Articolo da Il FattoQuotidiano.it
La bestia nera della destra italiana e della Confindustria, resta l’articolo 18. La disposizione contenuta nello Statuto dei lavoratori risale al 1970 e risente del clima del ’ 68 e del ’ 69, l’ “autunno caldo” italiano che produsse una corposa legislazione sociale.
Curioso che a cercare di scardinare la norma voluta da un socialista riformista come Giacomo Brodolini – ministro del Lavoro nel 1969 ispiratore dello Statuto scritto poi da un altro socialista, Gino Giugni – sia stato sempre un altro socialista come Maurizio Sacconi, legato a Gianni De Michelis e vicecapogruppo del partito di Craxi a metà degli anni 80. Da ministro del Lavoro nell’ultimo governo Berlusconi, e da sottosegretario allo stesso dicastero nel 2001-2006, Sacconi si è speso molto contro quella legge.
L’OFFENSIVA inizia già nel 2001 quando il governo Berlusconi decide di onorare il “patto di Parma” con la Confindustria di Antonio D’Amato, nel marzo del 2001, quando il leader degli industriali chiedeva maggiore “libertà di licenziare”. La protesta della Cgil, senza Cisl e Uil, è immediata e il 23 marzo 2002 con l’allora segretario Sergio Cofferati promuove la più grande manifestazione sindacale della storia italiana con circa 3 milioni di persone al Circo Massimo di Roma. L’articolo 18 è limitato alle imprese con più di 15 dipendenti “ordina al datore di lavoro di reintegrare il lavoratore” licenziato “senza giusta causa” serve come garanzia rispetto alle discriminazioni, ma viene accusato di irrigidire il mercato del lavoro e di impedire alle imprese di evolvere e crescere. A cercare di smussarlo, limitarlo o imbalsamarlo ci provano anche esponenti del Pd, come il senatore Pietro Ichino che vuole sterilizzato in cambio di maggiori garanzie per i nuovi assunti.
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Fonte:
IlFattoQuotidiano.it
Autore: Salvatore Cannavò
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E subiamo sempre..... quando ci stuferemo una buona volta e faremo una bella rivoluzione?
RispondiEliminaCiao Cavaliere tantissimi auguri a te e famiglia
Elsa
Non è l'eliminazione in se a farmi paura, ma le possibilità di migliorare, mai prese in considerazione, che mi lasciano molto più che perplesso.
RispondiEliminaPurtroppo caro Cavaliere temo che ce la fanno.
RispondiEliminaTomaso
Concordo.
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