Articolo da CreativeCommons.it
Si è svolta oggi in Senato l’audizione (min. 39:00) di Wikimedia Italia e Creative Commons Italia in merito alla piena adozione della Direttiva UE 2019/790 del Parlamento europeo e del Consiglio sul diritto d’autore e sui diritti connessi nel mercato unico digitale. Wikimedia Italia è l’associazione che in Italia sostiene Wikipedia, i progetti Wikimedia e OpenStreetMap, oltre a essere il capitolo italiano del movimento Wikimedia; Creative Commons è l’organizzazione internazionale senza fini di lucro dedicata ad ampliare legalmente la gamma di opere disponibili per la condivisione e l’utilizzo pubblico attraverso le licenze da essa approntate. Il Capitolo italiano di Creative Commons promuove sul territorio nazionale i principi di accesso libero alla cultura e alla conoscenza come diritti fondamentali.
La condivisione del sapere e della cultura rappesenta un volano per la crescita e il rilancio dell’imprenditoria culturale, dell’industria creativa del turismo e, non da ultimo, delle attività di studio e di ricerca scientifica.
“Noi rappresentiamo delle immense comunità che vogliono che il pubblico dominio sia in pubblico dominio – ha spiegato Iolanda Pensa, presidente di Wikimedia Italia – e chiediamo semplicemente che la normativa italiana si adegui a quella europea, senza aggiungere ostacoli”.
Wikipedia, Wikimedia e Creative Commons sono ormai dei colossi di Internet con vent’anni di storia. Creative Commons ha oltre 2 miliardi di opere rilasciate con le sue licenze libere. Wikipedia è stata scritta da milioni di autori e ha oltre 20 miliardi di accessi ogni mese, una visibilità immensa per milioni di contenuti liberi in centinaia di lingue; tutti questi contenuti sono liberi e aperti – open – ovvero a disposizione di tutti, anche per uso commerciale.
In Italia, l’uso commerciale delle immagini di opere in pubblico dominio è fortemente limitato dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, che richiede l’autorizzazione degli enti proprietari o gestori del bene. Nonostante le modifiche applicate nel 2014 e nel 2017 al Codice, non è ancora possibile riprodurre immagini di beni in pubblico dominio per fini commerciali. Queste restrizioni rappresentano un grandissimo ostacolo per documentare e dare visibilità al patrimonio italiano su Wikipedia.
Wikimedia e Creative Commons chiedono che il Codice sia emendato perché sia compatibile con la Direttiva UE 2019/790 del Parlamento europeo e del Consiglio sul diritto d’autore e sui diritti connessi e che siano introdotte le eccezioni e limitazioni richieste dalla direttiva, nonché quelle opzionali. Appoggiano infine le richieste di AIB e AISA a sostegno delle biblioteche e dei ricercatori.
“L’intento del legislatore europeo è di promuovere la creazione di un pubblico dominio europeo. C’è quindi bisogno di una nuova consapevolezza, a livello nazionale, del ruolo del pubblico dominio che, anche nella sua veste digitale, è patrimonio dell’intera collettività”, afferma Deborah De Angelis, lead del capitolo italiano di Creative Commons.
L’attività di Wikimedia e Creative Commons favorisce il miglioramento e l’avanzamento del sapere, della formazione e della cultura. Sia attraverso la produzione, la raccolta e la diffusione di contenuti liberi; sia attraverso la valorizzazione dei contenuti in pubblico dominio, in collaborazione con musei, biblioteche e archivi.
Un impegno che favorisce la diffusione del sapere e l’aumento della consapevolezza sulle questioni sociali e filosofiche correlate ai temi della conoscenza libera e del pubblico dominio.
“Noi chiediamo che la direttiva europea sia recepita in Italia senza restrizioni e ostacoli, permettendo che il nostro paese benefici di tutti i vantaggi che la direttiva offre alla cultura libera ma anche agli istituti di tutela del patrimonio culturale, che svolgono un ruolo centrale nel conservare, promuovere e diffondere la conoscenza del patrimonio culturale” – ha concluso Iolanda Pensa.
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Fonte: CreativeCommons.it
Autore: Capitolo italiano di Creative Commons
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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale.
Articolo tratto interamente da CreativeCommons.it
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