Articolo da Valori
Madrid, domenica 15 dicembre. Nella Fiera della capitale spagnola che ospita la Cop 25 si respira stanchezza, in un’atmosfera surreale. La più lunga, e forse anche la più difficile, delle Conferenze delle Parti organizzate dall’UNFCCC, si è appena conclusa. Con pochissimi passi avanti, tante incertezze e un mondo diviso sull’azione che occorre avviare per rispondere alla crisi climatica in atto.
Rimandata l’approvazione delle regole sui carbon markets
Nei corridoi ormai quasi vuoti della Fiera di Madrid si parla apertamente di fallimento. Uno dei più cocenti della storia delle COPLe Conferences of Parties (Conferenze delle Parti) sono dei summit annuali organizzati dall’UNFCCC, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti climatici.Approfondisci, dal momento che a questa conferenza si era arrivati con un moderato ottimismo, tenuto conto dei documenti preliminari approvati nel corso della pre-Cop nella Costa Rica. Alle prime ore del mattino di domenica, è arrivata invece la notizia dell’accantonamento del nodo dell’articolo 6. Quello che avrebbe dovuto indicare le regole che governeranno il nuovo meccanismo per lo scambio delle quote di emissioni di CO2. Tutto rimandato alla prossima sessione, a giugno, a Bonn.
Dello stesso avviso Catherine Abreu, della rete di Ong Climate Action Network, secondo la quale «non viene data una direzione chiara alle parti sugli obiettivi che occorre centrare il prossimo anno. Lo spirito con il quale si approvò l’Accordo di Parigi oggi sembra un ricordo lontano».
«I governi alla Cop 25 si sono incaponiti su dei tecnicismi»
A ciò si aggiungono i blocchi dei soliti noti. Brasile, Australia, Giappone, che negli ultimi giorni hanno posto numerosi ostacoli ai negoziati. Così, alcuni testi di compromesso sono stati oggetto di veti incrociati, da un lato da parte di chi non ha accettato i pochi avanzamenti inseriti. Dall’altro da quelle delegazioni che si sono opposte a passi indietro troppo importanti. «Non possiamo dire al mondo che abbassiamo le nostre ambizioni», aveva dichiarato il vice-presidente della Commissione europea Frans Timmermans nel corso delle ultime ore dei negoziati.
Nella mattinata di domenica, il ministero della Transizione ecologica di Madrid ha annunciato tuttavia l’adozione dell’accordo “Chile-Madrid Time for Action”, spiegando che esso «pone le basi per la presentazione di nuovi Nationally Determined Contributions (NDC) più ambiziosi entro il 2020, al fine di rispondere alla crisi climatica». Si tratta delle promesse di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra da parte di ciascun governo.
Continua la lettura su Valori
Fonte: Valori
Autore: Andrea Barolini
Licenza:
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia.
Articolo tratto interamente da Valori
Ogni volta è un fallimento…. Nel migliore dei casi proporranno di fare qualche cosa fra 10, 20, 30 anni eccetera.
RispondiEliminaFelice giornata.
enrico
Mentre il pianeta si avvicina alla fine.
Elimina