lunedì 4 novembre 2024

La disastrosa alluvione di Valencia

Cotxes arrossegats per la DANA 2024 en Catarroja


Articolo da ECOR.Network

La provincia di Valencia affoga nel fango, conta i suoi morti, cerca i suoi dispersi in mezzo a uno scenario apocalittico. L’alluvione ha trasformato i suoi rigagnoli in fiumi in piena, che hanno travolto tutto: ponti, case, aree industriali, strade e autostrade, i fertili orti valenciani. L’orografia non aiuta la provincia di Valencia. Le montagne alle spalle e il Mediterraneo di fronte creano le condizioni ottimali per la formazione di nubi e la caduta di forti precipitazioni. Per questo la provincia è abituata da secoli ad avere a che fare con le alluvioni, ma non di questa magnitudine. Qualcosa è cambiato nella violenza degli eventi estremi, nella loro frequenza, nel loro ripetersi in successione in varie parti d’Europa. C’è un elemento catalizzatore conosciuto – il riscaldamento dei mari dovuto a decenni di crescita del riscaldamento globale – che rende palese il carattere sempre più strutturale degli eventi, e sempre più orientato verso il peggio.

“La disastrosa alluvione che ha colpito la provincia di Valencia nel pomeriggio-sera di martedì 29 ottobre 2024 è stata innescata da una serie di nubifragi autorigeneranti sviluppatisi all'interno della medesima depressione che nello scorso weekend aveva interessato il Nord-Ovest italiano…
La Comunità Valenzana non è nuova a questo tipo di episodi, essendo anzi tra le zone maggiormente propense allo sviluppo di violenti nubifragi autorigeneranti in Europa e nel Mediterraneo, insieme alla Catalogna, al Midi francese e alla Liguria, trovandosi alle spalle di un mare caldo che dispensa enormi quantità di energia e vapore acqueo per lo sviluppo dei sistemi temporaleschi, con la complicità di fattori orografici e dinamici locali. Oggi, dalla fisica dell'atmosfera e dagli studi di attribuzione del ruolo dei cambiamenti climatici antropogenici negli eventi estremi, sappiamo che mare e atmosfera più caldi rendono più intense e probabili precipitazioni violente come queste (e la superficie del Mediterraneo nel suo insieme in questi giorni è 1,0 °C sopra la media 1982-2015, secondo il SOCIB - Balearic Islands Coastal Observing and Forecasting System, su dati Copernicus), e ciò va a peggiorarne ulteriormente gli impatti, di per sé spesso già amplificati e complicati dall'interferenza con il territorio antropizzati 1”.

“Secondo AEMET, l'agenzia statale di meteorologia della Spagna, la precipitazione più intensa è stata registrata a Chiva, nell'entroterra 35 km a Ovest della costa di Valencia, con ben 491,2 mm in otto ore (pari alla media di un anno!), di cui 160 in un'ora. Si tratta di un valore tra i più elevati storicamente noti in Europa e nel bacino del Mediterraneo, all'incirca del medesimo ordine di grandezza dei 472 mm caduti in un tempo tuttavia ancora più breve (6 ore) il 25 ottobre 2011 a Brugnato (La Spezia), responsabili dell'alluvione delle Cinque Terre e della Val di Vara, e dei 496 mm piovuti sempre in 6 ore il 4 ottobre 2021 a Montenotte Inferiore (Savona), attuale record italiano su tale intervallo orario…
Sono quantità che nessun territorio, anche se correttamente (e giustamente) manutenuto, può sopportare senza gravi conseguenze”2.

Con buona pace di chi ancor oggi – di fronte degli impatti della crisi climatica -  identifica la questione principale nella manutenzione dell’esistente, dovrebbe ormai essere chiaro che il problema è proprio l’esistente, anche in termini di assetti dei territori e di politiche dei territori. Il disastro di Valencia è anche frutto dell’arrivo a un punto di rottura su entrambi i fronti. Da un lato mette drammaticamente in discussione i criteri di espansione delle città e delle periferie vicino ai corsi d’acqua, frutto delle speculazioni e delle politiche del territorio degli ultimi decenni, ma anche le conformazioni urbane ereditate da secoli, perché è prevalentemente sui corsi d’acqua, indispensabile alla vita, che si sono storicamente sviluppate le comunità umane ed hanno costruito le loro città.

Dall’altro palesa ancora una volta il livello di indifferenza di fronte alle catastrofi di classi dirigenti che hanno come unica priorità la salvaguardia dell’accumulazione del capitale.

Vediamo, su entrambi i fronti, cosa ha da insegnarci Valencia, guardandola dall’alto.
Dalle immagini satellitari dell’alluvione la città capoluogo appare divisa in due, nettamente, dall’alveo della deviazione del Rio Turia (l’unico che ha retto la piena). Salvi il centro storico, la città del turismo di massa e delle opere degli archistar. Indenne il primo porto portacontainer del Mediterraneo e la sua ZAL (Zona de Actividad Logística).

La devastazione si estende su tutta la parte sud della città: le varie zone industriali, il reticolo di reti stradali e autostradali e i poli logistici cresciuti negli anni per l’effetto trainante del porto. Comprende, soprattutto,  l’espansione delle urbanizzazioni abitative (nelle periferie o nelle municipalità dell’hinterland) sviluppate per assorbire sia le migrazioni verso Valencia, sia le migrazioni da Valencia di chi non poteva più permettersi il diritto all’abitare nella città del turismo. Zone industriali, reti autostradali, poli logistici, urbanizzazioni abitative che hanno cosparso di cemento la Huerta Valenciana (le campagne fertili coltivate e decantate per la loro bellezza fin dai tempi dei romani), e che sono sorte o sono state ampliate vicino ai corsi d’acqua.

Continua la lettura su ECOR.Network


Fonte: 
ECOR.Network

Autore: Alexik


Licenza:  Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.


Articolo tratto interamente da 
ECOR.Network

Photo credit Manuel Pérez García and Estefania Monerri Mínguez., CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons


Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono in moderazione e sono pubblicati prima possibile. Si prega di non inserire collegamenti attivi, altrimenti saranno eliminati. L'opinione dei lettori è l'anima dei blog e ringrazio tutti per la partecipazione. Vi ricordo, prima di lasciare qualche commento, di leggere attentamente la privacy policy. Ricordatevi che lasciando un commento nel modulo, il vostro username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile, inoltre potrà portare al vostro profilo a seconda della impostazione che si è scelta.