lunedì 15 giugno 2020

100 anni fa nasceva Alberto Sordi

Articolo da Il Bo Live, il giornale dell'Università di Padova

Uomo dai mille volti, massimo interprete dell’italiano medio, icona della romanità. La memoria di Alberto Sordi è ancora oggi, a cento anni dalla sua nascita, ben viva nella memoria del Belpaese, di quella società italiana di cui l’attore ha rappresentato per decenni, con un’ironia sottile e pungente, i difetti e le miserie ma anche la bellezza.

Da sempre attratto dal palcoscenico, fin da giovanissimo lavora nell’avanspettacolo, frequentando i teatri leggeri di una Roma in guerra. È nello stesso periodo che inizia la propria esperienza dietro le quinte: grazie alla sua calda voce di basso, infatti, nel 1937 diventa doppiatore di Oliver Hardy, dando così voce all’Ollio italiano. Dopo la fine della guerra approda in radio, dove ottiene i primi successi di pubblico: qui è protagonista di numerosi programmi comici, dove prendono forma a livello embrionale alcuni dei personaggi che, in seguito, lo renderanno famoso.

Il debutto cinematografico non è glorioso: il primo film da protagonista (Lo sceicco bianco, 1952), commedia diretta da Federico Fellini, si rivela un parziale fallimento. Il successo giunge con la nascita del personaggio Nando Mericoni, protagonista di Un giorno in pretura (1953), con Peppino de Filippo, e dell’indimenticabile Un americano a Roma (1954): Nando è un giovanotto un po’ svogliato, innamorato di tutto ciò che è americano, la cui parlata romanesca "inglesizzata" diventa ben presto un cult. La comicità di Sordi è già qui molto tagliente: le battute e le scene esilaranti e surreali che si susseguono nel film nascondono, infatti, uno spaccato della società italiana del primo Dopoguerra, abbagliata dal sogno di opulenza americano.

I personaggi satirici, negli anni, si susseguono: sono individui qualunquisti e opportunisti, che cercano di ottenere il massimo con il minimo sforzo, protagonisti di quell’“italietta” di cui Sordi, con i suoi personaggi, offre un’impietosa caricatura. Tra i tanti, ricordiamo ad esempio l’industriale Alberto Nardi che, ne Il vedovo (1959), cerca di arricchirsi alle spalle della moglie ereditiera (Franca Valeri), ma è vinto dalla propria inettitudine; il bel Gastone, in realtà truffatore senza arte né parte (Gastone, 1960); il solerte vigile di provincia Otello, che, ne Il vigile (1960), impara a suon di errori ad obbedire al potere; il memorabile medico Guido Tersilli, che – ne Il medico della mutua (1968) e nel seguito Il prof. Dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue (1969) – rappresenta il culmine dell’italiano piccolo borghese, sempre in cerca di stratagemmi e strade laterali per arricchirsi senza faticare.

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Fonte: Il Bo Live, il giornale dell'Università di Padova

Autore: 
Sofia Belardinelli


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Articolo tratto interamente da 
Il Bo Live, il giornale dell'Università di Padova



10 commenti:

  1. Un grande attore, impegnato in ruoli diversi tra loro. A me piaceva ma non sempre, a secondo dei film. Saluti.

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  2. Caro Vincenzo, di sicuro i suoi film rimarranno per sempre.
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso 

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  3. Caro Cav,
    segnalo sul canale 34 delle belle maratone dedicate al grande Albertone.

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  4. Mi è dispiaciuto il suo un po' buttarsi via, a cominciare da In viaggio con papà, dove iniziò a fare suo regolare della parolaccia per strappare una risata. Deplorevole. E inevitabile segno di declino.
    Franco Battaglia

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