L'arresto ieri di Laurent Gbagbo pone fine allo stallo politico seguito alle elezioni presidenziali dello scorso novembre, nelle quali l'affermazione di Alassane Ouattara non venne mai riconosciuta dal presidente in carica Gbagbo, neanche dopo le pressioni internazionali pressoché unanimi.
Decisivo per la risoluzione del conflitto apertosi in tutto il paese a seguito di questo braccio di ferro tra presidente eletto e presidente uscente, è stato l'intervento delle forze francesi, grazie alle quali, ieri, dopo una settimana d'assedio, è stato espugnato il bunker di Gbagbo.
Ouattara, appena insediatosi, assicurando un processo a Gbagbo, alla moglie Simone e ai suoi più fedeli, ha invitato le proprie milizie a sciogliersi per porre fine a questa sanguinosa parentesi, appendice della guerra civile che già negli anni scorsi aveva dilaniato il paese.
La situazione è particolarmente drammatica proprio nella capitale Abidjan, rimasta pressoché isolata da diversi giorni e dunque allo stremo. Ouattara ha fatto appello all' ONU e alla Francia perché si impegnino a scongiurare quello che si presenta come un disastro umanitario imminente, che può evitarsi solo con un intervento immediato e risoluto.
Ban Ki-moon, segretario generale dell'ONU, ha diffuso un appello volto ad "evitare un nuovo bagno di sangue" e rappresaglie contro i sostenitori di Gbagbo. "I responsabili di violazioni dei diritti umani, di qualsiasi affiliazione politica, ne devono rendere conto" ha aggiunto Ban Ki-moon, che ha appoggiato Ouattara anche nella sua intenzione di istituire una commissione per la verità e la riconciliazione.
Nella serata di ieri la televisione ha diffuso immagini dell'arresto di Gbagbo e dei festeggiamenti per le strade, ma tutti i maggiori analisti reputano la situazione nel paese tutt'altro che normalizzata.
Fonte: Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto
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Articolo tratto interamente da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto
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