giovedì 4 luglio 2024

Portoscuso: numeri di un disastro ambientale


Articolo da Slow News

In Sardegna, sotto le industrie di Portoscuso, i metalli pesanti superano di migliaia di volte i limiti di legge. Dopo dieci anni di mancata trasparenza, i dati sono stati resi pubblici in seguito a una richiesta di Slow News. È una crisi ambientale che non sembra sanabile, nemmeno col Just Transition Fund.

Il cadmio è un metallo pesante, tossico per l’uomo anche in piccole dosi. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, è causa di cancro ai polmoni e danni ai reni e alle ossa. La soglia legale di cadmio per le acque sotterranee è di 5 microgrammi per litro (μg/l): nelle falde sotto gli impianti dell’ex Alcoa di Portoscuso, la concentrazione è 120mila μg/l, 24mila volte superiore al limite di legge

 Anche nei suoli del comune il cadmio supera i limiti consentiti, ma di “sole” 14 volte. Discorso simile per lo zinco (la cui concentrazione è 31 volte superiore ai limiti) e il piombo (13). Nelle falde urbane invece, c’è mercurio in quantità fino a 3 volte e mezzo la soglia di legge.

Che la situazione ambientale di Portoscuso fosse grave è un fatto noto. Ma quanto grave?

 Negli ultimi 10 anni, rispondere con dati aggiornati non era possibile: Arpa Sardegna (Arpas) svolge i monitoraggi ambientali ogni anno ma non pubblicava sul proprio sito i report sul Sulcis dal 2014.

 Oggi, in seguito a una richiesta di accesso civico ai dati di Slow News ad Arpas, possiamo raccontare i numeri di un disastro ambientale che persiste. Per porvi rimedio, il Just Transition Fund (Jtf) ha stanziato 80 milioni di euro per le bonifiche nel Sulcis – Iglesiente, ma i risultati dei bandi per assegnare questi fondi non sono ancora stati pubblicati e a Portoscuso c’è pessimismo sul fatto che il territorio possa finalmente ricevere dei soldi per risolvere questa crisi.

I dati dieci anni dopo: ancora contaminazioni, ancora morti

In queste mappe e grafici, ogni cerchio è un punto di prelievo di falde o suoli dove, tra 2020 e 2022 (a seconda dell’ultimo monitoraggio disponibile per il punto), è stato registrato un eccesso di un determinato contaminante. Gli eccessi sono descritti da un indice di superamento (i.s.) calcolato da Slow News come il rapporto tra la concentrazione del contaminante nel punto e la concentrazione massima legale per quel contaminante. In breve, l’indice di superamento rivela quante volte la quantità di una sostanza supera la soglia di legge in un dato punto. 

Le contaminazioni delle falde del distretto industriale di Portovesme, nel comune di Portoscuso, sono spaventose: l’eccesso più alto registrato è il cadmio sotto l’ex Alcoa (i.s. 24mila), che ha anche il record di manganese (i.s. 1.820). Il cadmio abbonda pure sotto la Portovesme srl (i.s. 1.158), dove si registra il picco di mercurio, oltre 1.700 volte la soglia legale. Le acque dell’Enel sono ricche di alluminio (i.s. sopra 16mila), mentre l’Eurallumina ha contaminazioni più “contenute” degli altri impianti, ma primeggia per concentrazione di arsenico, con oltre 1.100 μg/l, il limite è 10μg/l. Presenti anche eccessi per ammonio, antimonio, berillio, boro, cobalto, cromo, fluoruri, piombo, selenio, solfati e tallio.

La contaminazione non si limita alle falde industriali, che sono isolate solo parzialmente dal resto delle falde e dal mare. I metalli pesanti viaggiano nelle acque sotterranee, mentre sopra il terreno il trasporto aereo li sparge a chilometri di distanza. Eccessi di cadmio, per esempio, si trovano nei suoli dei comuni confinanti con Portoscuso: Carbonia, Gonnesa e San Giovanni Suergiu. Avvicinandosi verso il polo industriale, le contaminazioni del suolo si fanno più intense: cadmio, piombo e zinco registrano picchi nei punti P2 Genneruxi e P13 Case Figus, entrambi esposti alle ricadute della zona industriale con i venti da Nord Ovest, e nel punto P03 Palazzo Gardenia, esposto alle ricadute dei venti da Sud Est.

Nemmeno le falde esterne alle industrie sono salve: eccessi di mercurio si trovano nel punto 14PT003 (i.s. 3,5), tra Eurallumina e Alcoa, ma anche a Paringianu, la frazione più a Sud di Portoscuso, dove abbondano fluoruri e manganese.

Dopo 10 anni di mancata trasparenza, il 27 giugno 2024, a poche ore dalla pubblicazione di questo articolo e dopo essere stata contattata da Slow News per un commento finale, Arpas ha aggiornato il proprio sito con i report mancanti (assenti fino a poco prima, come mostra questo screenshot del 24 giugno), in cui c’è la maggior parte dei dati qui presentati.

In un’email a Slow News, Arpas ha ammesso che «il Dipartimento del Sulcis ha attraversato numerose variazioni organizzative nel corso degli anni e questo potrebbe aver contribuito a una certa discontinuità nella gestione delle richieste di pubblicazione nel sito istituzionale, nonostante la redazione dei rapporti e il loro invio alla Regione e agli altri Enti territoriali sia avvenuto regolarmente». Con la cittadinanza però, per anni non è stato condiviso nulla.

 «Questi dati sono un segnale che dimostra che non è stato fatto niente per evitare che la gente, gli alimenti e le acque vengano a contatto con questi contaminanti» commenta Angelo Cremone dell’associazione Sardegna Pulita. Gli ordini di grandezza delle contaminazioni sono infatti in linea con quelli di 10 anni fa. «La differenza sono i morti che ogni settimana vediamo a Portoscuso per malattie tumorali» continua.

 L’eccesso di mortalità nel Sulcis, in particolare per malattie respiratorie, è stato più volte documentato dall’Istituto superiore di sanità (Iss) e dall’ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente). Ma non c’è ad oggi uno studio epidemiologico sulla popolazione per capire quante persone abbiano metalli pesanti nel proprio organismo. Un fatto pressoché certo per i cittadini che ancora mangiano i prodotti della terra di Portoscuso: stando al sindaco, l’ordinanza comunale del 2014 che, a causa dell’inquinamento, vietava la vendita di prodotti ortofrutticoli coltivati nel Comune è stata revocata dopo un nuovo controllo dell’ASL. Ci sono però diversi dubbi in merito, a partire dal fatto che il documento di revoca non è pubblico. Secondo Sardegna Pulita, molti cittadini coltivano ancora, convinti – a torto – che l’ordinanza non sia più valida, mentre il sindaco sostiene che le terre coltivate a Portoscuso siano ormai pochi vigneti lontano dall’area industriale.

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Fonte: Slow News

Autore: Matteo Scannavini

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Articolo tratto interamente da Slow News


2 commenti:

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