venerdì 21 gennaio 2022

Liberalizzazione dei brevetti: produzione pubblica per i vaccini



Articolo da Effimera

Nel dibattito in corso sulla liberalizzazione dei brevetti risulta interessante la tesi di Massimo Florio (1): la invenzione e produzione di vaccini andrebbe affidata a infrastrutture pubbliche di ricerca internazionali sul modello dell’ESA (Agenzia spaziale europea) e del CERN (Conseil européen pour la recherche nucléaire).

Il modello in auge invece è il seguente: la ricerca scientifica viene fatta con denaro e mezzi pubblici, nelle università e nei centri di ricerca, che pubblicano le scoperte e metodologie scientifiche senza lucro alcuno, mentre le grandi imprese private, come le case farmaceutiche, intervengono nell'”ultimo miglio” del processo di ricerca e sviluppo, utilizzando il frutto del lavoro dei ricercatori pagati col denaro pubblico, per fare brevetti privati.

A dimostrazione di quanto sia possibile una produzione pubblica di vaccini, c’è anche l’esempio cubano (2): già tre vaccini sono in produzione ed uso, con risultati migliori di qualsiasi paese nel mondo, e costi molto minori di ogni altro vaccino brevettato; nonostante il pluridecennale embargo degli USA sul commercio con qualsiasi impresa cubana e la scarsa disponibilità finanziaria del governo cubano.

È di dicembre la notizia che è già in produzione in India, da parte dell’impresa indiana Biological E, il vaccino Corbevax (3), progettato da un ente pubblico, il Children’s Hospital del Texas, senza brevetto. Il costo è di 2,5 dollari a dose, un decimo dei vaccini brevettati da multinazionali private.

Il vaccino del Texas Children’s Hospital è stato sviluppato con 7 milioni di dollari provenienti principalmente da investitori privati (tra cui il produttore della Vodka Tito). Uno dei progettisti del vaccino insieme a Maria Elena Bottazzi, Peter Hotez, dipendente dell’ospedale pubblico, ha detto: “Se avessimo avuto solo una frazione del finanziamento che ha avuto Moderna, chissà, forse il mondo sarebbe già vaccinato in questo momento. Non avremmo alcuna discussione su Omicron“.

Per avere un’idea delle cifre, “su 210 principi attivi (new molecular entities) approvati da Food and Drug Administration, l’agenzia USA del farmaco, … NIH [l’agenzia governativa di tutela della salute] ha contribuito alla ricerca su ognuno di questi 210 principi attivi mediamente per 840 milioni di dollari (2010-2016)” (Florio M., La privatizzazione della conoscenza, cit. p. 105) (1).

L’agenzia COVAX dell’ONU incaricata della distribuzione dei vaccini nei paesi a basso reddito non si è dimostrata efficace (4); il fallimento di COVAX è dovuto alla sua scelta di operare senza contestare il principio privatistico del profitto posto a base del sistema dei brevetti.

Molti oggi sostengono la richiesta di India e Sudafrica di imporre la licenza obbligatoria sui brevetti dei vaccini Covid, cioè il diritto degli stati poveri di far produrre vaccini senza pagare il prezzo della licenza di brevetto alle multinazionali proprietarie.

L’istituto della sospensione dei diritti di brevetto – licenza obbligatoria – (6) è frutto di un precedente storico (5). In Sudafrica nel 1997 col nuovo presidente Mandela si pose il problema della pandemia di Aids tra la popolazione che causava milioni di morti. E benché già esistessero farmaci antiretrovirali efficaci, questi non erano disponibili per i paesi poveri dell’Africa per i prezzi elevatissimi causati dal costo del brevetto sui farmaci.

Con Mandela il Congresso sudafricano approvò una legge che autorizzava la produzione dei farmaci per l’Aids senza pagare la rendita chiesta dalle multinazionali titolari del brevetto.

Il Wto (Organizzazione mondale del commercio) su denuncia delle multinazionali farmaceutiche ordinò al Sudafrica di cessare la produzione di farmaci anti Aids brevettati.

Nel 2001 a Doha, nella riunione del WTO si discusse della vicenda dei farmaci sudafricani senza brevetto; la pressione e l’indignazione internazionale portarono all’approvazione di una modifica del trattato internazionale TRIPs, articolo 31, che sancisce il principio capitalistico del brevetto. Venne introdotta una clausola di eccezione che vige ancora oggi: in condizioni straordinarie di pandemia che mette a rischio la vita dei propri cittadini, uno Stato può far produrre un farmaco senza pagare quanto chiedono i titolari del brevetto.

In Italia il riconoscimento giuridico dei diritti di brevetto per i prodotti medicinali e farmaceutici è relativamente recente. La legge piemontese e preunitaria (legge 18 marzo 1855 n. 782) disponeva con chiarezza: non possono costituire argomento di privativa i medicamenti di qualunque specie. Per iniziativa di Carlo Farini la disposizione fu estesa al Regno d’Italia con R.D. 30 ottobre 1859 (articolo 6) a firma di Vittorio Emanuele II. Successivamente il divieto fu confermato con l’art. 14 del R.D. 29 giugno 1939 n. 1127, questa volta a firma di Vittorio Emanuele III. Per circa 120 anni, fino al 1978, il principio venne mantenuto, in quanto la privativa in materia sanitaria era considerata un ostacolo allo sviluppo scientifico e tecnologico libero da speculazioni, con effetti deleteri anche sulla ricerca. Ma le principali case farmaceutiche italiane e straniere aprirono il contenzioso, con il patrocinio dei migliori civilisti italiani, e la questione fu rimessa al vaglio della Corte Costituzionale. Con la sentenza n. 20 del 9 marzo 1978 Astra Pharmaceutica, Ciba e altre importanti big pharma la spuntarono; la Consulta, con decisione immediatamente esecutiva e vincolante per l’intero ordinamento nazionale, legittimò lo strumento del brevetto (privativa) in ambito sanitario e farmaceutico, senza limiti, cancellando il divieto senza necessità di intervento parlamentare (6). Ma se ne parlò molto poco: non c’erano pandemie e pochi giorni dopo le prime pagine dei quotidiani erano dedicate al sequestro dell’onorevole Aldo Moro.

Di fronte al fatto che solo l’1% della popolazione dei paesi poveri è vaccinata, nel 2020 India e Sudafrica hanno chiesto di attivare la clausola inserita nell’art. 31 Trips e di poter produrre vaccini a basso costo senza pagare per i brevetti, anche per prevenire la diffusione del virus che causa nuove varianti (8).

L’amministrazione USA con Trump, e l’Unione europea, con anche il vergognoso parere negativo del governo Italiano, hanno rifiutato la richiesta di India e Sudafrica. Oggi il nuovo presidente statunitense Biden dice di sostenere la richiesta di India e Sudafrica, ma il parere dell’U.E. continua a determinare la situazione attuale. La scelta di garantire i profitti da brevetto a scapito di milioni di morti non vaccinati è mostruosa, miope e stupida.

L’India è già in grado di produrre miliardi di vaccini per vaccinare a basso costo tutto il mondo.

Noi speriamo di poter partecipare ad un movimento internazionale che imponga la licenza obbligatoria sui vaccini per il Covid (7); il tempo e la strage crescente prodotta dall’indegno brevetto farmaceutico ci daranno inevitabilmente ragione.

Ma la nostra speranza va oltre. Secondo noi tutti i diritti di brevetto non hanno la giustificazione che viene divulgata storicamente ed ancora oggi, cioè la retribuzione dei contributi al progresso tecnologico; il regime di concorrenza che è presupposto della “nobile gara” tra produttori innovativi è una fola, i brevetti redditizi sono nelle mani di un oligopolio di multinazionali che non si fanno nessuna concorrenza ma programmano solo un trasferimento di ricchezza dalle tasche dei meno abbienti a quelle dei più ricchi. Ciò con la connivenza di governi venduti che finanziano col denaro pubblico la ricerca scientifica, ricerca da cui attingono a piene mani le multinazionali per poi brevettare e guadagnare col frutto del lavoro di altri, i ricercatori delle università e istituzioni pubbliche (1).

La recinzione e l’appropriazione del frutto dell’ingegno umano è garantita solo dalla legge; la legge va cambiata.

I frutti tecnologici dell’ingegno umano sono beni comuni globali come le scoperte scientifiche; pertanto andrebbero gestiti e remunerati da organi pubblici che per legge hanno il precipuo fine della pubblica utilità e non del profitto.

Il caso del brevetto privato sui vaccini Covid, come fu quello sui farmaci retrovirali per l’HIV, è particolarmente significativo ed odioso. Ma vorremmo andare oltre.

Bisogna cogliere questa occasione per porre le condizioni di un cambiamento prima culturale e poi giuridico rispetto al concetto stesso di diritto di brevetto, per arrivare alla sua eliminazione.

I danni prodotti dalla pandemia sono stati moltiplicati dalla gestione capitalistica; la privatizzazione della sanità ha causato migliaia di morti, come ha dimostrato sino dal 2020 il modello lombardo.

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Fonte: Effimera


Autori: Lidia Demontis e Roberto Faure

Licenza: Copyleft 

Articolo tratto interamente da 
Effimera 


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