"Noi siamo partiti dai presupposti dell'economia politica. Abbiamo accettato la sua lingua e le sue leggi. Abbiamo preso in considerazione la proprietà privata, la separazione tra lavoro, capitale e terra, ed anche tra salario, profitto del capitale e rendita fondiaria, come pure la divisione del lavoro, la concorrenza, il concetto del valore di scambio, ecc. Partendo dalla stessa economia politica, e valendoci delle sue stesse parole, abbiamo mostrato che l'operaio decade a merce, alla più misera delle merci, che la miseria dell'operaio sta in rapporto inverso con la potenza e la quantità della, sua, produzione, che il risultato necessario della concorrenza è l'accumulazione del capitale in poche mani, dunque una più spaventosa restaurazione del monopolio; che infine scompare la differenza tra capitalista e proprietario fondiario, cosi come scompare la differenza tra contadino e operaio di fabbrica, e tutta intera la società deve scindersi nelle due classi dei proprietari e degli operai senza proprietà."
Karl Marx
lo siamo diventati
RispondiEliminal'utopia della società viene ritratta in modo peculiare da Marx, e sebbene io non abbia particolare affinità con tutto il suo pensiero politico, questo estratto mi vede particolarmente affine a lui
RispondiEliminaLa forza lavoro è stata da sempre l'operaio, figura che troppo spesso è passata in secondo piano per dare spazio agli immeritevoli... ma d'altronde l'immagine del quarto stato che tu stesso esponi sul fronte blog è il simbolo di una civiltà che chiede i suoi diritti .. peccato che ormai ci siamo tutti un pò adagiati sugli allori ... allori che non sono tali, ma sono solo spine; bello questo pezzo di K.Marx
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