Articolo da Pressenza
Sono anni che lo diciamo.
E cosa diciamo?
Diciamo che con la violenza in ogni sua forma non si risolve nulla; men che mai con la forma più stupida della violenza, che è quella fisica delle armi.
Diciamo che non c’è nulla al di sopra dell’Essere Umano e questo vuol dire, tra l’altro, che i popoli hanno diritto all’autodeterminazione ma anche che è il profitto che domina le azioni umane e che questo genera violenza; che la violenza genera violenza in una spirale senza fine e che non c’è altro modo che rompere la catena della violenza.
Diciamo che non crediamo alle contrapposizioni, ai blocchi, alla divisione geopolitica; diciamo di più: aspiriamo a una Nazione Umana Universale, convergenza della meravigliosa diversità dei popoli, un posto dove le persone possano circolare liberamente, andare a vivere e lavorare dove gli pare. Un luogo di convivenza, di scambio, di dialogo, di ascolto, di comprensione.
Diciamo che condividiamo questi principi e queste idee con tutti e che la situazione attuale è così tragica e senza senso per aver perseguito, da parte dei potenti, altri valori ed altre intenzioni. E che la crisi è un buon momento per cambiare, per cominciare a trattarsi come si vorrebbe essere trattati.
Invitiamo noi stessi, ed ognuno a meditare profondamente quanto abbiamo appoggiato questi antivalori, il profitto, la guerra, la dis-umanità, la discriminazione, la violenza; e invitiamo a riconoscere la violenza dentro di noi e intorno a noi al fine di riconciliarci e trasformarla nella forza della nonviolenza, della ragionevolezza, della comprensione, della costruzione.
Ci sentiamo solidali con tutte le vittime delle guerre, famose o dimenticate, con chi soffre per la violenza in tutte le sue forme, per chi, nell’indifferenza dei potenti, sta morendo di fame, la più grande guerra contro la Vita.
Autore: Olivier Turquet
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