Angolo curato e gestito da Mary B.
Ci sono canzoni che ti parlano. Non solo con parole, ma con il tono della voce, con l'intensità degli strumenti, con i respiri tra le note. "Mother" dei Pink Floyd è una di quelle.
Brano dal cuore pulsante dell'album The Wall (1979), Mother è una conversazione sospesa nel tempo tra un figlio e sua madre, carica di amore, protezione, ma anche di paura e controllo soffocante. Roger Waters, con la sua voce quasi vulnerabile, chiede: "Madre, pensi che mi faranno fuori?" – e la risposta arriva dolce, ma inquietante: "No, tesoro, mamma ti aiuterà a costruire un muro".
Musicalmente, la canzone è una dicotomia perfetta. La prima metà è tenera, quasi rassicurante, con il suono morbido della chitarra acustica e la voce accogliente di Waters. Poi arriva l'assolo di chitarra di David Gilmour, tagliente e malinconico, come se fosse la voce di un destino già scritto, un avvertimento velato.
Il testo è profondamente umano: ci racconta la relazione complessa tra protezione materna e oppressione. È l'affetto che si trasforma in paura, la sicurezza che diventa una gabbia dorata. La madre qui non è solo una figura familiare: è il simbolo di tutte le istituzioni che, nel proteggere, limitano.
"Mother" è una canzone che non invecchia. Ogni volta che la ascolti, trovi nuovi significati, nuove sfumature, nuovi pezzi di te stesso riflessi tra quelle note. E forse è proprio questo che rende i Pink Floyd eterni.
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Mitici Pink Floyd,io preferisco i primi album comunque.
RispondiEliminaCiao
I primi sono memorabili.
EliminaGrande pezzo e potente musica. Grazie Vincenzo e buona festa della mamma!
RispondiEliminaRicambio!
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