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L'inondazione causata dal mare del Nord nel 1953 (nota in olandese come Watersnoodramp, tradotto con "grande alluvione"[1]; in tedesco Hollandsturmflut; in inglese (Great) North Sea flood o East Coast floods) fu un'imponente inondazione che colpì le coste olandesi, belghe, inglesi e scozzesi del mare del Nord nella notte tra il 31 gennaio e il 1º febbraio 1953[2].
L'inondazione fu causata dalla combinazione di una eccezionale alta marea con un forte ciclone extra-tropicale abbattutosi sul mare del Nord.[3] L'onda di tempesta ha causato, in alcune zone, l'alzamento del livello del mare di oltre 5,6 m al di sopra del valore medio, travolgendo le difese marine e causando ingenti allagamenti. I Paesi Bassi, paese con il 20% della superficie al di sotto del livello medio del mare e con il 50% inferiore a 1 metro, subì i danni maggiori contando 1 836 morti, soprattutto nella provincia della Zelanda. In Inghilterra ci furono 307 morti nelle contee Lincolnshire, Norfolk, Suffolk e Essex. 19 morti si registrarono in Scozia e 28 in Belgio, nella provincia delle Fiandre Occidentali.
Oltre 230 vittime si ebbero in mare aperto. Il traghetto MV Princess Victoria naufragò[4] nel canale del Nord con 133 persone a bordo; stessa sorte toccò diversi pescherecci invece nei pressi delle coste colpite dalla tempesta.
In conseguenza dei catastrofici effetti dell'inondazione molti Stati adottarono dei sistemi di protezione delle coste. I Paesi Bassi in particolare, caratterizzati da una maggiore esposizione ai fenomeni marini, svilupparono il cosiddetto piano Delta, attuato nella zona del delta del Reno, della Mosa e della Schelda, consistente in un rafforzamento delle difese esistenti e nella costruzione di un esteso sistema di dighe e paratoie mobili a protezione delle aree più depresse. In Inghilterra invece furono realizzate le chiuse sul Tamigi e quella sull'estuario Humber. In Belgio il disastro ispirò una valutazione globale delle difese marine del Paese, il cosiddetto piano Sigma, ma il progetto venne avviato solo nel 1976 dopo aver subito un'altra devastante inondazione[5].
Il 29 gennaio 1953 si osservarono le prime indicazioni che un'area di bassa pressione si stesse formando sull'oceano Atlantico settentrionale. Il 30 gennaio la depressione cominciò a piegare verso sud-est, sviluppando una tempesta sul lato ovest del campo di bassa pressione, che si spostò poi verso sud.
Nelle prime ore del 31 gennaio la depressione raggiunse il mare del Nord a nord-est della Scozia. A mezzogiorno la tempesta raggiunse le coste scozzesi dove prese ulteriormente forza; vennero misurate velocità dei venti fino a 125 km/h (grado 12 della scala di Beaufort).
La sera del 31 gennaio la depressione, indebolita al grado 11 Bft, raggiunse le coste della Danimarca e la baia di Helgoland. Quando raggiunse le coste olandesi il ciclone aveva forza 10 Bft, e si mantenne oltre forza 9 Bft per circa 20 ore[6].
La tempesta, che premeva da nord-ovest verso la terraferma, fu responsabile del mancato drenaggio della marea aggiungendo un'ulteriore componente all'innalzamento del livello del mare nei pressi della costa olandese[6]. Nella Zelanda la tempesta raggiunse il suo culmine poco prima di mezzanotte del 31 gennaio, il livello delle acque si trovava già 310 cm al di sopra del valore normale; nel corso della notte l'alta marea portò il livello del mare fino a 455 cm che le dighe non furono in grado di trattenere[2].
Nelle prime ore del 1º febbraio la tempesta raggiunse la Frisia Orientale, proseguendo poi nell'entroterra dell'Europa centrale, notevolmente indebolita.
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