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L'alluvione di Sarno e Quindici, o frana di Sarno, è stato un movimento franoso di vaste dimensioni che, tra il 5 e il 6 maggio 1998, colpì, in particolare, le aree urbane campane di Sarno (SA), Quindici (AV), Siano (SA), Bracigliano (SA) e San Felice a Cancello (CE), causando la morte di 161 persone.[1][2]
A seguito di questi avvenimenti la Prefettura di Napoli decise di attivare una rete di monitoraggio ambientale, realizzata e installata da una società del settore, per garantire il controllo delle piogge e dei loro effetti sull'evoluzione dell'alluvione.
L'area del comprensorio di Sarno, come per tutte le alture che circondano la piana omonima, è costituita da due dominii geologici nettamente separati. Il substrato di base è composta da rocce calcaree, al di sopra delle quali le varie eruzioni storiche del Vesuvio hanno depositato strati successivi di piroclasti. Tali due dominii sono ben differenziati e descritti dalle numerose indagini geologiche condotte in epoca storica e recente. Essi costituiscono due insiemi a diversa densità, con il calcare compatto, e gli strati di piroclasti invece maggiormente sciolti e incoerenti. Tali due strati erano tenuti insieme dalla vegetazione naturale, e anche dalle pratiche colturali a terrazza. L'abbandono di queste ultime ha fatto in modo che i versanti fossero invasi da vegetazione ruderale, più volte bruciata, la quale non assicurava di fatto la stessa continuità tra calcare e piroclasti.
Nel mese di maggio 1998, l'area del comprensorio di Sarno fu colpita da un eccezionale evento piovoso, e nell'arco di 72 ore caddero oltre 240/300 millimetri di pioggia[3]. Tale evento causò la dissoluzione della continuità tra calcare e piroclasti, e provocò lo scivolamento catastrofico di questi ultimi sul primo.
Il 5 maggio alle ore 15:00, si staccò la prima frana dal monte Pizzo d'Alvano, che sfiorò gli abitati sottostanti, mentre la pioggia si abbatté incessante su Sarno, Bracigliano e Siano. La prefettura di Salerno fu avvisata del verificarsi di smottamenti solo verso le 16:30.[3][4][5]
Alle 17:00 iniziarono a scivolare a valle diverse frane e colate di detriti che travolsero Sarno e le località vicine, abbattendo decine di abitazioni. Nel contempo arrivarono notizie di una frana anche a Siano. I primi soccorsi giunsero in valle dopo circa un'ora, proprio mentre a Quindici, che si trova sul versante opposto del Pizzo d'Alvano, si abbatté una valanga di fango e detriti che seppellì il centro e la frazione Casamanzi. Dopo poco la frazione Episcopio di Sarno fu raggiunta da un enorme colamento che distrusse l'intero abitato.[5]
Durante la serata, mentre altri movimenti franosi colpirono Sarno e Quindici, causando alcuni black-out, furono estratti dalla fanghiglia diversi morti e feriti: questi ultimi furono trasportati nel maggior ospedale della zona, il Villa Malta di Sarno.[6] Ma la situazione assunse proporzioni catastrofiche tra le 23:31 e la mezzanotte del 6 maggio, quando una frana di vastissime dimensioni travolse nuovamente Sarno, invadendo l’ospedale Villa Malta e seppellendo sotto al fango due medici, tre infermieri, il portiere dell'ospedale e cinque pazienti (tra cui due bambini). I primi elicotteri sorvolarono la zona solo dopo le 6:00.[5]
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