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Il disastro aereo delle Ande (in spagnolo Tragedia de los Andes) e il miracolo delle Ande (Milagro de los Andes) furono l'incidente aereo e i conseguenti drammatici avvenimenti che coinvolsero il volo 571 delle Forze Aeree Uruguaiane, un charter effettuato con un Fokker/Fairchild FH-227D, partito da Montevideo il 13 ottobre 1972 e diretto a Santiago del Cile. L'aereo precipitò sulle Ande con 45 persone a bordo fra passeggeri e membri dell'equipaggio, inclusi 19 giocatori della squadra di rugby dell'Old Christians Club, le loro famiglie e gli amici.[1]
Tre membri dell'equipaggio e nove passeggeri morirono nell'impatto, e altri nei giorni seguenti a causa delle temperature proibitive e della gravità delle ferite. Nei 72 giorni successivi all'incidente i sopravvissuti superarono condizioni estreme, con temperature ampiamente sotto lo zero e impossibilità di difendersi dal gelo, fame, e una valanga che travolse la carcassa della fusoliera causando la morte di altre 13 persone. I superstiti ricorsero al cannibalismo per sopravvivere.
Il luogo dell'incidente si trovava a un'altitudine di 3570 m, in una zona remota nelle Ande dell'Argentina occidentale, nel Dipartimento di Malargüe, appena a est del confine con il Cile. Gli aerei di ricerca e soccorso sorvolarono più volte la zona nei giorni successivi, ma non riuscirono a vedere la fusoliera bianca dell'aereo; le ricerche furono interrotte otto giorni dopo la sciagura. Con la fine della primavera e il miglioramento del tempo, due sopravvissuti, Fernando Parrado e Roberto Canessa, scalarono la vetta a ovest del luogo e, dopo aver camminato per dieci giorni nelle valli del versante cileno, riuscirono a trovare aiuto. Il 22 dicembre, due mesi e mezzo dopo lo schianto, i 14 superstiti rimasti sul posto furono tratti in salvo.
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