venerdì 6 aprile 2012

L'Aquila dopo molti mesi dal terremoto

L'Aquila dopo il tunnel

Oggi ripropongo un post pubblicato nel mese di ottobre e creato dall'amico Paolo.

Articolo da Pαòℓσвℓσg

L'altro giorno - il 9 ottobre - sono stata all'Aquila all'anteprima dell'Eurochocolate, la manifestazione tutta perugina dedicata al cioccolato, che dallo scorso anno vuole fare un regalo ai cugini aquilani, portando allegria, dolcezza e solidarietà in Piazza Duomo.
Ero stata diverse volte nel capoluogo abruzzese, diciamo che il centro mi era familiare, ma dal 6 aprile 2009 non ero più tornata. E ieri ho potuto constatare che la ferita è ancora aperta.... Girando per la città si respira un'atmosfera surreale: le strade sono trafficate, trovi macchine parcheggiate e qualche passante... ma il silenzio è spettrale. I palazzi sono chiusi, le finestre sprangate, le porte puntellate, i marciapiedi transennati; in qualche cortile si vedono ancora calcinacci e macerie, ricoperti dalle erbacce. Come in nei film dell'orrore, quando i protagonisti finiscono in quei paesi popolati solo da fantasmi; o come nei film di guerra, nelle città smenbrate dai bombardamenti. La sensazione è quella di "un morto che cammina", fà una sensazione troppo strana vedere questi palazzi disabitati, i negozi con le vetrine e le insegne intatte, ma inesorabilemente svuotati e chiusi: di sera poi, il buio è inquietante. Dall'ingresso della città, passando per via XX settembre - difronte alla "casa" dello studente o quel che ne rimane - su fino alla Villa, poi al terminal degli autobus, il paesaggio è sempre lo stesso. Giusto lungo una via, di cui non so il nome, si trova un po' di vita: hanno riaperto qui pub e locali "sfrattati" dal centro.

Già, il centro. Il centro "restituito ai cittadini" come ci hanno detto. Si, il corso che dalla Villa sale al Duomo, e che dal Duomo va alla fontana luminosa: questo è il centro restituito ai cittadini. Perchè tutto intorno non c'è più niente, tutte le traverse sono chiuse, e i palazzi sprangati. Anche il Duomo è aperto per metà, solo la parte iniziale diciamo, quella prima della cupola crollata. I negozi non ne parliamo: solo lo storico bar Nurzia è aperto, per il resto nisba. Almeno hanno portato via le macerie...

Sull'impalcatura di un palazzo del centro - perdonatemi, non so di preciso che palazzo sia - la scena che ti stringe il cuore: centinaia di chiavi appese, "LE CHIAVI DELLE NOSTRE CASE, APPESE COME LE NOSTRE SPERANZE" dicono gli aquilani!

Purtroppo l'aria che ho respirato è quella della rassegnazione, un po' come se, tanto gli abitanti più o meno li abbiamo sistemati, quindi chi se ne frega di sistemare la città, non abbiamo fretta. Invece di fretta andrebbe fatto, per dare alla gente la speranza che tutto un giorno tornerà com'era prima. Non basta mettere in piazza una statua alla memoria delle vittime del sisma...

Perchè l'opinione pubblica - quella che, buon per lei, non è stata toccata dalla tragedia - dimentica in fretta, imbambolata dalle mezze verità che le vengono propinate da chi promette non mantiene - non voglio dare una connotazione politica a questo pensiero, mi riferisco al Governo in generale, non voglio sottolineare la fazione politica, non è importante in questo contesto. Non credete che tutto sia a posto, non credete che siccome hanno ricostruito quattro casette - male, per giunta - sia tutto a posto. Perchè la gente giustamente vuole tornare a casa sua, ed è pronta ad imbracciare le carriole, come abbiamo visto fare in passato, ma da sola cosa può fare? E non pensate che siano degli ingrati, perchè credo che ognuno di loro ogni giorno ringrazi per la casetta che ha ricevuto. Ma casa tua è un'altra cosa, la tua città è un'altra cosa!!!


L'Aquila deve tornare a volare con le sue forze e la sua volontà, ma ha le ali spezzate: se nessuna la cura, non potrà mai riprendersi!!!


Fonte: Pαòℓσвℓσg

Autore: Paolo Damiano -


Licenza:  concessa su autorizzazione dell'autore


Articolo tratto interamente da Pαòℓσвℓσg

Photo credit Stéphane PIA caricata su Flickr  - licenza foto: Creative Commons
                                                                                                                                                


2 commenti:

  1. Cara Cavaliere è un ricordo triste del terremoto che mise in ginocchio Aquila e la sua regione.
    Rinnovo anche qui la buona Pasqua caro amico.
    Tomaso

    RispondiElimina
  2. già...poco è cambiato.
    Questo è il paese dove viviamo!

    Ti faccio tanti auguri di buona Pasqua
    Lu

    RispondiElimina

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