sabato 4 maggio 2024

4 maggio 1949 – Un aereo, con a bordo la squadra di calcio del Torino, si schianta contro una montagna. L'incidente passa alla storia con il nome di tragedia di Superga



Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera

La tragedia di Superga fu un incidente aereo avvenuto il 4 maggio 1949 a Torino. Alle ore 17:03 il Fiat G.212 della compagnia aerea ALI, registrato come I-ELCE, con a bordo l'intera squadra del Grande Torino, si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga, che sorge sulla collina torinese.[1]

Nell'incidente perse la vita l'intera squadra del Torino, vincitrice di cinque scudetti consecutivi dalla stagione 1942-1943 alla stagione 1948-1949[2] e che costituiva la quasi totalità della Nazionale italiana. Nell'incidente morirono anche i dirigenti della squadra e gli accompagnatori, l'equipaggio e tre noti giornalisti sportivi italiani: Renato Casalbore (fondatore di Tuttosport); Renato Tosatti (della Gazzetta del Popolo, padre di Giorgio Tosatti) e Luigi Cavallero (La Nuova Stampa). Il compito di identificare le salme fu affidato all'ex commissario tecnico della Nazionale Vittorio Pozzo, che aveva portato quasi tutto il Torino in Nazionale.[3]

La squadra, assoluta dominatrice dei precedenti quattro campionati e in procinto di conquistare il quinto, disputò l’ultima partita della stagione 1948-1949 il 30 aprile 1949 a San Siro contro l’Inter, conclusa col risultato di 0-0. L’ultimo incontro casalingo, invece, fu la partita contro il Modena, giocata allo stadio Filadelfia il 17 aprile precedente; finì 3-1 per i granata, con reti di Mazzola, Menti II e Ballarin per il Torino e Cavazzuti per i modenesi.

Il giorno dopo la partita contro i nerazzurri, i granata partirono per il Portogallo dove giocarono un'amichevole contro il Benfica: la partita era stata organizzata per aiutare il capitano della squadra lusitana Francisco Ferreira, in difficoltà economiche[4]. La partita, giocata il 3 maggio allo Stadio nazionale di Jamor di Lisbona, si concluse 4-3 per i lusitani: per il Torino segnarono Ossola, Bongiorni e Menti. Fu l’ultima partita giocata dagli invincibili del Grande Torino prima della tragedia.

Due giocatori granata non presero parte alla trasferta portoghese: il difensore Sauro Tomà, infortunato al menisco, e il portiere di riserva Renato Gandolfi (gli fu preferito il terzo portiere Dino Ballarin, fratello del terzino Aldo, che intercedette per lui). Non prese il volo per Lisbona neanche il capitano della Primavera granata Luigi Giuliano, da poco tempo in pianta stabile in prima squadra, bloccato da un'influenza.

Pur invitati, furono costretti a declinare l’invito anche l'ex C.T. della Nazionale Vittorio Pozzo (il Torino preferì assegnare il posto a Cavallero)[5], il radiocronista Nicolò Carosio (bloccato dalla cresima del figlio), il calciatore Tommaso Maestrelli (invitato ad aggregarsi alla squadra per l'amichevole da Valentino Mazzola pur giocando nella Roma, non prese il volo poiché non riuscì a rinnovare in tempo il passaporto), e il presidente del Torino Ferruccio Novo, alle prese con una broncopolmonite.[6]

Il trimotore Fiat G.212, prodotto dalle Avio Linee Italiane e con marche I-ELCE, decollò da Lisbona alle 9:40 di mercoledì 4 maggio 1949. Il comandante del velivolo era il tenente colonnello Pierluigi Meroni.[6]

Dopo uno scalo intermedio all'aeroporto di Barcellona, alle 14:50 l'aereo decollò con destinazione l'aeroporto di Torino-Aeritalia. La rotta pianificata prevedeva di sorvolare le località di Cap de Creus, Tolone, Nizza, Albenga e Savona. All'altezza di Savona l'aereo virò verso nord, in direzione del capoluogo subalpino, dove si prevedeva di giungere sul luogo in una trentina di minuti. Nel frattempo le condizioni meteorologiche su Torino stavano diventando pessime. Alle 16:55 il controllore del traffico aereo dell'aeroporto di Aeritalia comunicò ai piloti la situazione meteo: nubi quasi a contatto col suolo, rovesci di pioggia, forte libeccio con raffiche, visibilità sui 40 metri.[6]

La torre chiese anche un riporto di posizione. Dopo qualche minuto di silenzio alle 16:59 arrivò la risposta: "Quota 2.000 metri. QDM su Pino, poi tagliamo su Superga". L'equipaggio infatti stava procedendo verso il radiofaro di Pino Torinese, che si trova tra Chieri e Baldissero Torinese, a sud est di Torino.[6]

Giunti sulla verticale di Pino, mettendo 290 gradi di prua l'aereo si sarebbe allineato con la pista dell'Aeritalia, a circa 9 chilometri di distanza, a 305 metri di altitudine. Poco più a nord di Pino Torinese c'è il colle di Superga con l'omonima basilica, in posizione dominante a 669 metri di altitudine. Si ipotizzò che a causa del forte vento al traverso sinistro l'aereo nel corso della virata potesse aver subìto una deriva verso destra, che lo spostò dal normale sentiero di discesa e lo allineò, invece che con la pista, con la collina di Superga; a seguito di recenti indagini è emersa la possibilità che l'altimetro si fosse bloccato sui 2 000 metri e quindi avesse indotto i piloti a credere di essere a tale quota, mentre erano a soli 600 metri dal suolo.[1][6][7]

Alle ore 17:03 l'aereo, eseguita la virata verso sinistra e iniziata la manovra per l'avvicinamento, si schiantò invece contro il terrapieno posteriore della basilica di Superga ad una velocità di 180 km/h. Analizzando il relitto e la disposizione dei rottami non furono riscontrati tentativi di riattaccata o virata. L'unica parte del velivolo rimasta parzialmente intatta fu l'impennaggio.[6][8]

Alle 17:05 Aeritalia Torre cercò di mettersi in contatto con il volo, non ricevendo alcuna risposta. Delle 31 persone a bordo non si salvò nessuno.[1][9]


Continua la lettura su Wikipedia, l'enciclopedia libera


Questo articolo è pubblicato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Esso utilizza materiale tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


2 commenti:

  1. Sebbene io venga dall'alto Lazio, il conducente del nostro scuolabus, da bambini, tifava Torino. Aveva proprio il cuore granata, ce ne parlava in continuazione, ci intratteneva sul "pullmino" con mille storielle.
    Questa tragedia la conobbi così, andavo alle elementari, mi rimase impressa come poche altre.

    RispondiElimina

I commenti sono in moderazione e sono pubblicati prima possibile. Si prega di non inserire collegamenti attivi, altrimenti saranno eliminati. L'opinione dei lettori è l'anima dei blog e ringrazio tutti per la partecipazione. Vi ricordo, prima di lasciare qualche commento, di leggere attentamente la privacy policy. Ricordatevi che lasciando un commento nel modulo, il vostro username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile, inoltre potrà portare al vostro profilo a seconda della impostazione che si è scelta.