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Il grande incendio di Roma scoppiò nell'antica città di Roma nel 64 d.C., al tempo dell'imperatore romano Nerone.[1][3]
L'incendio scoppiò la notte tra il 18 e il 19 luglio del 64 (ante diem XV Kalendas Augustas, anno DCCCXVII a.U.c.[1]) nella zona del Circo Massimo e infuriò per sei giorni (secondo Tacito e Svetonio[2]), propagandosi in quasi tutta la città.[3] Cizek sostiene che il primo incendio durò per sei giorni e poi continuò per altri tre nel solo Campo Marzio. Il 27 luglio tutto era terminato.[5]
«Ebbe inizio in quella parte del circo vicina al Palatino e al Celio; qui attraverso le botteghe che contenevano merci combustibili, il fuoco appena acceso e sùbito rafforzato e sospinto dal vento si propagò rapidamente per tutta la lunghezza del circo. Non v'erano infatti né case con recinti di protezione né templi circondati da muri, né alcun altro impedimento; si diffuse impetuoso nelle zone pianeggianti, salì nelle parti alte, poi tornò a scendere in basso, distruggendo ogni cosa, precedendo i rimedi con la velocità del flagello.»
Delle quattordici regioni (quartieri) che componevano la città, tre (la III, Iside e Serapis, attuale colle Oppio, la XI, Circo Massimo, e la X, Palatino) furono totalmente distrutte, mentre in altre sette rimanevano solo pochi ruderi rovinati dal fuoco.[6][7] Erano salve solo le regiones: I Capena, V Esquiliae, VI Alta Semita e XIV Transtiberim.[8] I morti furono migliaia e circa duecentomila i senzatetto. Numerosi edifici pubblici e monumenti andarono distrutti, insieme a circa 4.000 insulae e 132 domus.
Gli scavi condotti nelle aree maggiormente interessate dall'evento hanno spesso incontrato strati di cenere e materiali combusti, quali evidenti tracce dell'incendio. In particolare sono stati rinvenuti, in alcuni casi, frammenti di arredi metallici parzialmente fusi, a riprova della violenza delle fiamme e delle elevatissime temperature raggiunte.
Al momento dell'incendio, Roma era una delle maggiori metropoli del mondo antico, sebbene non avesse ancora raggiunto il culmine del suo sviluppo.
Come in gran parte delle città dell'epoca, gli incendi avvenivano a Roma con una certa frequenza, a causa della tipologia costruttiva degli edifici antichi, che comprendevano numerose parti in legno (solai, sopraelevazioni, ballatoi e sporgenze) e utilizzavano in gran parte per l'illuminazione e la cucina (o per il riscaldamento) fiamme libere. Le vie erano strette e tortuose e lo stretto accostarsi delle insulae facilitava la propagazione delle fiamme.[9]
Lo spegnimento degli incendi era assicurato a Roma da un corpo di sette coorti di vigiles, che si occupavano tuttavia anche di ordine pubblico. Le coorti dei vigili erano dislocate, con caserme e posti di guardia (excubitoria), in ciascuna delle quattordici regioni augustee. Lo spegnimento degli incendi era tuttavia ostacolato dalla ristrettezza degli spazi di manovra e dalla difficoltà di portare rapidamente l'acqua dove serviva.
Oltre al grande incendio neroniano, tra i maggiori incendi avvenuti a Roma si ricordano:
- nel 390 a.C. l'incendio che distrusse la città a seguito della presa della città da parte dei Galli;[1]
- nel 213 a.C. l'incendio nella zona del Foro Boario e del Foro Olitorio;[10]
- nel 27 d.C. l'incendio del Celio, sotto Tiberio (per il quale vennero stanziati cento milioni per la sua ricostruzione), che avviene quasi in contemporanea del famoso crollo del teatro di Fidene, e poi quello del 36 che coinvolse l'Aventino e il Circo che confinava con esso;[11]
- nel 54 a seguito di un incendio spaventoso nel Campo Marzio, lo stesso imperatore Claudio diresse personalmente le operazioni di spegnimento e soccorso alla popolazione;[8]
- nel 69 l'incendio dovuto ai combattimenti tra i sostenitori di Vespasiano e di Vitellio che distrusse il Campidoglio;[12]
- l'incendio dell'80 che fece numerosi danni, sotto l'imperatore Tito;
- l'incendio del 190 che distrusse una parte della città, e l'imperatore Commodo pretese di rifondarla con il nome "Colonia Commodiana";
- nel 192 d.C. un incendio distrusse completamente il Tempio della Pace, costruito da Vespasiano su un lato del Foro romano, il tempio di Vesta e gli Horrea piperiana;
- l'incendio del 283 che danneggiò gli edifici del Foro Romano e del centro monumentale sotto l'imperatore Carino.
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