Articolo da Citta` Futura on-line
Il presidente Pagliarulo dell’ANPI ha giustamente stigmatizzato una situazione kafkiana al limite dell’avvertimento mafioso (qui al fondo in forma completa). Tale, infatti, è la particolare condizione che sta vivendo la dottoressa Albanese, attaccata in modo virulento (e non è la prima volta) dal peggio dell’establishment americano. Si è arrivati addirittura a pensare a “sanzioni adeguate per quanto si è permessa di fare questa Signora“. Quest’ultimo tono, sprezzante e superficiale come sono i discorsi da saloon dopo tre bicchieri di whisky, ha caratterizzato le ultime prese di posizione dello stesso presidente Trump in vista dell’ennesima visita di Benjamin Netanyahu (Primo ministro di Israele). Ma chi è l’oggetto di tanto interesse?
Durante la guerra tra Israele e Hamas del 2023, Albanese ha chiesto un cessate il fuoco immediato, avvertendo che “i palestinesi corrono il grave pericolo di una pulizia etnica di massa“.[7] Ha inoltre affermato che la comunità internazionale deve “prevenire e proteggere le popolazioni dai crimini atroci” e che “anche la responsabilità per i crimini internazionali commessi dalle forze di occupazione israeliane e da Hamas deve essere immediatamente perseguita“.[7] Il 26 marzo 2024, dopo aver pubblicato un rapporto dal titolo “Anatomia di un genocidio”,[8] Albanese ha riferito al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite che sulle azioni di Israele a Gaza c’erano “fondati motivi” per parlare di genocidio.[9]
Completò i suoi studi universitari in giurisprudenza presso l’Università di Pisa e il master con specializzazione sui diritti umani presso la School of Oriental and African Studies dell’Università di Londra. Inoltre dal 2020 sta svolgendo un dottorato di ricerca in diritto internazionale dei rifugiati presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Amsterdam.[3][10]
Dopo una borsa di studio presso l’Istituto per lo studio delle migrazioni internazionali dell’Università di Georgetown di Washington, è diventata consulente senior sulla migrazione e gli sfollamenti forzati presso la ONG Arab Renaissance for Democracy and Development (ARDD)[3] e ricercatrice presso l’Istituto Internazionale di Studi Sociali dell’Università Erasmus di Rotterdam.[11] Presso l’ARDD è stata cofondatrice della “Rete globale sulla questione palestinese”.[3] Nel 2020 lei e Lex Takkenberg hanno pubblicato una seconda edizione del manuale Palestine Refugees in International Law presso la Oxford University Press.[12][13]
La dott.ssa Albanese ha lavorato per un decennio come esperta di diritti umani per le Nazioni Unite, tra cui l’Alto Commissariato per i Diritti Umani e l’Agenzia di Soccorso per i Rifugiati Palestinesi in Medio Oriente.[14] Durante questo periodo, ha anche fornito consulenza ai governi nazionali e ai protagonisti della società civile in Medio Oriente, Nordafrica e Pacifico sui diritti umani, sulla loro attuazione e sulle norme, in particolare per quanto riguarda i gruppi vulnerabili come rifugiati e migranti. Ha lavorato come docente a contratto di diritto internazionale presso università europee e arabe (ad esempio presso l’Issam Fares Institute dell’Università americana di Beirut) e partecipa a conferenze come esperta del conflitto israelo-palestinese.[3]
Una persona, pertanto, non solo di grande cultura ma con un bagaglio di conoscenze dirette, frutto di suoi viaggi in loco e di conoscenze un po’ in tutto il mondo, che ne fanno di fatto un testimone di alto livello. Una persona in grado di giudicare l’operato dei vari governi rispetto ai principi basilari del Diritto Internazionale, con la possibilità di fare proposte concrete, anche in merito ad un possibile futuro di pace.
Tanto è vero che nel maggio del 2022 è stata nominata Relatore Speciale sulla Situazione dei Diritti Umani nei Territori Palestinesi Occupati dal 1967 per un mandato di tre anni, succedendo al canadese Michael Lynk. È la seconda persona italiana dopo Giorgio Giacomelli, nonché la prima donna, a ricoprire questo incarico.[15]Il 18 ottobre 2022, nel suo primo rapporto, la Albanese ha chiesto agli Stati membri delle Nazioni Unite di sviluppare un piano “per porre fine a ulteriori occupazioni di terre da parte del movimento degli insediamenti israeliani e del regime di apartheid“.[16] Il rapporto concludeva: “Le violazioni descritte in questo rapporto dimostrano la natura dell’occupazione israeliana, un regime deliberatamente possessivo, segregazionista e repressivo progettato per impedire la realizzazione del diritto del popolo palestinese all’ autodeterminazione”.[17] Sono le motivazioni che hanno portato la Corte dell’Aia all’incriminazione di Netaniahu, con l’invito esplicito ad arrestarlo nel caso si fosse recato in Stati appartenenti alle nazioni Unite.
Durante la guerra tra Israele e Hamas, Francesca Albanese ha chiesto un cessate il fuoco immediato, avvertendo che “i palestinesi corrono il grave pericolo di una pulizia etnica di massa“.[7] Ha inoltre affermato che la comunità internazionale deve “prevenire e proteggere le popolazioni dai crimini atroci” e che “anche la responsabilità per i crimini internazionali commessi dalle forze di occupazione israeliane e da Hamas deve essere immediatamente perseguita”.[7]
Il 25 marzo 2024, Francesca Albanese ha pubblicato un rapporto dal titolo “Anatomia di un genocidio”:[8] afferma che esistono “fondati motivi” per ritenere che Israele abbia commesso diversi atti di genocidio nella Striscia di Gaza.[9][28]
Gran parte di queste notizie sono state pubblicate sulla pagina in inglese di Wikipedia e non hanno avuto contestazioni di sorta, per il semplice motivo che corrispondono al lavoro e allo studio di una vita, alla determinazione e alla capacità realizzativa di una persona dalle doti non comuni. E quando ci sono queste “doti non comuni” la si attacca in tutti i modi, la si emargina, se possibile, arrivando anche a cancellarne la memoria. In pratica sta succedendo come se Enrico Fermi primo vero sperimentatore della “pila atomica” con controllo dei fenomeni di fissione, proprio perchè “troppo avanti” fosse messo in un angolo o, semplicemente, sostituito. Soprattutto non se ne deve parlare qui in Itallia, dove l’alleanza atlantica oltre che essere “sacra” è pure strategica.
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Fonte: Citta` Futura on-line
Autore: Pier Luigi Cavalchini
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Articolo tratto interamente da Citta` Futura on-line







Se lo merita alla grande e infatti non lo vincerà. Ha scoperchiato completamente questo sistema disumano.
RispondiEliminaDifficilmente scelgono chi merita.
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