sabato 19 febbraio 2022

Edilizia: un mondo sommerso di lavoratori sfruttati


Articolo da CUB - Confederazione Unitaria di Base

Nelle tante speranze, seguite dalla retorica della politica nostrana, che inseguono le nostre aspettative per quanto interessa la ripresa del paese, con la cosiddetta: crescita, nell’unico boom edilizio che finora ha interessato la nostra attenzione sindacale non può essere altro che il continuo, persistente: sfruttamento di manodopera del settore.

La crisi di manodopera nell’ “Industria del mattone”, con le aziende che lamentano mancanza di lavoratori edili, esiste davvero? La risposta è: "SI". Infatti, migliaia di lavoratori sono - letteralmente – “scappati” da questo comparto, nonostante il settore che sia pubblico o privato, è da sempre considerato un volano per l’economia del paese. Un volano che ha visto negli anni, oltre alla crisi, una violenza perpetrata dai tanti impresari o appaltatori edili che, hanno sfruttato, sottopagato e violentato nella dignità le maestranze impiegate nei cantieri edili.

Uno dei fattori allarmanti riguarda l’economia sommersa. I lavoratori “undeclared” (non dichiarati) in Italia, oscillano tra il 15% e il 30% (dati che non fanno dell’Italia la capolista del lavoro in nero in Europa, ma destano forti preoccupazioni, per una delle potenze europee, nonché mondiali). Secondo l'Ufficio studi della CGIA (con dati fermi al 2019): il lavoro nero presente in Italia "produce" ben 77,8 miliardi di euro di valore aggiunto secondo le stime più plausibili. Una piaga sociale ed economica che, su base regionale, presenta livelli molto diversificati in tutti i settori lavorativi.

Dalla criticità, appunto, sull’economia sommersa, emerge quella della manodopera edile “occasionale”. Servirsi di manovalanza non qualificata e non dichiarata, con il solo intento di trarre illecitamente maggiore guadagno privandosi di conseguenza di operai qualificati. Operai che, utilizzando le proprie competenze acquisite nel merito - quindi con un costo certo - vengono di fatto sostituiti da chi svende la professione a discapito anche della regola d’arte di un’opera, complici quegli imprenditori senza scrupoli che raccattano attraverso il caporalato, risorse umane – più delle volte ai margini della società - utili ai loro sporchi e criminali interessi.

Figure professionali come: muratori, impiantisti, pontisti, carpentieri e quant’altro coinvolge la manodopera nell’ edilizia, sono discriminate e sottopagate, vere e proprie vittime di un dumping sociale che ha svilito questa importante maestranza a cui dovremmo noi tutti essere grati per il loro arduo lavoro.

Da nord a sud della nostra nazione, un operaio edile, vive con il rischio di recarsi su un cantiere e non fare più ritorno a casa. Cause riconducibili in merito, sono il rispetto di quelle normative da parte dei datori di lavoro (segue la mancanza di adeguati controlli) a garantire tutela per i propri dipendenti sulla sicurezza (intesa anche come prevenzione) che nella maggior parte dei casi viene inosservata. Un lavoro sporco, definito da molti, un settore tristemente noto per la forte rilevanza di malattie professionali, soggetti esposti ad ogni tipo di intemperie, basti pensare ad una forza lavoro attualmente minore di quella dirigenziale nel comparto interessato.

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Fonte: CUB - Confederazione Unitaria di Base


Autore: CUB - Confederazione Unitaria di Base



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Articolo tratto interamente da 
CUB - Confederazione Unitaria di Base


2 commenti:

  1. Ecco un altro settore dove il liberismo selvaggio ha violentato persone, professionalità, ambiente, per trarne massimo profitto, e l'articolo riportato racconta bene questa situazione. Bravo Cavaliere che dai spazio e voce a chi viene sempre nascosto, e non ha spazio nei canali tradizionali.

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