come una fila di candele accese,
dorate, calde, e vivide.
Restano indietro i giorni del passato,
penosa riga di candele spente:
le più vicine danno fumo ancora,
fredde, disfatte, e storte.
Non le voglio vedere: m'accora il loro aspetto,
la memoria m'accora del loro antico lume.
E guardo avanti le candele accese.
Non mi voglio voltare, ch'io non scorga, in un brivido,
come s'allunga presto la tenebrosa riga,
come crescono presto le mie candele spente.
Versi veramente profondi che ci fanno fortemente riflettere.
RispondiEliminaCiao e buona domenica caro Vincenzo.
Tomaso
Ascoltai la prima volta questi versi da un'anziana collega nelgiorno del suo pensionamento era il 1983. Lei aveva scelto di restare a scuola fin quando nel le fu detto: ora proprio non puoi più.Sgomenta disse di aver amato troppo il suo lavoro da non aver considerato lo scorrere inesorabile del tempo. Ci ripensavo in questi giorni a quella poesia di cui ricordavo il nucleo centrale, ma non i versi. Ed ecco che puntuale arrivi... Grazie, te la ruberò per uno dei prossimi post. Buona domenica.
RispondiEliminaTristemente bella.
RispondiEliminaGrazie. =)
Dani