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venerdì 17 ottobre 2025

Lavorare fino a crollare: la nuova legge greca



Articolo da Popoffquotidiano

Una legge del governo di destra riporta indietro le lancette della storia. Un attacco ai diritti del lavoro che va avanti dal 2010

Un ritorno al XIX secolo, un “colpo di mano neoliberista” contro i diritti dei lavoratori e un attacco diretto alle conquiste storiche del movimento operaio: è la “legge delle 13 ore” approvata il 3 ottobre dal parlamento ellenico e contestata da sindacati e movimenti sociali.

Come succede anche da noi, i titoli delle leggi serbano una triste ironia. In questo caso la destra greca – il nome del partito al potere è Nea Dimokratia – l’ha voluta chiamare “Lavoro equo per tutti: Semplificazione della legislazione – Sostegno ai lavoratori – Protezione nell’azione – Regolamentazioni pensionistiche”. Il disegno di legge in questione era in discussione dal 25 agosto ed era stato preannunciato già a giugno e, naturalmente, non contiene nulla di positivo per il mondo del lavoro. Non a caso è stato presentato in Parlamento pochi giorni dopo il grande sciopero generale del 1° ottobre, per provare a rallentare l’organizzazione di mobilitazioni simili o anche più grandi da parte del movimento sindacale.

Ad Atene e dintorni viene interpretata come un tentativo di riportare i diritti al livello degli inizi del XX secolo: «Questo disegno di legge è uno dei più grandi attacchi contro la classe operaia e i nostri diritti e fa seguito alle leggi anti-lavoratori di Hatzidakis (n. 4808/2021) e Georgiadis (n. 5053/2023), scrive Christou Vagena, dirigente di Pose Efka, il sindacato dei lavoratori dell’EFKA, il principale ente previdenziale greco.

L’obiettivo principale del governo con questo provvedimento è quello di istituzionalizzare e legalizzare le 13 ore di lavoro presso un datore di lavoro, poiché è già stato legiferato che sia valido lavorare 13 ore al giorno presso due datori di lavoro. Un provvedimento necessario per legalizzare il lavoro povero, che non fornisce la sussistenza pur essendo full time.

In sostanza, si tratta di un’enorme concessione al grande capitale, per il quale è molto più vantaggioso impiegare il lavoratore per molte ore, senza dover assumere nuovo personale che gli costerebbe di più, sia a tempo pieno che a tempo parziale. Naturalmente esistono già molte migliaia di aziende di ogni tipo, piccole e grandi, che non rispettano la legislazione vigente in materia di lavoro e, ovviamente, nessun tipo di orario, dove i lavoratori lavorano per ore infinite. «Con questo disegno di legge il governo li rende del tutto legali e lo sfruttamento del lavoratore viene presentato come un suo diritto di scelta!», scrive Vagena sul sito redtopia.gr.

Quattro sono le principali controriforme di questo mostruoso disegno di legge anti-operaio:

1) Il tempo massimo di lavoro giornaliero presso lo stesso datore di lavoro è aumentato a 13 ore (8 ore + 1 ora di lavoro straordinario + 4 ore di lavoro straordinario). Fino ad oggi, con la normativa vigente, lo stesso datore di lavoro ha la possibilità di impiegare il lavoratore in ore di lavoro straordinario fino a 3 ore al giorno. Con questa disposizione (come riferisce la GSEE, principale confederazione sindacale del settore privato, l’equivalente greco di CGIL, CISL, UIL), viene aggirato anche il riposo giornaliero di 11 ore, soprattutto se si tiene conto a) del tempo di spostamento da e verso il lavoro, b) il tempo della pausa, che la legislazione vigente non considera tempo di lavoro, e c) il tempo di preparazione.

Le 11 ore di riposo sono assolutamente inderogabili, secondo le direttive comunitarie, in quanto costituiscono il limite minimo di riposo. Il rifiuto del lavoratore di prestare lavoro supplementare, secondo il progetto di legge, non costituisce motivo di licenziamento o di altra modifica pregiudizievole, ma dato il rapporto di disparità tra datore di lavoro e lavoratore, la tredicesima ora diventa chiaramente obbligatoria! E naturalmente non ci sono illusioni che sarà applicata per 37 giorni all’anno e altre simili disposizioni fittizie di “protezione”.

2) Abolizione dei contributi assicurativi sui supplementi per lavoro straordinario, ore di lavoro supplementari e lavoro notturno, domenicale e festivo. In questo modo si riducono i contributi versati dai datori di lavoro all’EFKA (l’Inps ellenico) e allo stesso tempo si risparmiano ulteriori profitti dai lavoratori, mentre le entrate per il pagamento dei pensionati già in pensione diminuiscono costantemente.

3) Orario flessibile di 120 minuti (2 ore) e contratti di lavoro a tempo determinato fino a 2 giorni alla settimana. Con la flessibilità dell’orario di lavoro, i dipendenti lavoreranno senza “timbrare il cartellino” per più ore, senza retribuzione, senza il pagamento del supplemento per le ore di straordinario. Mentre il lavoro di 2 giorni può essere prestato in modo continuativo o meno, nell’arco di una settimana, senza una durata specifica, ovvero può essere a tempo pieno o part-time o riguardare anche un accordo su richiesta.

4) Inoltre, le imprese potranno decidere un’ulteriore suddivisione dei permessi del personale, la cui durata minima è ridotta della metà, ovvero una settimana per un impiego di cinque giorni.

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Articolo tratto interamente da Popoffquotidiano


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