giovedì 14 settembre 2023

La guerra ai soccorsi umanitari



Articolo da Associazione Diritti e Frontiere – ADIF

1.La prima conseguenza del blocco delle navi umanitarie più grandi, con l’assegnazione di porti sempre più lontani per lo sbarco dei naufraghi, e quindi con diversi fermi amministrativi, sta comportando un incremento esponenziale degli arrivi in autonomia nelle acque o nel porto di Lampedusa, dopo settimane di maltempo, con la consegeunte esplosione di gravi tensioni nei punti di sbarco ed in tutta l’isola, a ridosso del centro Hotspot di Contrada Imbriacola. Dentro la struttura sarebbero alloggiati oltre 6000 migranti, donne e minori compresi, in una condizione di totale promiscuità, esposti agli elementi. Altri resterebbero bloccati sul molo Favaloro, dove la situazione rischia continuamente di degenerare. E gli arrivi continueranno perchè si attende almeno una settimana di tempo favorevole, dopo le burrasche dei primi giorni di settembre, e le vittime che si sono contate fino a sabato scorso.

2.Il governo Meloni pensava di fare fuori le ONG con le prassi arbitrarie dei fermi amministrativi e dei porti di sbarco “vessatori” (persino Ancona e Livorno), e di ridurre poi le partenze dalla Libia e dalla Tunisia, donando altre motovedette al governo di Tripoli ed al premier tunisino Saied, dopo il “Memorandum di carta” firmato tra Tunisia e Unione europea ( a livello di sottosegretario al ministero degli esteri e di Delegato della Commissione UE per le relazioni esterne). Un Memorandum senza futuro, che ancora non è stato approvato dal Consiglio e che il Parlamento europeo sta duramente criticando, soprattutto dopo che Saied ha intensificato le prassi di espulsioni collettive nel deserto, verso la Libia, dopo avere incassato la legittimazione politica dalla Meloni e da Piantedosi.

Con la riduzione degli arrivi dalla Tunisia e dalla Libia, si pensava di potere avviare le “procedure accelerate in frontiera”, come nell’area industriale di Pozzallo-Modica, attuando il cd. Decreto Cutro (legge n.50 del 2023), trasformando gli Hotspot in centri di detenzione e creandone altri CPR (Centri per i rimpatri) in tutte le regioni italiane. Obiettivo propagandato, i “rimpatri veloci” verso i paesi di origine, dopo che era fallito l’originario disegno della Meloni e di Piantedosi che premevano sui traballanti vertici politici di Tripoli e di Tunisi perchè accettassero la riammissione sui propri territori di migranti provenienti da paesi terzi, come coloro che erano partiti dall’Africa subsahariana o dal Bangladesh.

3.Se si sperava che gli accordi con regimi che non garantiscono i diritti umani, e neppure consentono la presentazione di una domanda di asilo, potessero ridurre il numero degli arrivi in Italia, quanto sta succedendo in questi giorni suggella il fallimento totale del governo, che come usa fare in tutte le situazioni in cui si trova in difficoltà, non trova altro rimedio che puntare sulla repressione, sugli arresti, sugli scudi e sui manganelli. Una politica che non potrà che creare una tensione altissima a Lampedusa, dove già nel 2011, quando al Viminale stava Roberto Maroni della Lega, le proteste erano uscite dal Centro di Contrada Imbriacola ed avevano infiammato tutta l’isola. Ma oggi vi è un nesso diretto tra il sovraffollamento e la tensione che si stanno creando a Lampedusa ed il blocco delle navi umanitarie che fino al 2017, fino al codice di condotta Minniti, operavano in sinergia della Guardia costiera italiana e, sotto il coordinamento del comando centrale di Roma (IMRCC), sbarcavano i naufraghi, trasbordati in alto mare dalle navi delle ONG, nei porti più vicini, in Sicilia ed in Calabria, a Palermo, a Trapani, a Porto Empedocle, a Pozzallo, a Siracusa (Augusta), a Catania, a Messina, e poi in Calabria a Reggio, a Crotone, a Roccella Ionica, insomma senza sovraccaricare Lampedusa.

4,Il governo italiano con le modifiche normative introdotte dal Decreto legge n.1 del 2023 ha creato una vera e propria trappola, che non è stata avvertita per tempo dalle ONG. Infatti con l’assegnazione di porti di sbarco sempre più lontani, (e con i ritardi nell’assunzione del coordinamento dei soccorsi in acque internazionali da parte di IMRCC, quando non è stato detto di rivolgersi ad autorità libiche o maltesi), sono aumentati i casi nei quali, durante l’avvicinamento della nave umanitaria ai porti imposti dal Viminale, si verificano altri eventi di soccorso che obbligano i comandanti delle navi ad intervenire. A totale discrezione delle autorità marittime italiane, l’assunzione del coordinamento dei soccorsi da parte di IMRCC di Roma, in alcuni casi costretto a coordinare anche al di fuori della zona SAR di competenza italiana, o il mero rimbalzo alle autorità libiche o maltesi, ha creato, sulla base, di scelte politiche ed elettorali, i presupposti per fare applicare dai prefetti, con una ulteriore sfera di discrezionalità, le sanzioni previste dal Decreto legge anti ONG n.1 del 2 gennaio 2023. Sanzioni amministrative sempre più gravi che adesso possono arrivare anche al sequestro ed alla confisca, indipendentemente dalla tutela del valore primario della vita umana in mare, a cui si attengono le Convenzioni internazionali e le scelte obbligate dei comandanti delle navi umanitarie. Questo mutato quadro normativo, di dubbia legittimità costituzionale, la distinzione strumentale tra “eventi migratori” ed attività di ricerca e salvataggio (SAR),e le prassi di polizia che ne sono seguite, oltre allo smantellamento del sistema di accoglienza, frutto dei decreti sicurezza imposti da Salvini nel 2018 e nel 2019, hanno prodotto la situazione esplosiva che oggi vediamo a Lampedusa. Eppure nel 2016 il sistema di acoglienza italiano garantiva oltre 180.000 posti e gli arrivi erano stati sullo stesso livello di quelli che si registreranno quest’anno.

Continua la lettura su Associazione Diritti e Frontiere – ADIF

Fonte: Associazione Diritti e Frontiere – ADIF

Autore: 


Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.


Articolo tratto interamente da 
Associazione Diritti e Frontiere – ADIF


2 commenti:

  1. Il Governo è insensibile alla vita delle persone e chi cerca di salvarle rischia un reato.

    RispondiElimina

I commenti sono in moderazione e sono pubblicati prima possibile. Si prega di non inserire collegamenti attivi, altrimenti saranno eliminati. L'opinione dei lettori è l'anima dei blog e ringrazio tutti per la partecipazione. Vi ricordo, prima di lasciare qualche commento, di leggere attentamente la privacy policy. Ricordatevi che lasciando un commento nel modulo, il vostro username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile, inoltre potrà portare al vostro profilo a seconda della impostazione che si è scelta.