne che l'umanità ha valicato di colpo ritrovandosi in un nuovo mondo, entrando in una nuova vita. Cosí la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti, come quando al cinematografo si strappa la film e si ha un intervallo di luce abbarbagliante.
Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell'animalità per ritrarne nuovo vigore. Nessun travettismo spirituale. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandosi a quelle trascorse. Nessun giorno di tripudio a rime obbligate collettive, da spartire con tutti gli estranei che non mi interessano. Perché hanno tripudiato i nonni dei nostri nonni ecc., dovremmo anche noi sentire il bisogno del tripudio. Tutto ciò stomaca."
Antonio Gramsci
Tratto dall'Avanti!, edizione torinese, rubrica “Sotto la Mole” - 1° Gennaio 1916
6 commenti:
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... è da sempre, abilità dell'uomo di fissarsi in certi concetti e relativismi univoci ... piuttosto contagiosi direi ... data la massa che li segue!! ... non c'è che da reagire e vivere, come sostiene Gramsci o, volendo, soccombere ... all'inutilità di certe situazioni ... Io adoro il capodanno, ma semplicemente perchè lo vedo con gli occhi di un bambino ... sbaglio? ... buona serata Cavaliere, bellissimo post!!!! Complimentoni!!
RispondiEliminaCome non condividere quello che dice Antonio Gramsci?
RispondiEliminaquoto alla grande....
RispondiEliminaBeh allora invece che augurarti un buon 2012, ti augureremo un sano, quotidiano, "bisogno di tripudio". Geniale citazione
RispondiEliminaun pensiero estremamente analitico e condivisibile. Il grande Gramsci ha da insegnare a tutta l'umanità e se solo la nostra classe politica usasse il 10% del suo pensiero, l'Italia sarebbe uno dei paesi più evoluti d'Europa.
RispondiEliminaGrazie per il bellissimo post
giordan
Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno...
RispondiEliminaTributo a Gramsci... un grande uomo!