Articolo da El Diario de Madrid
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Bertrand Russell (1872-1970) è considerato uno dei più importanti filosofi del XX secolo e una figura chiave della logica, alla pari di Aristotele. Oltre ai suoi contributi cruciali nel campo della filosofia, diede un contributo essenziale anche al diritto.
Alla base della concezione di Bertrand Russell della posizione della società nei confronti della Legge, rinasce e si ripresenta l'eterna dicotomia tra diritto naturale e diritto positivo; una circostanza molto rilevante, poiché Russell è un filosofo logico, e quindi in linea di principio lontano da concetti eterei o metafisici; Tuttavia, non è possibile scindere dalla realtà pratica, dalla convivenza, l'esigenza di dare un carattere idealistico al progresso dell'umanità, cioè di rafforzare i principi che devono costituire la base delle relazioni tra tutti i popoli, e sui quali deve essere edificato il Diritto. Questi principi sono i valori essenziali dell'etica, meta-giuridici e irrinunciabili, cristallizzati nei diritti umani, senza pregiudizio della loro successiva attuazione in norme giuridiche positive.
In Bertrand Russell troviamo e difendiamo l'idea (molto antica nella storia del pensiero) che, di fronte a una norma positiva che viola apertamente le leggi dell'umanità (che sono i principi etici alla loro base), la società è legittimata a disobbedirle, poiché la stabilità della convivenza prevale sugli interessi transitori del potere, differenziando così ciò che è formalmente legale da ciò che è realmente legittimo e giusto. Per questo motivo, era comune vedere Russell partecipare a raduni e proteste sociali contro l'imposizione di normative ingiuste che violavano i diritti umani. La ribellione invocata dal filosofo non era sconsiderata o ingiustificata, bensì una rivoluzione razionale e intellettuale, il diritto di dire "no" alle violazioni dei principi più basilari degli esseri umani mascherate da mero formalismo giuridico.
Ecco perché, oltre alla sua partecipazione ai movimenti sociali, a Russell viene attribuito il merito di aver fondato un organismo etico nato per far sentire la voce dell'umanità contro il silenzio delle ingiustizie internazionali, per esigere il rispetto dei diritti umani e portare alla luce la condotta criminale di chi detiene il potere, affinché possa essere legittimamente perseguita e punita: il Tribunale internazionale per i crimini di guerra, noto anche come Tribunale Russell-Sartre. Questo organismo, che tenne numerose riunioni, tra cui quelle per analizzare gli eventi delle guerre in Vietnam, Cile, Palestina, Iraq e Ucraina, aveva il limite di non essere un organismo ufficiale e quindi di non prendere decisioni giuridicamente vincolanti. Tuttavia, per i suoi membri e per le sue ragioni d'essere, essa servì a sostenere un Diritto penale internazionale ancora prematuro e di incipiente efficacia giuridica, attraverso le conclusioni di un gruppo di intellettuali che fecero luce sulla loro intelligenza di fronte all'ingiustizia.
Ecco cosa affermò lo stesso Russell nella prima sessione del Tribunale che porta il suo nome: "Penso che abbiamo il diritto di concludere che è necessario riunire un Tribunale solenne, composto da uomini eminenti, non per il loro potere, ma in virtù del loro contributo intellettuale e morale a quella che è stata chiamata, ottimisticamente, civiltà umana".
I contributi di questa corte intellettuale si sono rivelati la voce autentica e permanente dei diritti umani, al di là della nota riluttanza di molti Stati ad aderire agli organismi ufficiali e dell'impatto giuridico e dell'efficacia che, per questa e altre ragioni, il diritto penale internazionale ha nella pratica.
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Fonte: El Diario de Madrid
Autore: Diego García Paz
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