Articolo da Openpolis
Uno degli effetti più evidenti del cambiamento climatico è la desertificazione. Sono sempre più frequenti i periodi di siccità e molte zone della Terra stanno gradualmente diventando più aride e inospitali per molte specie tra cui la nostra.
Alcuni dei paesi maggiormente colpiti da questi fenomeni sono tra i più poveri della Terra. Se poi consideriamo che gli eventi climatici estremi hanno anche numerosi effetti secondari, portando a conflitti e disordini sociali e politici, capiamo in che modo la desertificazione costringa moltissime persone ad abbandonare la propria abitazione, per cercare altrove una vita migliore.
La siccità, uno degli effetti più nocivi del cambiamento climatico
La mancanza di acqua è uno degli eventi climatici più frequenti e in assoluto più dannosi che il cambiamento climatico contribuisce a causare. Secondo il centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc), come capacità di devastazione del territorio, delle infrastrutture e della vita animale e umana sulla Terra è seconda solo a tempeste e alluvioni.
Drought puts livelihoods and ecosystems at risk and, in extreme cases, can trigger famine, displacement and conflict.
Come afferma l’Unccd (United nations convention to combat desertification), la siccità ha un forte impatto ambientale, danneggiando gli ecosistemi, ma anche numerosi effetti secondari che ricadono sulle popolazioni che ci vivono. Spesso è infatti all’origine di carestie, sfollamenti e conflitti.
La siccità di per sé è un evento climatico che ciclicamente è normale si verifichi. Tuttavia, negli ultimi anni gli episodi di estrema siccità hanno vessato sempre di più la Terra, lasciando costi elevatissimi da pagare e tracce profonde, come evidenziato dall’organizzazione mondiale per la sanità (Oms). E le previsioni per il futuro prossimo, purtroppo, confermano questa tendenza.
55 milioni di persone ogni anno sono esposte a siccità e desertificazione, secondo l’Oms.
Come si misurano siccità e desertificazione
L’aridità del suolo è un fenomeno complesso, cui contribuiscono molte cause e da cui scaturiscono molteplici effetti. Conseguentemente, sono numerosi gli indicatori ad oggi utilizzati per misurarla. I fattori che vengono presi in analisi sono principalmente: le precipitazioni, le temperature medie, l’umidità del suolo e l’impatto sulle coltivazioni. Elementi che gli indicatori rapportano tra loro con variabili gradi di complessità.
Uno degli indicatori più diffusi è lo standardized precipitation index (Spi) che quantifica la siccità da un punto di vista meteorologico, misurando le anomalie nell’accumulo di precipitazioni, solitamente con cadenza mensile. Un avanzamento di questo indicatore è lo standardized precipitation and evapotranspiration index (Spei), che aggiunge il fattore dell’evapotraspirazione potenziale.
L’indice Spei misura l’anomalia delle precipitazioni e l’evapotraspirazione potenziale.
Secondo la definizione fornita dall’Ispra, l’evapotraspirazione corrisponde alla quantità di acqua che si trasferisce in atmosfera per i fenomeni di traspirazione della vegetazione e di evaporazione diretta dagli specchi. Si parla di evapotraspirazione potenziale quando il contenuto d’acqua nel terreno non costituisce un fattore limitante e può variare a seconda delle caratteristiche climatiche (temperatura, vento, umidità relativa, ecc.). In sintesi, rappresenta la massima quantità di acqua che può essere trasformata in vapore dal complesso dei fattori atmosferici e dalla vegetazione di un determinato territorio.
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Fonte: Openpolis
Autore: redazione Openpolis
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Articolo tratto interamente da Openpolis
Di anno in anno la situazione si fa sempre più allarmante e critica, vedi la situazione del grande Po ridotto a secco, mai successo in questi ultimi settant'anni, speriamo che tutti si rendano conto che non c'è più tempo da perdere. Ciao Cavaliere.
RispondiEliminasinforosa
Rischiamo veramente tanto.
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