lunedì 11 marzo 2024

Il tempo che ci rimane: recensione del film



Il tempo che ci rimane (The Time That Remains) è un film del 2009 diretto da Elia Suleiman.


Attenzione: il seguente articolo contiene spoiler del film!


Trama 

Il film è la cronaca dal 1948 di una famiglia palestinese residente a Nazareth. Il regista Elia Suleiman (che interpreta se stesso) giunge in aereo in Israele e sale su un taxi guidato da un israeliano. Durante il viaggio si scatena un furioso temporale e il tassista, che ha perso l'orientamento, si ferma. Suleiman si lascia andare ai ricordi e ricostruisce i rapporti fra Israele e i Palestinesi attraverso quattro episodi che si susseguono senza soluzione di continuo l'uno con l'altro:

  • La prima parte si svolge durante la guerra arabo-israeliana del 1948. Il nonno di Elia Suleiman, sindaco di Nazareth, firma la capitolazione della città, sottoscrivendo condizioni molto dure. Fouad Suleiman, il padre di Elia, è un combattente della resistenza palestinese; viene denunciato da uno dei suoi compatrioti alle truppe israeliane, e viene percosso a sangue dai soldati israeliani finché non è creduto morto.
  • La seconda parte si svolge nel 1970 (i notiziari televisivi trasmettono servizi sulla morte di Nasser). Elia è bambino, frequenta una scuola israeliana e viene ripreso dal preside perché ha scritto in un tema che gli USA sono colonialisti; Fouad Suleiman ascolta i fantasiosi programmi politici di un vicino di casa, di notte si reca a pescare con un amico; la madre è in contatto epistolare con i familiari profughi in Giordania; il padre rischia la vita per salvare l'autista di un camion carico di esplosivi coinvolto in un incidente automobilistico.
  • La terza parte si svolge attorno al 1980; Elia è un giovane uomo taciturno che vive ancora in famiglia nella stessa casa in cui vivevano dieci anni prima e frequenta alcuni amici i quali parlano esclusivamente di donne. Il padre, che è stato sottoposto a un intervento cardiochirurgico, è prossimo alla morte; la madre continua a scrivere ai parenti esuli in Giordania; in famiglia vive zia Olga la quale comincia a perdere la memoria; un poliziotto amico di famiglia comunica che Elia è stato denunciato e deve abbandonare il paese entro 24 ore.
  • Nell'ultima parte, ambientata nell'epoca contemporanea, il regista ritorna a casa per rivedere la madre ammalata, ricoverata in una casa di cura; Nazaret è molto cambiata: i due amici di Elia sembrano non capire le giovani generazioni, i giovani a loro volta sembrano ignorare la presenza degli israeliani. Il film termina con l'immagine di Elia che scavalca con un'asta il muro che gli israeliani hanno innalzato per tenere lontani i palestinesi.
Curiosità sul film

Il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2009[4] e al Toronto International Film Festival[5]. Ha vinto il Gran premio della giuria all'Asia Pacific Screen Awards del 2009[6], mentre a Suleiman è stato consegnato il premio per la migliore regia al 24º Festival internazionale del cinema di Mar del Plata[7]

La mia opinione

Il film è un'opera autobiografica, ma anche una riflessione sulla memoria e la resistenza di un popolo oppresso. Mai come oggi è attualissimo, vi consiglio la visione. 

Il film è presente gratis su RaiPlay.

Voto: 8

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