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Lo sciopero dei minatori britannici del 1984-1985 (in inglese UK miners' strike) fu un'azione di lotta sindacale condotta dall'Unione Nazionale dei Minatori (NUM) di Arthur Scargill tra il marzo 1984 e il marzo 1985[1], volta ad impedire la chiusura di venti giacimenti carboniferi nel Regno Unito con il conseguente licenziamento di circa 20.000 minatori.
Al termine dello sciopero, durato un intero anno, si registrarono due minatori morti ed un totale di 11.291 arresti da parte della Polizia per "turbamento dell'ordine pubblico" e "interruzione della mobilità veicolare".
Preludio della protesta
Agli inizi del '900 le cave di estrazione carbonifera nel Regno Unito erano circa un migliaio. Nel 1984 ne erano rimaste in funzione solamente 173, e l'occupazione complessiva era passata da circa un milione di minatori e operai (1920) ai 231.000 del 1982.
Questo calo della produzione e del consumo del carbone è un aspetto a cui si è assistito contemporaneamente in varie parti del mondo, in particolare negli Stati Uniti d'America.[senza fonte]
L'estrazione del carbone era stata nazionalizzata dal Governo Inglese nel 1947 e nel corso dei decenni successivi l'industria carbonifera era stata spesso sovvenzionata dallo Stato.[senza fonte]
Perdipiù, nel 1984 i giacimenti si erano praticamente esauriti e il carbone rimanente diventava di giorno in giorno più costoso da raggiungere.[senza fonte] La soluzione proposta dal Governo per ovviare a questo problema fu un aumento della meccanizzazione del lavoro e la richiesta di una maggiore efficienza da parte dei minatori.
Nonostante questi accorgimenti,[non chiaro] tra il 1958 ed il 1967 si assistette ad una profonda ristrutturazione dell'industria nazionale del carbone in collaborazione con i sindacati, che portò ad un dimezzamento della forza lavoro occupata.
Tra il 1968 ed il 1977 vi fu quindi una fase di temporanea stabilizzazione del comparto industriale, con le chiusure ridotte al minimo così come i licenziamenti. Tuttavia la domanda di carbone continuava a decrescere costantemente.[senza fonte]
In questi anni si assistette ad una massiccia migrazione di minatori, che dai giacimenti carboniferi oramai già in rovina in Scozia, Galles e Lancashire si spostarono in cerca di lavoro nello Yorkshire e nelle Midlands.[senza fonte]
Lo sciopero generale dei minatori
La disputa iniziò quando il governo conservatore guidato da Margaret Thatcher annunciò la chiusura della miniera di carbone di Cortonwood, nello Yorkshire, come primo atto dello smantellamento di altri venti siti estrattivi, che avrebbe comportato la perdita di ulteriori 20.000 posti di lavoro. A tale annuncio, il NUM rispose proclamando uno sciopero nazionale[2].
Lo sciopero coinvolse fino a 165.000 minatori, che furono appoggiati da gente di tutto il mondo. Il governo dispiegò ingenti forze di polizia intorno alle miniere di carbone[2] e numerosi furono gli scontri violenti[3].
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Photo credit sludgegulper, CC BY-SA 2.0, da Wikimedia Commons
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