Articolo da L’Undici
Il Vesuvio urlava nella notte, sputanto sangue e fuoco. Dal giorno che vide l’ultima rovina di Ercolano e di Pompei, sepolte vive nella tomba di cenere e lapilli, non si era mai udita in cielo una così orrenda voce. Un gigantesco albero di fuoco sorgeva altissimo fuor falla bocca del vulcano: era un’immemsa, meravigliosa colonna di fumo e fiamme, che affondava nel firmamento fino a toccare i pallidi astri (Curzio Malaparte)
In un giorno d’autunno del 79 dopo Cristo una montagnola apparentemente inerte e inoffensiva a una trentina di chilometri da Neapolis, l’odierna Napoli, improvvisamente dette segni di vita: era circa l’ora ottava, le 13 per noi, e un pennacchio di fumo a forma di pino alto circa 25 km cominciò a fuoriuscire dalla vetta, accompagnato da violente scosse sismiche. Gli abitanti della città di Pompei dapprima scapparono, ma dopo il tramonto ritornarono nelle loro abitazioni incustodite. La montagna però non aveva smesso di causare danni: dalla sua bocca infuocata e fino alla tarda mattinata di tre giorni dopo, rotolarono micidiali colate piroclastiche ossia flussi di gas carichi di materiale vulcanico che possono raggiungere i 700 Km all’ora con temperature fino a 1000°centigradi; proiettili di lava raffreddata, le cosiddette “bombe vulcaniche”, distrussero i tetti delle case. Quando la furia assassina finalmente si spense, Pompei e con lei Stabia, Oplontis ed Ercolano, i cui abitanti furono letteralmente vaporizzati da una nube ardente, erano sparite sotto uno strato di cenere e scorie, facendo perdere la loro memoria per secoli: sarebbero state riscoperte solo nel 1748.
L’eruzione del Vesuvio è forse la più distruttiva che l’uomo ricordi, anche perchè fu documentata da Plinio (il giovane) che vi perse lo zio Plinio (il vecchio) uno dei padri delle scienze naturali, morto nel generoso tentativo di salvare vite umane. Al giorno d’oggi la bellezza di 800 milioni di individui vivono all’ombra di un vulcano attivo e sono potenzialmente in pericolo, mentre i ricercatori hanno calcolato che dal XVI secolo fino a pochi anni fa le vittime di eruzioni sono state all’incirca 280.00. Durante la sua infanzia, la Terra fu scossa da una serie infinita di eruzioni vulcaniche che si sono calmate con la comparsa della vita sul pianeta. Ci si chiede allora per quale motivo le persone rischino la vita radicandosi nei pressi di queste pericolose montagne. La ragione sta nella fertilità del suolo: i terreni vulcanici sono argillosi, privi di minerali resistenti come il quarzo e in assoluto i più ricchi di elementi nutritivi. L’abbondanza di sodio, calcio, magnesio e soprattutto potassio, rendono le zone vulcaniche dei luoghi ideali per lo sviluppo di ortaggi e alberi da frutta, senza dover ricorrere all’utilizzo di sistemi di irrigazione. La campagna vesuviana ad esempio, è famosa quanto i suoi scavi archeologoci: oliveti, alte e feconde vigne, orti dove si coltivano verdure tipiche del luogo come i peperoncini chiamati papaccella, i pomodorini, l’oro rosso della Campania, gli alberi da frutto e i fiori che tingono di mille colori la terra nera.
I vulcani sono una sorta di ferita sulla crosta terrestre dovuta all’incontro delle placche tettoniche che la mettono in contatto col suo nucleo ardente. Nel Mediterraneo sono presenti parecchi di questi punti critici, in particolare nel mar Tirreno con il Vesuvio, l’Etna e lo Stromboli. La prima delle tre montagne è una delle più pericolose del mondo: dopo la già citata eruzione del 79 d.C. ce ne sono state altre, sebbene non così catastrofiche, durante le quali i napoletani mobilitano a scanso di equivoci San Gennaro. Sembra che il santo salvasse la città da una violentissima eruzione del Vesuvio nel 1631 quando la lava arrivò quasi vicino alle sue porte: fu organizzata una processione con le ampolle contenenti le reliquie del sangue e il mostro si fermò. Chi scrive ha qualche dubbio sull’autenticità del liquido, e in generale su quella delle reliquie (consultare sull’argomento l’articolo nella sezione “Fonti”) però è cronaca certa che Napoli non fu distrutta anche se l’intervento del santo, che forse si era momentaneamente distratto, non impedì la morte di 4000 persone.
L’ultima eruzione del Vesuvio è datata 1944, in piena Terza Guerra Mondiale, ed è stata fotografata dagli operatori dei cinegiornali inglesi e americani, dopodiché la montagna sembra essersi addormentata, a parte la presenza delle fumarole in fondo al cratere. Ma non c’è da ingannarsi: nel profondo serbatoio del sottosuolo a meno di 2 km di profondità, il magma ribolle pronto ad esplodere. Per tenerlo sotto controllo fu fondato già nel 1841 l’Osservatorio vesuviano, il più antico del mondo, che lo tiene monitorato 24 ore su 24. Le prime notizia certe sull’attività vesuviana risalgono a 39.000 anni fa quando il vulcano seppellì gran parte della Campania sotto una spessa coltre di tufo. Attraverso i millenni la sua voce si è fatta sentire molte volte con maggiore o minore intensità: nel XIX secolo salutò l’Unità d’Italia, mentre agli inizi del Novecento fu descritta da Matilde Serao che ne raccontò gli effetti devastanti. L’area vulcanica si estende anche ai Campi Flegrei, una depressione di due chilometri densamente abitata a nord-ovest di Napoli, dove anni fa due turisti veneziani e il loro bambino furono inghiottiti da una falla apertasi improvvisamente nella solfatara. Considerata la perniciosità del Vesuvio la Protezione Civile ha da tempo preparato un dettagliatissimo piano di evacuazione, che comporta il trasferimento della popolazione perfino in altre regioni della penisola.
L’Italia meridionale è ricca di vulcani, a volte visibili, a volte nascosti. L’Etna, con la sua altezza di 3357 metri, è il vulcano attivo più alto d’Europa e tra i maggiori al mondo, ma per fortuna non desta particolari preoccupazioni: ha quattro crateri sommitali e altri più piccoli che sembrano chiusi. L’ultima eruzione spettacolare è avvenuta l’antivigilia di Natale nel 2022 con fuoco, fulmini, gas esplosivi e una piccola colata lavica che si fermò a quota 2.800 metri. Il fatto che la montagna si sfoghi spesso la rende meno pericolosa e aggressiva di altri vulcani silenti, simili in questo a un essere umano che reprime per anni la sua rabbia per poi esploderla tutta in una volta. Un altro vulcano attivo oltre l’Etna è lo Stromboli nell’arcipelago della Eolie, noto fin dall’antichità e chiamato faro del Mediterraneo per la sua ininterrotta attività: dal cratere fuoriesce infatti una continua colata lavica, la Sciara del fuoco, che si tuffa nel mare sollevando nuvole di vapore. Tuttavia anche lo Stromboli ha causato delle vittime: una donna che si trovava in zona al momento morì trascinata da una valanga, mentre un marinaio che cercava riparo dalla pioggia infuocata durante un’eruzione particolamente violenta, fu investito da un’onda bollente di maremoto e morì in poche ore a causa delle terribili ustioni. Etna e Sromboli sono conosciuti in tutto il globo; molto meno noti sono invece i vulcani nascosti sotto al mar Tirreno: il più alto d’Europa è il Marsili, lungo circa 60 km e largo 30, contornato da ulteriori vulcani di piccole dimensioni. Più sotto nella zona delle Eolie si annidano altri edifici vulcanici (come li chiamano gli scienziati) che sono arrivati a emergere formando delle isolette; nel giugno del 1831 di fronte alla cittadina di Sciacca nell’agrigentino, l’attività vulcanica portò all’emersione dell’isola Ferdinandea, un piccolo cono che fu distritto dal moto ondoso nel giro di pochi mesi.
Fonte: L’Undici
Autore: Bianca Maria Rizzoli
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti sono in moderazione e sono pubblicati prima possibile. Si prega di non inserire collegamenti attivi, altrimenti saranno eliminati. L'opinione dei lettori è l'anima dei blog e ringrazio tutti per la partecipazione. Vi ricordo, prima di lasciare qualche commento, di leggere attentamente la privacy policy. Ricordatevi che lasciando un commento nel modulo, il vostro username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile, inoltre potrà portare al vostro profilo a seconda della impostazione che si è scelta.