giovedì 5 dicembre 2019

Emergenza razzismo nello sport italiano



Articolo da Cronache di ordinario razzismo

A giudicare dal numero e dalla varietà dei casi, c’è davvero da interrogarsi su cosa stia accadendo realmente nel mondo dello sport. Sembra assurdo e paradossale, ma più se ne parla e, probabilmente, peggio è. Più si parla di mezzi di contrasto efficaci contro il razzismo negli stadi e più aumentano cori e striscioni. Più si moltiplicano le iniziative da parte dei club sportivi per sensibilizzare famiglie e supporters al tema delle discriminazioni e dell’odio razzista e più aumentano gli insulti.

Ma quanto è radicato il razzismo nello sport italiano? Quanto lo è nel calcio in particolare? Molto, a giudicare dai numerosi casi che si rincorrono nelle cronache. Un problema non di poco conto che riguarda tanto l’ambiente professionistico che quello dilettantistico.


Una delle ultime notizie ha del surreale. Eppure, sebbene gravissima, ha circolato poco sulla stampa nazionale. La società Airone Football Club 1983 di Calderara di Reno su Facebook ha segnalato un tabellino che riporta il risultato di una partita di calcio della categoria juniores, giocata sabato nel bolognese (in trasferta a Pianoro con lo Sporting Pianorese 1955), dove un marcatore, autore di una delle quattro reti, non viene chiamato con il suo nome ma la dicitura riporta «negro». 

E non si tratta di Paolo Negro, ex difensore della Lazio, divenuto famoso suo malgrado per la celebre autorete del 17 dicembre 2000 nel derby contro la Roma, né di un suo parente o omonimo. Ma di un deliberato atto che sostituisce il cognome di un calciatore dalla pelle scura con l’epiteto razzista. Nel comunicato diffuso dalla società Airone Football Club si legge: “Qualcuno dello Sporting Pianorese, evidentemente non l’ha presa bene e ha pensato bene di vendicarsi segnalando al sito Tuttocampo.it, dove vengono riportati i tabellini delle partite dilettantistiche, i marcatori della partita nella maniera che si vede nella foto. Un modo per prendersela con il nostro centravanti di colore, reo di avere segnato e di essere un giocatore fortissimo e avversario difficile da affrontare. È comprensibile che la sconfitta addosso possa bruciare e le scintille in campo sfociare in rabbia, ma vomitare odio razziale addosso agli avversari è un segnale bruttissimo”. La Società Sporting Pianorese 1955 ha immediatamente stigmatizzato l’accaduto e ha preso le distanze dall’episodio. Tuttocampo.it ha rimosso il contenuto e bloccato il responsabile.

Ma seguendo la cronaca di questi giorni è possibile leggere di altri casi, tutti gravissimi: da quello del nazionale italiano di rugby Maxime Mbandà, giocatore delle Zebre di Parma, insultato per strada (e che ci ricorda anche la vicenda recentissima di Eniola Aluko, noi ne abbiamo parlato qui) al grido di “Va negro di merda, tornatene al tuo paese’ (vedi qui), per passare agli insulti ricevuti al PalaTerme, al termine della partita fra Montecatimni e  Borgosesia, dal giocatore di basket Joseph Vita, quando qualcuno degli avversari gli ha gridato «Vai via scimmia» (vedi qui), o a quelli rivolti dagli spettatori sugli spalti ad un diciassettenne durante il derby tra il Peschiera e il Castelnuovosandrà (“Quel negro proprio non mi piace”, vedi qui).

E sono giorni caldissimi anche tra i vertici della Lega Serie A. Dopo le dimissioni del presidente Gaetano Micciché, scoppia un altro spinoso caso con protagonista l’amministratore delegato Luigi De Siervo. Il quotidiano La Repubblica ha pubblicato nei giorni scorsi un audio registrato durante il consiglio dello scorso 23 settembre in cui, tra le varie cose, si è parlato anche del razzismo negli stadi italiani. Interpellato sull’argomento da Paolo Scaroni, presidente del Milan, De Siervo avrebbe dichiarato: “Ti faccio una confessione Paolo, non la mettiamo a verbale. Ho chiesto ai nostri registi di spegnere i microfoni verso le curve. Non sentirete nulla in TV. L’ho chiesto io”. De Siervo, una volta che l’audio è stato pubblicato, ha rilasciato alcune dichiarazioni allo stesso quotidiano cercando di giustificarsi. L’audio sotto accusa risale oltretutto ad un periodo ben preciso: a quelle settimane di inizio campionato macchiate dagli insulti e dagli ululati negli stadi: Dalbert preso di mira in Atalanta-Fiorentina, Kessie in Verona-Milan e Lukaku a Cagliari.

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Fonte: Cronache di ordinario razzismo

Autore: redazione Cronache di ordinario razzismo

Licenza: Licenza Creative Commons
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Articolo tratto interamente da Cronache di ordinario razzismo  



14 commenti:

  1. Caro Vincenzo, purtroppo è difficile ammetterlo, tutto questo è iniziato dal colore, Sto arrivando! che fa male ma il nero ha aperto una piaga che non tutti ancora capiscono che il mondo sta cambiando...
    Scommetterei che non molto l'ontano nella nostra amate terra saremo tutti di un colore!!! Cioè il colore della cioccolata!!!
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso 

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  2. Io ho notato una crescita di episodi di razzismo, e non soltanto nello sport, durante il precedente governo politico.

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  3. Purtroppo il razzismo è radicato ovunque ormai.

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  4. Bisogna tenere alta la guardia, con la scusa del gioco la destra becera fa proselitismo anche così.

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    1. Basta pensare ai tanti gruppi di estrema destra, negli stadi italiani.

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  5. Purtroppo la razza degli imbecilli è in aumeto, penso che più se ne parla e peggio sara.
    Buona giornata.

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  6. Un lato molto negativo di questo spinosissimo argomento è che sembra fatto apposta per catalizzare le proposte di soluzione meno intelligenti possibili (sospendere le partite, sospendere i campionati, punire le squadre, dare sconfitte a tavolino, comminare penalizzazioni, multe, squalifiche, retrocessioni…) fatte da gente che, da Thuram a Franco Carraro al politicante di turno, sembra avere come unico scopo il mettersi in mostra. La tecnologia di cui tanto ci riempiamo la bocca consente di identificare ogni singolo imbecille razzista e di metterlo davanti alle SUE personali responsabilità. L’imbecille che fa “buu” all’atleta con la pelle scura può avere nome e cognome in tempo reale, mentre lo sta facendo, e quindi pagarne le conseguenze. E allora perché rompere i maroni con l’ennesima stucchevole proposta, del tipo “sospendiamo la partita a meno che il resto del pubblico non si metta ad applaudire”? Ma dove siamo, all’asilo? Battete le mani, bambini! Certe (non) soluzioni hanno il potere di far incazzare ancor più del problema!

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  7. Dicono che non è vero ma basta entrare in un bar o fermarsi ad ascoltare le chiacchiere che si capisce che il problema razzismo è altissimo e sta diventando "normale".

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