Articolo da inNaturale
Quando si pensa al nostro uso personale d’acqua, quasi a tutti viene in mente solo quella che facciamo sgorgare dai rubinetti di casa e quella che beviamo. Si tratta, tuttavia, solo di una parte dell’acqua complessiva che consumiamo. Un’altra importante frazione sfugge al nostro controllo personale. La somma delle due componenti va a creare la nostra “impronta idrica”, l’uso totale di acqua dolce che deriva dalle nostre abitudini individuali e dai consumi di beni e servizi messi a disposizione grazie all’utilizzo d’acqua. Ad esempio, l’irrigazione per frutta e verdura. Il significato di questo concetto punta a fare comprendere come il risparmio d’acqua non corrisponda solo a tenere aperto meno tempo il rubinetto, ma da molti altri comportamenti. Esserne consapevoli è importante, soprattutto in periodi di forte siccità come quello vissuto attualmente dall’Italia.
Cos’è l’impronta idrica
L’impronta idrica (in inglese, water footprint) è un concetto elaborato nel 2002 dal professor Arjen Y. Hoekstra dell’Università di Twente (Olanda). Spiegato con parole semplici, è la somma dell’acqua che consumiamo direttamente, quella che vediamo con i nostri occhi, più quella sfruttata nei processi di produzione dei beni e servizi di cui abbiamo bisogno nella vita di tutti i giorni: il cibo, i vestiti, i trasporti e molto altro. Tutto ciò che usiamo, indossiamo, compriamo, vendiamo e mangiamo ha bisogno di risorse idriche per essere prodotto. Si può definire un “consumo indiretto” d’acqua.
La water footprint non è quindi un concetto che riguarda esclusivamente il singolo individuo, la singola persona. È possibile calcolare l’impronta idrica anche di un processo industriale, così come quella di uno specifico prodotto, ad esempio un paio di jeans o una bistecca. Ad esempio, la produzione di un chilogrammo di carne di manzo ha un’impronta idrica di 15mila litri di acqua, quota che può variare a seconda della regione di provenienza. Anche un’azienda, una nazione o una città hanno una water footprint che chiaramente deriva dal consumo complessivo di acqua di queste realtà.
Le tre impronte idriche
L’impronta idrica deriva dalla somma di diversi tipi di informazioni. Fa riferimento al tipo di acque utilizzate, alla localizzazione geografica dei punti di captazione e al periodo in cui l´acqua viene utilizzata. Per quanto riguarda la tipologia di acqua usate, si distinguono tre tipi diversi di impronta idrica.
L’impronta idrica verde (green water footprint) comprende l’acqua derivante dalle piogge che è conservata nella parte di suolo a cui attingono le radici e che viene evaporata, traspirata o incorporata dalle piante. È importante nei prodotti derivanti da agricoltura e sfruttamento delle foreste. C’è poi l’impronta idrica blu (blue water footprint) che considera l’uso dell’acqua di falda o superficiale e l’impronta idrica grigia (grey water footprint), il consumo di acqua legato al processo di purificazione della stessa dagli agenti inquinanti per farla rientrare negli standard di qualità .
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Fonte: inNaturale
Autore: Marco Rizza
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Articolo tratto interamente da inNaturale
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