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L'incidente del passo di Djatlov (in russo: Гибель тургруппы Дятлова?, traslitterato: Gibel' turgruppy Djatlova, lett. Morte della comitiva di Djatlov) avvenne la notte del 2 febbraio 1959, quando nove escursionisti accampati nella parte settentrionale dei monti Urali morirono per cause rimaste sconosciute.[1] Il fatto avvenne sul versante orientale del Cholatčachl', che in mansi significa "montagna dei morti". Il passo montano della scena dei fatti è stato da allora rinominato "passo di Djatlov" (Перевал Дятлова), dal nome del capo della spedizione, Igor Djatlov (Игорь Дятлов).
La mancanza di testimonianze oculari ha provocato la nascita di molte congetture in merito alle cause dell'evento. Investigatori sovietici stabilirono che le morti erano state provocate da «una forza della natura». Dopo l'incidente, la zona fu interdetta per tre anni agli sciatori e a chiunque altro intendesse avventurarcisi.,Lo svolgimento dei fatti resta tuttora non chiaro anche per l'assenza di sopravvissuti.
Gli investigatori all'epoca stabilirono che gli escursionisti avevano lacerato la loro tenda dall'interno, correndo via a piedi nudi nella neve alta e con una temperatura esterna proibitiva, probabilmente attorno ai −30 °C. Sebbene i corpi non mostrassero segni esteriori di lotta, due delle vittime avevano il cranio fratturato, due avevano le costole rotte e a una mancava la lingua.mSui loro vestiti fu riscontrato un elevato livello di radioattività; altre fonti invece ridimensionano fortemente la contaminazione degli abiti, datandola anteriormente alla spedizione.
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