Articolo da Unimondo
Alza i pugni al cielo, Mimmo Lucano e grida. Manda al cielo la propria rabbia, la gioia, la paura passata, la rivincita. Grida perché ha saputo che la Corte d’Appello di Reggio Calabria ha appena riformato la sentenza che lo condannava a 13 anni e due mesi di carcere. La nuova sentenza mette nero su bianco una condanna ad appena 1 anno e 6 mesi.
Il castello di menzogne crolla. Le accuse formulate in primo grado, quelle che dicevano che Lucano aveva frodato, truffato, sono finite nel nulla. L’impianto accusatorio che raccontava di associazioni a delinquere e peculato, di abusi d’ufficio è stato cancellato. È rimasto il falso in atto pubblico, il resto è scomparso.
È una vittoria per Mimmo Lucano. È una vittoria per tutti coloro che in questi anni hanno tentato di fermare la devastazione voluta da chi, in questo Paese, vuole cancellare ogni forma di accoglienza, ogni apertura di porte e di futuro a chi arriva da guerre, miserie, catastrofi, dittature. Per tutti costoro è una sconfitta severa.
Chi arriva sulle nostre coste con barche improbabili o alle porte di Trieste dopo un cammino infernale è, semplicemente, un essere umano infinitamente più sfortunato di noi. Lucano, a Riace, lo ha sempre saputo e aveva costruito un modello di accoglienza che funzionava. Aveva dimostrato che gli immigrati sono una risorsa, non una catastrofe. Lo aveva fatto in barba al sistema, spesso dribblando leggi, norme, ostacoli burocratici. Lo aveva fatto soprattutto infischiandosene dei venti di destra, razzisti e criminali, che soffiavano su parte del paese e in parte del Governo. E se era stato per questo almeno un po’ fuori legge, lo era stato perché può accadere che le leggi non siano giuste, non siano umane.
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Fonte: Unimondo
Autore: Raffaele Crocco
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Articolo tratto interamente da Unimondo.org
Photo credit Carlo Troiano, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Mimmo Lucano è una brava persona, un uomo che crede in ideali ormai estinti, nel piccolo paese di Riace ha creato un microcosmo di pace.
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