martedì 18 novembre 2014

Messico: il massacro di Iguala

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Articolo da Peacelink 

Il quadro che emerge dal Tribunale Permanente dei Popoli, riunitosi dal 12 al 14 novembre scorso per deliberare su libero commercio, violenza, impunità e diritti dei popoli in Messico è preoccupante. Sono numerosi i casi di violenza nei confronti di lavoratori, donne, migranti studenti, difensori dei diritti umani, giornalisti, gruppi e movimenti politici, di cui l’ultimo esempio è stato il massacro dei normalistas della scuola rurale di Ayotzinapa avvenuto nella città di Iguala, stato del Guerrero, il 26 settembre 2014. Il Messico è nelle mani del crimine organizzato in un groviglio che accomuna narcos, partiti ed uomini politici fino ai vertici delle istituzioni.

Lo scorso 4 novembre sono stati arrestati il sindaco di Iguala, José Luis Abarca, e la moglie María de los Ángeles Pineda, accusati di essere i mandanti della caccia allo studente scatenata contro i normalistas. Sono stati gli stessi agenti e i sicari del cartello della droga Guerreros Unidos a indicarli come gli autori intellettuali del crimine. Abarca avrebbe ordinato la strage per impedire che gli studenti contestassero un’iniziativa politica a cui avrebbe dovuto partecipare la moglie, María de los Ángeles Pineda, candidata alla successione del marito alla guida della città. Del resto, entrambi disponevano di agganci e conoscenze di primo piano tra i cartelli: la stessa moglie di Abarca disponeva di due fratelli agli ordini del clan dei Beltrán Leyva. Nonostante il caso di Iguala abbia fatto il giro del mondo, il presidente messicano Enrique Peña Nieto ha deciso comunque di partecipare al vertice Apec ed ha iniziato un viaggio che lo ha condotto prima in Cina  poi in Australia, senza curarsi delle crescenti manifestazioni di piazza in tutto il paese. Tra le mobilitazioni più clamorose quella del blocco dell’aeroporto di Acapulco, avvenuto ad opera di studenti e maestri e protrattosi per alcune ore prima che si verificasse la solita repressione dei militari. Il potere di cui dispone lo stato è tale che si parla di agenti provocatori infiltrati nei cortei studenteschi: alcuni mezzi di trasporto incendiati nei dintorni dellUniversidad Nacional Autónoma de México  (Unam) e il fuoco appiccato al portone del Palacio Nacional di Città del Messico e  a quello della capitale del Guerrero, Chilpancingo, sono stati utilizzati dall’estabilishment per giustificare l’ordine riportato con la forza dai militari ed uno stato di polizia permanente.
 
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Fonte: Peacelink


Autore: David Lifodi

Licenza: Copyleft


Articolo tratto interamente da Peacelink

 
Photo credit Realidad Expuesta caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons


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