Angolo curato e gestito da Mary B.
“Ogni volta” non è solo una canzone da ascoltare: è una di quelle che ti si infilano dentro, che ti fanno compagnia quando sei in silenzio, quando hai mille pensieri e non sai da dove cominciare. Vasco l’ha pubblicata nel 1982, come lato B di “Vado al massimo”, ma col tempo è diventata una delle sue più vere e profonde.
L’ha scritta dopo aver perso suo padre, e si sente. Non è una canzone costruita per piacere: è un flusso di emozioni, di pensieri sparsi, come quelli che ti vengono quando sei da solo e ti lasci andare. Non c’è ritornello, non c’è una struttura precisa. È Vasco che parla, che si sfoga, che si mostra per quello che è.
Ogni frase comincia con “Ogni volta che…” e racconta un momento, una sensazione, un dubbio. È come se ci dicesse: “Ecco cosa mi passa per la testa, e magari anche tu ti senti così”. E infatti ci riconosciamo. Perché tutti, prima o poi, ci sentiamo persi, fragili, pieni di domande.
La musica è semplice, quasi timida. Non invade, non distrae. Sta lì, come sottofondo, per lasciare spazio alle parole. E quelle parole arrivano dritte, senza filtri. Vasco non fa il rocker qui: fa l’uomo. E ci mostra che anche lui ha le sue ferite.
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Photo credit Umberto Rotundo from Catanzaro, Italy, CC BY 2.0, da Wikimedia Commons







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